Visioni

Eataly è davvero il nuovo?

Silvia Ruggieri

Mi è capitato di leggere sul “Corriere della Sera” della scorsa settimana, della protesta di alcuni dipendenti di Eataly di Firenze e dell’incontro/confronto di costoro con l’Ad Francesco Farinetti, figlio di Oscar Farinetti.

Mi ha particolarmente colpito quanto scritto dal giornalista del “Corriere”, e che, a scanso di equivoci, trascrivo testualmente: ” per gli ex dipendenti, il problema non è tanto quel mezzo litro di acqua al massimo che viene concesso durante il turno (la quantità limite riguarda l’acqua in bottiglia, non quella dal rubinetto)… “. E ancora: “la richiesta, poi ottenuta, di anticipare dal sabato al mercoledì la calendarizzazione dei turni per la settimana successiva, in modo da poter organizzare un minimo la vita con le nostre famiglie.”

Leggendo, sono andata con la mente un po’ indietro nel tempo. Agli anni ’80, all’inizio del mio lavoro in una banca, in centro a Milano. Come dipendenti avevamo a disposizione, gratuitamente, bottigliette d’acqua in abbondanza, caffè, the, orzo, limoni, zucchero, frigo e forno a microonde, ma anche tutto ciò che potesse servire a fare uno stacco dal lavoro, quando se ne aveva la necessità. Il tutto, in una bella sala con tavolinetti e sedie molto comode.

Per il direttore del personale, la maggior ricchezza dell’azienda era il personale contento, soddisfatto e preparato. Proprio per questo investivano molto in tal senso. Parlo degli anni ‘80.

Riguardo alla turnazione, anche la più piccola e povera azienda metalmeccanica ha sempre organizzato i turni con regolarità e anticipo, con i propri operai, proprio per il rispetto dovuto a gente che presta la propria opera ma che ha anche diritto ad avere una vita familiare.

Siamo, adesso, nel 2014; e, il nuovo, è Eataly. Eataly di Oscar Farinetti.

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