Visioni

Concentriamo tutte le energie

Alfonso Pascale

Non basta l’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non finisce qui il compito di Draghi. Siamo solo all’inizio. Il Piano Draghi si potrà realizzare e produrrà i suoi effetti se si riformano le regole interne che hanno organizzato il patto sociale che ha collegato (finora) le autorità pubbliche con i cittadini. Senza la riforma delle basi sociali di quel patto (nella pubblica amministrazione, nella giustizia civile, nella tassazione, nella concorrenza, nel mercato del lavoro), gli investimenti resi possibili da Next Generation EU avranno poca o punto efficacia. Ma ci sono anche le regole esterne da riformare: quelle del Patto di stabilità e crescita (PSC), su cui si è basata l’interdipendenza dell’Eurozona pre-pandemia. Come le riforme nazionali debbono aprire il Paese (liberandolo dalle resistenze conservative delle corporazioni), così le riforme europee dovranno aprire l’Eurozona (liberandola dalla chiusura normativa che l’ha imprigionata). Come ci ha spiega Sergio Fabbrini domenica 4 luglio sul Sole 24 Ore, in un’unione monetaria vi sono regole che privilegiano la stabilità ed altre che favoriscono la crescita. Così come vi sono regole che favoriscono la crescita senza sacrificare la democrazia nazionale e altre che generano l’esito opposto.

Per liberare tutti gli Stati membri dalla prigionia di regole che impediscono la crescita oppure la permettono sacrificando la democrazia nazionale, occorre costruire una capacità fiscale e di bilancio (dell’Eurozona), da utilizzare in funzione anticiclica e sulla base di un preciso mandato democratico.Insomma, occorre crescere, se si vuole rendere sostenibile il debito indotto dalla risposta alla pandemia. Per crescere, però, occorre riformare, contemporaneamente, il patto sociale sia tra gli italiani che tra gli europei. Nell’interdipendenza, infatti, non c’è un prima e un dopo.Per questo la mission di Draghi non si può esaurire nell’elaborazione e approvazione del PNRR. Il suo ruolo è indispensabile nel condurre a termine la riforma sia delle regole interne, sia di quelle esterne che rendono possibile la realizzazione del Piano.

Concentriamo tutte le energie su questo e lasciamo perdere ogni vagheggiamento sul dopo Draghi. Pensiamo agli italiani e al loro futuro e non alle “botteghe”, alle “ditte”, alle varie e tante corporazioni di cui dovremmo quanto prima liberarci.

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