Visioni

Dove sta andando questo nostro mondo

Sante Ambrosi

Come tutti anch’io ascolto con tristezza le notizie che vengono da quella martoriata regione della Ucraina e soprattutto quelle immagini tremende di morti insensate, per non dire altro.

Di fronte a tanta efferatezza e più ancora di fronte a questo continuo imperversare di guerre che continuano a dominare il nostro mondo, viene spontanea e tremenda la domanda che una donna gridava, dopo aver perso tutti i suoi familiari: come è possibile che accadano queste cose tra noi che siamo fratelli.

Fratelli certamente non siamo, ma ci chiediamo se potremmo costruire un mondo che riconosca almeno alcuni diritti essenziali di convivenza.

Le notizie che ci giungono e soprattutto i vari commenti , tutto porta alla convinzione che siamo entrati in una fase ancora più cupa di quella che abbiamo alle nostre spalle, per cui diventa impossibile trovare qualche spiraglio di speranza per il nostro futuro.

In tale contesto di problemi sono stato spinto a ripercorrere la vita e il pensiero di Teilhard de Chardin, un famoso gesuita, ma soprattutto un grande paleontologo e geologo che partecipò a imprese memorabili di scoperte scientifiche, come alla scoperta dell’Uomo di Pechino mentre egli stesso si trovava lì per le sue ricerche scientifiche.

Pierre Teilhard de Chardin nacque in Francia nel 1881, entrato nella congregazione dei Gesuiti, continuò gli studi di carattere scientifico e sull’origine dell’uomo attraverso ricerche che lo portarono in diverse parti del mondo, soprattutto nell’Oriente asiatico.

Durante la lunga permanenza nel continente asiatico, approfondita la mistica indiana, cinese, giapponese, avviò la riflessione sui rapporti tra l’Uno e il Molteplice e scrisse, nel 1932, il saggio Route de l’Ouest. Vers une mystique nouvelle e nel 1947, appena ritornato definitivamente in Europa, L’apport spirituel de l’Extreme-Orient. Quelques réflexions personneles e tante opere di fondamentale importanza, ma che trovarono fortissime resistenze soprattutto nell’ambiente ecclesiale, che lo obbligarono nel suo ultimo periodo di vita ad un totale silenzio.

Dalle sue ricerche scientifiche e dalla sua teologia ripensata ricavò un pensiero originale che possiamo banalmente riassumere con questo concetto: tutto è in divenire, Dio stesso diviene non dal di fuori ma da dentro la realtà e del mondo e della stessa Materia.

Nonostante le contraddizioni della storia, che Teilhard non negava e nonostante le crisi continue della storia che molto spesso si presentano come dei crudeli e insopportabili mattatoi (così spesso ripeteva parafrasando una famosa espressione del filosofo Hegel), egli credeva, e lo scrisse nelle sue grandi opere, come nel Fenomeno Umano, che, nonostante tutto, l’umanità è in cammino verso il Punto Omega, “Il Cristo Cosmico, dove e quando tutte le nostre contraddizioni troveranno la piena e perfetta riconciliazione”.

Per cogliere in sintesi la sua visione propongo il suo famoso Inno alla Materia, un inno che ha sempre conservato anche quando si vide completamente abbandonato, spegnendosi nella più totale solitudine nel convento di New York il giorno di Pasqua del 1955.

Lo ripropongo alla nostra meditazione per guardare al nostro futuro con la stessa sua speranza.

Inno alla materia

Benedetta, sii tu, pericolosa materia, mare violento, passione indomabile, tu che divori se non ti incateniamo.

Benedetta sii, potente Materia. Evoluzione irresistibile, Realtà sempre nascente, tu che spezzando a ogni istante i nostri schemi, ci costringi a inseguire ancora e sempre la Verità.

Benedetta sii tu, universale Materia. Durata senza fine, Essenza senza sponde, – Triplice abisso delle stelle, degli uomini delle generazioni, tu che, eccedendo e dissolvendo le nostre misure, ci riveli le dimensioni di Dio.

Ti saluto, inesauribile capacità di essere e di trasformazione ove germina e cresce la Sostanza eletta.

Ti saluto, universale potenza di ravvicinamento e di unione che collega la moltitudine delle monadi e in cui le monadi convergono tutte lungo il cammino dello Spirito.

Ti saluto, sorgente armoniosa delle anime, limpido cristallo dal quale è tratta la nuova Gerusalemme.

Ti saluto, Ambiente divino, gravido di potenza Creatrice, Oceano agitato dallo Spirito, Argilla plasmata e animata dal Verbo incarnato.

Ti benedico, Materia, e saluto non già quale ti descrivono i pontefici della scienza e i predicatori della virtù, ridotta e sfigurata- groviglio, dicono, di forze brutali e di bassi appetiti, ma quale oggi tu mi appari nella tua totalità e della tua verità.

Portami su o Materia, portami dove sarà finalmente possibile abbracciare castamente l’Universo.

Pierre Teilhard de Chardin

(Pierre Teilhard de Chardin, Inno alla materia, il Saggiatore; Milano, 1972; pp. 69-71)

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