Visioni

Impreparati

Maria Carla Squeo

Proprio così: siamo impreparati. Come pure incapaci di affrontare in maniera risolutiva i problemi che affliggono ormai da molti anni l’Europa, per via dei tanti sbarchi di clandestini cui seguono purtroppo eccidi di innocenti che fanno urlare rabbia, impotenza e sconcerto.

Non c’è da restare soddisfatti dell’Unione europea, così come si presenta dinanzi a questioni tanto delicate quanto estreme. Si sta assistendo, purtroppo, a una realtà in progressiva disgregazione, non più all’altezza di una storia illustre quanto complessa. Eppure, di fronte a scene degradanti, si rende sempre più necessaria una svolta. Non c’è altra soluzione, anche perché non si può continuare in questo inarrestabile arretramento. E’ una discesa senza sosta verso l’imbarbarimento.

L’incapacità di agire in modo efficace e unitario ci fa comprendere quanto sia lontana l’idea di una Europa unita intorno ai valori tanto celebrati della tolleranza e della fraternità. Si sta tradendo di fatto la nostra identità costruita dopo tanti travagli e tribolazioni, dimenticando ciò che siamo stati.

Il fallimento dell’Europa deve farci riflettere, anche perché non è soltanto intorno all’economia che si edifica un popolo. Abbiamo perso il senso profondo della nostra identità e forse non siamo ancora popolo se non siamo capaci di gestire un’emergenza che chiede pietà, rispetto, e anche amore. Senza questi valori fondanti, che sono fatti di condivisione e apertura verso gli altri, possiamo dichiarare il nostro fallimento, nell’incapacità ad agire che ci porterà a scomparire e ad annullare la nostra storia.

“La più grande infelicità – scriveva molto opportunamente Simone Weil – per noi sarebbe quella di scomparire dopo esserci rivelati incapaci”.

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