L’Imu sui terreni agricoli di zone svantaggiate. Così facendo si da’ pure un duro colpo al turismo e all’indotto che da ciò ne deriva. Nessuno vorrà più comprare casette e fazzoletti di terra, effettuare restauri e recuperi con il conseguente degrado e impoverimento di tutta una zona.
Tutti sanno che la terra rappresenta in tempi di crisi il rifugio, perché essa è il punto di partenza o di arrivo in periodi di fame e carestie. Ma la storia, maestra di vita, puntualmente viene smentita, da gente ignorante e che non sa vedere al di là del proprio naso o, peggio, vede eccome ma vuole a tutti i costi la nostra rovina e la conseguente “svendita a prezzi da liquidazione” di una nazione intera che, così andando, verrà “ceduta” per quattro soldi a qualche banca o a diversi poteri economici esteri.
Noi italiani, geniali in ogni campo, abbiamo un gravissimo difetto. Se non tocchiamo bene bene il fondo, non ci muoviamo realmente. Convinti di avere sotto controllo tutti i movimenti, stiamo rischiando di perdere tutto. Spero di sbagliarmi. E non si pensi che tra tutta la popolazione si salvi qualcuno. Questa volta siamo tutti coinvolti.
Aggiornamento del 4 dicembre. L’Imu sui terreni agricoli è stata rimandata al prossimo giugno. Pare, e forse per la prima volta, che la nostra classe politica si sia resa conto della gravità del problema e che molti non avrebbero potuto onorare il pagamento, oltre a tutte le altre riflessioni sui danni indiretti che ciò avrebbe causato anche ai non diretti interessati. Spero non si tratti di una vittoria di Pirro e che ciò che è stato respinto dalla porta non entri dalla finestra. L’agricoltura, quella vera, sopravvive a stento. Lasciateci proprio stare, grazie.
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