Visioni

Fuga o responsabilità. La scelta

Alfonso Pascale

L’Ue si trova dinanzi alla scelta tra fuga o responsabilità.

L’Ue e i singoli stati membri hanno smesso da tempo di pensare con serietà e rigore scientifico alla sicurezza alimentare.

Sul piano istituzionale ci sono state modifiche significative che non vanno sottaciute. La strategia unionale “Green Deal”, che riguarda tutti gli aspetti della transizione verde, coinvolge l’agricoltura mediante prevalentemente la strategia “From farm to fork”. Ma la responsabilità primaria di questa strategia è attribuita alla Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare. Nella fitta agenda della strategia F2F, al Commissario all’agricoltura, in una posizione subordinata, è attribuita la responsabilità primaria delle nove Azioni più strettamente settoriali (tra le ventisette in complesso).

Queste incongruenze, se non governate attentamente, possono creare seri rischi per l’Unione. Almeno quattro studi scientifici sulla strategia agroalimentare europea adottata per il 2030 prevedono, infatti, drastici cali della produzione agricola. Una prospettiva davvero paradossale e disarmante dinanzi al dramma della crisi che stiamo vivendo.

L’attuazione del “Green Deal”, pertanto, se non adeguatamente supportata dalla ricerca e dalla applicazione dei suoi risultati, potrebbe portare ad un aumento delle importazioni dal resto del mondo per effetto del contenimento dell’offerta interna all’Unione conseguente alle restrizioni agro-ambientali (e agli effetti connessi: aumento dei costi, calo delle rese e diminuzione dei redditi).

L’Ue e i suoi stati membri potranno dotarsi di una seria politica di sicurezza alimentare se coinvolgeranno seriamente la comunità scientifica nella elaborazione delle azioni e nella loro attuazione e se apriranno finalmente le porte all’applicazione in agricoltura di tutte le tecnologie disponibili, comprese le biotecnologie.

La sicurezza alimentare europea non può fare a meno dell’intensificazione sostenibile che il sistema dei saperi oggi consente.

In un mondo che deve affrontare il dramma della fame e della denutrizione, non si possono spingere le popolazioni più povere ad ulteriori disboscamenti delle foreste equatoriali e tropicali per mettere a coltura nuovi terreni.

L’Ue, prima potenza agricola , deve riposizionarsi nello scacchiere mondiale del cibo sia con la produzione, sia con il patrimonio di conoscenza scientifica e tecnologica.

Ripensare la propria collocazione significa per l’Unione dotarsi di politiche e strumenti efficaci per svolgere responsabilmente il proprio ruolo e non sfuggire alla realtà fatta di un mondo drammaticamente in preda all’insicurezza alimentare. “L’Ue deve scegliere tra fuga o responsabilità”, come titola efficacemente un recente studio di Emmanuelle Ducros la Fondazione Robert Schuman, centro di ricerche e studi sull’Europa.

Ma mentre l’Ue implementa strategie di decrescita produttiva, è esplosa davanti al mondo l’aumento della forza dei cereali russi, che noi europei non sapevamo – o non volevamo – vedere.

Il grano – almeno la sua disponibilità a prezzi accessibili – è uno strumento di stabilità politica e sociale in molti paesi. Il grano russo occupa ora nel commercio mondiale più spazio del grano americano, la cui quota continua a diminuire (14%).

Negli scambi agricoli i vuoti si riempiono immediatamente. Se l’Ue rinuncia al suo ruolo nel bacino del Mediterraneo, vedrà la Russia prendere il suo posto. E sarà Putin a controllare i flussi migratori perché avrà lo strumento per farlo.

Il grano, poi, è uno strumento di alleanze. La Russia sta stringendo accordi con la Cina dopo averne firmato uno sul grano con la Turchia. E così potrà aprirsi un varco, attraverso lo stretto del Bosforo, per spedire le sue navi in qualsiasi parte del mondo.

Infine, il cibo è diplomazia, diplomazia di pace o di guerra, a seconda che sia condiviso, scambiato o trattenuto. Attingendo ad una sapienza politica che gli derivava dall’aver fatto la guerra partigiana, Sandro Pertini coniò il motto: “Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”. Un motto che serve a ricordarci che le armi potranno tacere se si permette all’agricoltura e al cibo di continuare a svolgere il ruolo fondamentale di dialogo, pacificazione e solidarietà tra i popoli.

L’Ue agricola, prima ancora di una potenza produttiva, è una potenza di valori propri dell’agricoltura e deve avere l’ambizione di proiettare valori e interessi, regole e diritti per contribuire a costruire un mondo di pace.

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia