Visioni

Là dove scuola e società hanno fallito

Maria Carla Squeo

In questi tempi di emergenza Covid i problemi sono di tutt’altro genere, e tuttavia ciò non ci esime dal mettere in campo riflessioni che sono altrettanto urgenti e di primaria importanza.

Avete mai fatto caso che in questo nostro Paese mancano lavoratori che si occupino di mestieri segnatamente manuali e che richiedono sin dall’età della preadolescenza l’acquisizione di conoscenze pratiche?

Un tempo esistevano scuole professionali di avviamento, che aiutavano parte della popolazione a svolgere lavori utili, ora un simile obiettivo è la società stessa a rifiutarlo, se non addirittura a denigrarlo, e così non sono disponibili di fatto tutti quei lavoratori che la stessa società chiede ma non ha.

Provate a cercare dei bravi agricoltori che si occupino dei lavori di campagna, o giardinieri preparati, o artigiani, o operai: quelli, insomma, che si dicono “antichi mestieri”, persone capaci di operare con le mani e non solo restando inchiodati davanti a un computer.

Il Paese ha necessità non solo di lavoratori in cerca di impieghi socialmente più benvoluti e accettati, ma anche di lavoratori capaci di lavorare proprio come un tempo anche se, questa volta, a differenza del passato, con la sicura tutela dei diritti e con la certezza di un guadagno lecito e anche lauto – visto che certi mestieri, rispetto a un tempo, sono oggi, oltretutto, molto richiesti.

Purtroppo i lavori che richiedono manualità non trovano più persone disposte a impegnarsi. Per un motivo che oggi lascia stupefatti: perché il lavoro considerato (a torto) umile, in realtà implica di dover realmente lavorare, mentre, con ogni probabilità, è ben più comodo pensare a una sinecura che consenta di star bene economicamente con il minimo sforzo o addirittura non facendo nulla.

È forse per questo che si vive oggi aspirando a diventare personaggi famosi, andando ospiti in trasmissioni come “Uomini e donne”, o, in caso di insuccesso, aspirare comunque a un reddito di consolazione, o a qualcosa di simile, anche in ragione del fatto che esiste uno Stato alquanto generoso verso chi non lavora perché non accetta di farlo. Ci si illude che basti solo ricoprire il ruolo di navigator, o qualcosa di simile, per sentirsi pienamente soddisfatti, anche se nel frattempo la società va sprofondando, non avendo più giovani disposti a lavorare – non necessariamente dietro a una scrivania, o in attesa di una gloria effimera – ma farcendo quei mestieri giusti, utili, preziosi, tali da rendere migliore la società in cui si vive.

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