Qualche tempo fa qui in Italia, ero in compagnia di un amico giapponese in un ristorante.
Ci era stata servita un’insalata e il mio commensale mi aveva chiesto della salsa di soia.
Prontamente ne avevo fatto richiesta al cameriere il quale me ne aveva portata una bottiglia a nome Kikkoman, marca molto diffusa nel nostro Paese.
L’amico giapponese l’aveva osservata, ma non l’aveva usata.
Incuriosito, gli chiesi come mai e lui in confidenza mi riferì – “quella è salsa di soia, ma è commerciale e preferisco non usarla perché mi rovinerebbe l’insalata”.
Ecco a cosa porta la mancanza di cultura di prodotto – pensai – per me una salsa di soia vale l’altra, si tratta sempre di salsa di soia!
La stessa cosa accade per l’olio extra vergine di oliva. I vari soggetti si arrovellano per modificare insistentemente le leggi, per la cui comprensione ci vorrebbe un “azzeccagarbugli”, perdendo di vista il “nocciolo” del problema: la mancanza della diffusione della cultura di prodotto.
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