Negli ultimi vent’anni il mondo dell’olio ha fatto passi da gigante, sia a livello di tecnologie produttive sia di qualità e valorizzazione della tipicità. Ma a un ritmo decisamente più lento di quello registrato nel mondo del vino, forse perché, per mettere in luce l’unicità di determinate produzioni, è stato necessario innanzitutto convincersi e convincere dell’importanza di recuperare le proprie radici, la propria storia, investendo.
La parola-chiave, in effetti, su cui ruota l’evoluzione del comparto, è “investimento”. In senso commerciale, perché la competizione è agguerrita. Oggi ci si confronta a livello locale e mondiale e sviluppare un’ottica di marketing, anche su piccola scala, è imprescindibile per mantenere la redditività. Ma anche culturale, perché non c’è dubbio che puntare sull’identità e divulgare le caratteristiche distintive del prodotto è il primo passo per sensibilizzare e conquistare il consumatore.
Nel tempo, informare, coinvolgere, fare tam tam nel settore – come fa da anni Luigi Caricato, con le sue iniziative – per stimolare aggregazione e acquisire più risonanza a partire dal territorio di origine paga perché la cultura si amplia e l’olio extra vergine di oliva si ritaglia un mercato di maggiore qualità.
Certo, ci vuole tempo e occorrono risorse. Ma anche risorse in termini di apporti di idee. E’ il caso per esempio dei premi che nel mondo del vino vengono assegnati per mettere in giusta luce i meriti di alcuni personaggi trainanti. Nel mondo dell’olio invece manca una simile attenzione, e invece aiuterebbe a stimolare una riflessione più ampia, e a sottolineare il valore storico di questo “oro liquido” che, ormai, grazie all’attività di comunicazione svolta negli ultimi anni, non possiamo più trattare come un semplice “condimento”. Anzi, a giudicare dalle numerose produzioni di qualità, l’olio extra vergine italiano rivela oggi mille volti, a tavola, e in viaggio nelle diverse regioni italiane, tutti da scoprire e da fare scoprire.
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