Visioni

La civiltà e la natura

Sossio Giametta

La civiltà, dice Freud, è la nostra difesa contro la natura. In che senso? Nel senso che la natura è fatta di contrasti elementari, violenti, selvaggi e la civiltà cerca di domarli. Essa cerca, per quanto possibile, di canalizzare le forze elementari, per così dire di antropomorfizzare la natura.

Naturalmente ciò è possibile sempre e solo fino a un certo punto, perché di fondo la natura, con gli esseri che ne fanno parte, rimane indomita. Ciò non toglie che chi vive in un paese civile vede come la vita possa essere governata da regole di coesistenza e svolgersi pacificamente; lo vede quotidianamente e non ha bisogno di dimostrazioni.

Le civiltà, tuttavia, non sono sempre uguali a se stesse. Nascono, si sviluppano e muoiono, come gli esseri umani, perché sono esse stesse organismi, che seguono la loro legge interna. Le circostanze esterne possono condizionare lo svolgimento di questa legge, ma non possono cancellare la legge stessa.

All’inizio, e fino all’epoca del suo massimo sviluppo, ogni civiltà si conquista uno spazio di autonomia, che è uno spazio di libertà e di umanità, rispetto alla natura incoercibile, violenta e irrazionale.

È come una gran macchia d’olio che placa le onde in un tratto di mare. Ma nella fase del suo declino la civiltà perde a poco a poco tale autonomia, finché l’umanità resta schiacciata sulla natura selvaggia, si riduce ad essa senza intercapedini, combacia con essa, ritornando essa stessa allo stato elementare, selvaggio.

Questo testo è stato pubblicato sull’annuario Olio Officina Almanacco 2017, e lo riproponiamo qui, a beneficio dei lettori di Olio Officina Magazine che non abbiano ancora avuto modo di leggerlo

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