Riflessioni amarcord. Dodici anni fa furono trasmessi in tv i controversi spot di Tavernello. Che nostalgia per gli insulti ricevuti.
Lo spot-dibattito ideato dalla Armando Testa fece scandalo. Lo Iap, l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, lo sottopose a giudizio poiché, pur essendo un estratto di dibattito spontaneo fra persone che non si conoscevano, poteva essere confuso con i dibattiti televisivi, ritenuti veri, ma che come ben sappiamo (per avervi partecipato), sono orchestrati a priori dai conduttori. Comprese le “dirette” che il più delle volte tali non sono.
La cosa fece scandalo e… molta audience. Io dovetti spiegare ad alcuni studenti che un “esperto di marketing” (quale non mi ritengo) dovrebbe comunque essere come un avvocato e occuparsi professionalmente di ogni caso e che il marketing di Tavernello ha la stessa dignità professionale di quello di Armani e di Gucci.
Scandalo a parte, Tavernello ha venduto da allora qualcosa in più di un 1 miliardo e 500 milioni di confezioni in Italia e all’estero.
Caviro ha dato lavoro a migliaia di persone della filiera cooperativa vitivinicola, che conferisce le uve per la trasformazione. Ha aggiunto al proprio portfolio diverse etichette di buona e anche ottima qualità, per chi pretende di più.
Gli Italiani girano il bicchiere quando sono in compagnia, ma continuano a comprare vino sotto i 3 euro… e non sono diventati più scemi di allora (… o forse sì, ma per altri motivi). Anche perché, sulla base delle ricerche di mercato serie, facendo la media dei polli, una famiglia italiana consuma 14 confezioni all’anno, che, assumendo due fruitori per famiglia, fa 2 cl al giorno, ovvero, 22 decimillesimi di alcool al giorno.
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