Visioni

La differenza

Maria Carla Squeo

In queste ultime settimane c’è stato un gran movimento di manifestazioni fieristiche, e altre ancora ne seguiranno a ruota, in Italia e all’estero. Aprile e maggio sono come sempre mesi intensi, di gran traffico, ed è bene che sia così. Più eventi vi sono, più occasioni si presentano all’appello, e noi ne siamo molto felici, perché è solo così che gira l’economia, a vantaggio di tutti.

Anche noi di Olio Officina non ci siamo certo sottratti a questa volontà, da parte delle aziende, di confrontarsi con il pubblico degli operatori professionali all’interno degli spazi espositivi di una fiera. Abbiamo perciò avuto modo di visitare alcune manifestazioni, tra cui il Wooe (per l’olio) a Madrid, Identità golose a Milano (che, oltre che fiera, è soprattutto un congresso), il Vinitaly, unitamente a Sol Agrifood, a Verona, e il Cibus connect a Parma, in attesa, ora, di Tutto Food a Milano.

Siamo fortemente convinti che la fiera in se stessa, sul piano concettuale, abbia una grande importanza e centralità ancora oggi, e bene hanno fatto coloro che hanno saputo reinventare le manifestazioni fieristiche, adeguandole alla modernità.

Il nostro giudizio è positivo. Proprio per questo visitiamo, quando ci è possibile, ogni genere di manifestazione che meriti attenzione. Non ci incuriosiscono solo le fiere del food, ma anche quelle di altri settori. Avendo sede a Milano, non potevamo di conseguenza disertare il Salone del Mobile, ed è propio a partire da questo format di successo che ci preme evidenziare “la” differenza tra questo salone espositivo e le fiere alimentari. Due stili completamente differenti, due approcci tra loro distanti, con obiettivi anche opposti, se proprio vogliamo essere sinceri. Ed è proprio da qui che vorrei partire per avanzare la mia sana e costruttiva “provocazione”.

La differenza tra il Salone del Mobile e le altre fiere, quelle dedicate al food, è abissale. Non per via delle differenti merci trattate, proposte ed esposte. Non per via della capacità organizzativa di chi propone e gestisce le fiere. E non soltanto per ragioni strettamente legate ai grandi e cospicui investimenti da parte delle aziende dell’arredamento. La differenza è soprattutto nella strategia, nei propositi, nello spirito con cui si affronta la fiera, e non è certo una generica differenza, ma è “la” differenza che diventa davvero sostanziale, tanto da rappresentare un gap da colmare.

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