Visioni

Il demone delle nostre libertà

Sante Ambrosi

Quante discussioni in questi ultimi tempi sulla libertà per difenderla in tutti i modi dagli attacchi di chi vorrebbe imporre dei limiti o delle regole.

Difendere la libertà come se fosse un valore assoluto e sganciato da ogni possibile limite di qualsiasi genere.

In questi difensori si vuole una libertà sganciata da ogni qualsivoglia imposizione.

La domanda che mi corre spontanea nella mia mente è semplice e chiara: esiste e può esistere una tale libertà?

Inoltre c’è mai stata in qualche momento della storia dell’umanità una concretizzazione di questo tipo di libertà, come se fosse un bene isolabile da tutto il resto della vita e del mondo?

Il problema si complica perché queste difese sulla libertà si coniugano velocemente con tanti altri aspetti della vita che investono la società di oggi, ma anche quella del futuro, e dell’uomo in generale. Intendo riferirmi a tante discussioni anche sulle libertà che vogliamo riconoscere quando ci toccano tanti temi e problemi della vita di ciascuno di noi.

Oggi in modo particolare non si vuole sentire che il discorso etico debba riguardare anche i comportamenti individuali, quelli che devono toccare ed orientare tutta la vita di ogni essere umano.

Devo anche ammettere che su questi temi è molto difficile contrastare tale modo di pensare, senza essere tacciato di perbenismo e di moralismo ormai caduto in prescrizione da tempo.

Nonostante questa concreta difficoltà e cercando di evitare ogni forma di moralismo superficiale, sento che ci possa venire in aiuto l’antica etica fondata su alcuni principi irrinunciabili, già precisati dalla vecchia cultura dei Greci dalla quale anche noi siamo venuti e siamo.

Di fronte a tanta confusione che anch’io ho spesso sperimentato di fronte a discussioni fondate su frasi fatte e senza costrutto logico e meno ancora senza una terminologia appropriata, mi sono rfugiato a quei pochi principi de Socrate attraverso Platone ha consegnato a tutto il monddo.

A questi sono tornato anche perché sono stati ribaditi molto chiaramente da un personaggio che certamente non possiamo definire un filosofo dominato da una facile moralismo, intendo dire: Friedrich Nietzsche.

Penso che tali principi che ha richiamato nella sua – ma non solo – La Nascita della tragedia.

Ma al di là di tante considerazioni che si potrebbero fare anche sugli aspetti tragici che possiamo correre ogni volta, dimentichiamo certi principi che vale la pena credere siano ancora validi, mi preme sottolineare un principio fondante tutto il pensiero della filosofia greca, ma non solo.

Mi riferisco al principio tanto importante di Socrate più volte richiamato da Platone. Si tratta del demone che deve essere sempre presente ogni volta ci mettiamo aa cercare la verità in tutte le sue forme.

Come ha ben spiegato Platone il demone di Socrate non va pensato come se fosse una forza maligna o diabolica che si insinua nel nostro pensiero per piegarlo verso derive altre rispetto la vita dell’uomo. Si tratta invece di una facoltà di cui è composta l’anima diogni uomo, una facoltà che ha la sua origine nel dio, come spiega molto bene lo stesso Platone in questa brano dal Timeo:

“E conviene pensare cosí della gentilissima specie di anima che è dentro noi, che Iddio l’ha data a ciascuno di noi come demone; e diciamo ch’ella abita in su la sommità del corpo, e leva noi da terra per la parentela ch’ella ha con il cielo: imperocché non siamo noi piante terrene, ma sí celesti; e ciò noi diciamo molto dirittamente. E per fermo là sospese Iddio il nostro capo o radice, e dirizzò tutto il corpo, di dove trasse l’anima suo principio.”(Timeo XLIII)

Partendo da questo principio e tenedo fermo come un orientamento ancora pienamente valido, possiamo trarre queste due conclusioni sui temi che abbiamo posto e che noi vogliamo in modo del tutto sintetico formulare.

  1. Non possiamo dire che l’uomo sia sempre e assolutamente libero. Ogni uomo è legato alla sua natura che significa tante cose e che inizia da prima della nascita di ciascuno di noi. Freud, ma in modo speciale Jung parlano di un sotterraneo che è prima delle nostre nascite e che agisce e influenza nelle nostre scelte ed orientamenti. S tratta di cogliere e valorizzare attraverso un lavoro che non può essere fatto solo di affermazioni egoistiche.
  2. Ogni essere umano è caratterizzato da quella componente che Aristotele definirà come la socialità. L’uomo è in primo luogo un essere sociale. Non si deve pensare ad una libertà isolata dal suo essere sociale.

Se l’uomo si caratterizza come essere sociale significa che ogni sua azione deve avere un valore cosmico che coinvolga non solo la sua singola esistenza , ma abbracci il mondo intero e lo stesso cosmo. Non ci può essere una morale disgiunta dal tutto.

  1. Anche l’eros deve essere guidato dal suo demone.

Nietzsche nella sua opera che abbiamo ricordato, la Nascita della tragedia, ha detto chiaramente che nella cultura classica greca anche i sentimenti e l’eros dovevano essere guidati dalla ragione rappresentata e interpretata da Apollo . Tutto ciò che è sentimento fa parte della natura umana, ma strappato dal principio apollineo, che rappresenta la grazia e la ragione, si precipita verso il baratro della tragedia umana. Così Nietzsche nella “ Nascita della tragedia”, che forse vale la pena di non dimenticare.

E’ un principio ripreso anche dal grande scrittore Thomas Mann nella l sua opera più famosa” Il “Doctor Faustus”, dove il personaggio principe, il grande musico Leverkuhn inizia la distruzione della sua personalità dalla dissoluzione dei due vecchi poli della cultura greca.

E’ un fatto insegnatomi dall’amicizia molto attenta e osservatrice che la più superba spiritualità si contrappone nel modo più immediato all’animalità, al puro istinto, ed è in sua balia nel modo più vile; e questa è la ragione di quell ‘ apprensione che persone come me subiscono di fronte a uomini come Adrian- poiché la ragione per cui intravidi nella dannata avventura da lui riferita qualche cosa come un simbolo pauroso”( Doctor Faustus p.169)

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