Sto conoscendo il mondo dell’olio a piccoli passi. Ogni volta scopro aspetti sempre inediti.
In certi casi resto sorpresa per la grande passione che muove chi ha a che fare con l’olio. In fondo si tratta solo di un grasso alimentare tra i tanti, seppure il più nobile e storicamente il più consolidato nell’immaginario della gente comune.
A osservare i protagonisti da lontano, sembrano tutti profeti di un nuovo Verbo. Di fronte al mio stupore per questo sentimento positivo, resto in altri casi sconcertata per come, nonostante tanta traboccante passione, vi sia un diffuso senso di inadeguatezza, funestato dalle molte scelte contraddittorie e talvolta irrazionali.
Facendo attenzione in tutto questo tempo che mi sto occupando – seppure dal di fuori, da semplice osservatrice – di oli da olive, ho scoperto un comparto pesantemente messo a nudo all’indomani della pesante accusa diffamatoria mossa dal New York Times ai danni del comparto oleario italiano.
Le ingiurie del giornale americano – e permettemi di chiamarle tali – hanno lasciato tutti impreparati, incapaci di reagire. Ogni reazione è stata una reazione di debolezza, quasi di sudditanza verso una pur prestigiosa testata.
Mi chiedo dove sia andata a finire tutta la passione. E’ un po’ come trovarsi di fronte a soggetti inadatti a ricoprire il ruolo di ambasciatori di ciò a cui più di tutto si tiene. Ciò che è emersa, è la separazione tra le varie anime del comparto, ma soprattutto l’inadeguatezza disarmante con cui non si è stati in grado di rispondere con una voce sola. C’è molto da riflettere su questo stato di impreparazione, che, visto dall’esterno, smentisce tutta la passione manifestata verso l’olio in tutti questi anni. Come è possibile che non si sia stati in grado di reagire uniti e compatti?
Ciò che più sorprende e amareggia, è anche l’assenza delle Istituzioni. Sia quelle strettamente governative, sia quelle che ricoprono incarichi delicati, preposti al controllo, quasi non fossero all’altezza del compito. Nessuno che da parte dell’istituzione Paese si sia mosso per protestare, dando l’idea di un’Italia di mascalzoni. Eppure, da quel che si dice in giro, l’Italia vanta un sistema di garanzia e di controlli impeccabile, che altri Paesi nemmeno lontanamente si sognano di avere.
Siamo riusciti nell’intento di farci deridere proprio su un punto di forza del nostro Paese: la capacità di prevenire le frodi e di vigilare prestando la massima attenzione. E’ evidente che dietro questa operazione del New York Times vi sia una (volontaria, involontaria?) complicità da parte di qualche soggetto interno al nostro Paese. Forse non c’è soltanto la passione ad animare gli animi. C’è anche un po’ di calcolo.
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