Quando, il 23 aprile 1955, parla agli operai di Pozzuoli in occasione dell’apertura di una nuova fabbrica, Adriano Olivetti si chiede: “Può l’industria avere dei fini? Vanno essi ricercati soltanto nell’entità dei profitti o non vi è nella vita della fabbrica anche un ideale, un destino, una vocazione?”.
Per l’imprenditore di Ivrea la risposta a questa domanda era scontata e su tale consapevolezza fondò il Movimento di Comunità che venne combattuto aspramente dal mondo politico e imprenditoriale dell’epoca. Ma la coscienza che in un’impresa debba esserci un ideale, una missione, una vocazione si è andata estendendo. E in Confindustria il rapporto tra etica e impresa è oggi finalmente materia di riflessione e di iniziativa concreta, come dimostra l’udienza in Vaticano del 27 febbraio scorso.
Si apre la prospettiva di un allargamento della multi-idealità dell’impresa? Vedremo. Il tema è posto da tempo.
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