Quando c’è un incidente d’auto, ciascuno ha le sue ragioni da esprimere. Poi arriva la polizia, fa i rilievi e propone una sua ricostruzione dei fatti. Infine la vicenda si può concludere con un giudizio terzo finale, giusto o ingiusto che sia.
Il mestiere di giornalista è, in primo luogo, un dare conto allo stesso livello di tutte le ragioni che stanno in campo. Un principio che chi fa cronaca conosce bene, ma che è venuto meno negli ultimi tempi per la personalizzazione dello scontro politico e la necessità di spettacolarizzare, non solo raccontare, la notizia.
Le distorsioni sono evidenti a tutti, l’ultima riguarda la mozzarella di bufala. Intervistando il responsabile dell’Istituto Zooprofilattico di Portici Antonio Limone, ho appreso da lui che il collega di “Servizio Pubblico” gli aveva portato dei campioni da lui raccolti per farli analizzare. Ma il risultato – ché cioé si trattava di mozzarelle che rientravano nei parametri previsti dalle leggi – non sono stati trasmessi. Il motivo? Forse perché rompevano una trama narrativa che metteva, nello stesso piano, abusivismo edilizio a Paestum, fragole nella Terra dei Fuochi, inchieste di camorra e consorzio.
Le persone perbene che sanno di operare bene cadono nella trappola e cercano di argomentare. Ma non ci riescono per due motivi: il primo, è che comunicare è un mestiere a parte; il secondo, è che se quello che dicono non va bene vengono tagliati come è successo al reportage sulla pizza margherita.
Le tecniche sono sempre le stesse: musiche tensive, frullato misto di cose che non vanno, interviste a persone che non sono abituate a stare davanti ad una telecamera e che non vengono messe a proprio agio.
C’è poi l’astuzia di sputtanare sempre i piccoli artigiani, quelli che non hanno studi legali per difendersi, sicché abbiamo il paradosso che questo tipo di giornalista è forte con i deboli, debole con i forti e le multinazionali dell’alimentare vivono sonni tranquilli nonostante, come sappiamo bene tutti, all’origine dei nostri guai c’è proprio la totale mercificazione del processo di produzione del cibo.
Il reportage sulla mozzarella fu persino esibito come prova dall’Accusa in un appello in un processo dal quale sono usciti tutti con una richiesta di archiviazione fatta dalla stessa Procura.
In questo nuovo Medioevo dove chi approfondisce le cose è un noioso, cosa producono queste inchieste: solo alti indici di ascolto ed è per questo che si fanno.
Come difendersi? Credo che l’unico modo sia quello suggerito dal presidente del Franciacorta Maurizio Zanella in una intervista che mi ha rilasciato sul quotidiano Il Mattino: standone alla larga.
Del resto, per tornare alle auto, se si avvicina un rapinatore mentre siete fermi, cosa fate? Abbassate il finestrino o pigiate l’acceleratore?
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