Visioni

Perché in Italia i bravi vanno osteggiati?

Daniela Marcheschi

Questo Paese è stato abbandonato da una parte delle sue classi dirigenti, che hanno abbandonato la cultura: impoverendo la formazione scolastica, umiliando anche economicamente i docenti dagli asili alle università, trascurando la televisione intesa come servizio pubblico (RAI-RadioTRE e RAI 5 non bastano) e l’infanzia e l’adolescenza se non per esibirla talora in vetrine di dubbio gusto.

All’opposto aumentano la lamentela, lo “spettacolo” dei funerali ecc.: “Abbiamo perso l’ultimo x, l’ultima y”; oppure: “Non c’è più questo, non c’è più quest’altro”… Anche perché non lo si cerca né propone più.

Ipocrisia. Come se un contadino, dopo aver dato il diserbante su un prato piangesse perché non vi cresce più l’erba. Punto dolente, l’università: si propongono modalità concorsuali che escludano dai bandi di una determinata sede i giovani che vi abbiano lavorato anche per pochissimo tempo nell’ultimo quinquennio.

Una legge così punisce chi si è mosso di più fra le università, chi è stato invitato di più, perché il suo lavoro è stato giudicato interessante. Chi ha lavorato di più, semplicemente. Se si vuole “ammazzare” l’alta cultura in questo Paese, ecco la più grande e libera autostrada.

Una proposta simile certifica, se ce ne fosse bisogno, che nell’università italiana MOLTO non va. E bisogna riconoscere che l’ignoranza fa mostra, e sempre di più, anche fra le leve dei docenti universitari: ne abbiamo avuto prova in TV di recente con alcune discutibili “performances” su Dante: si ignorava l’abc (accenti, cesure, enjambements dei versi della Commedia), si lasciava capire di non avere capito cosa intendesse Dante in un passo o nell’altro…

La cultura classica, di cui l’Italia è considerata erede naturale nel mondo, è sempre meno sostenuta, mentre è per il nostro Paese un bene da tutelare, anche per la ricchezza del patrimonio artistico. E la cultura classica e la grande arte, letteratura, musica, scienza, costituiscono l’humus ideale da cui è scaturita l’identità stessa dell’Italia, del Risorgimento e della Resistenza.

L’unico modo per sanare una situazione che ha mortificato l’Italia e mortifica generazioni intere di studiosi giovani e meno giovani, bravi, obbligandoli a un lungo precariato o all’emigrazione, perché i bravi vanno osteggiati (difficilmente si adatteranno al clientelismo) è rivedere radicalmente non solo il piano degli investimenti, ma anche il reclutamento e la carriera dei docenti.

Democraticamente, far fare a tutti coloro che intendono insegnare nella scuola come nelle università, un concorso che ne attesti la formazione di base (una sorta di agrégation alla francese); ristabilire la mobilità fra i vari ordini dell’istruzione richiedendo sul serio un minimo, ma cospicuo numero di pubblicazioni prima di poter fare un qualsiasi concorso per docente a contratto (da pagare meglio), ricercatore, associato ecc.

Dobbiamo rimpiangere il liberale e fascista Giovanni Gentile che, da studioso vero (non dimentico le lacrime versate, ricordandolo, dal filosofo-filologo ebreo tedesco Paul Oskar Kristeller che Gentile aiutò ad emigrare negli USA), aveva pensato proprio così la carriera di funzionari dello Stato come sono, dovrebbero considerarsi ed essere considerati sempre i docenti.

Allora avremo scuole e università migliori con personale più preparato e meno arrogante. Ma si ha purtroppo l’impressione che, come altrove, anche nelle università e nelle scuole proliferi una élite parassitaria che preferisce far lavorare gli altri se non usare il lavoro degli altri….

Una classe intellettuale che non sente il bisogno di riscattare questo Paese dalla volgarità di certa mala politica, anzi, ne ricalca l’esempio. Complici della decadenza italiana. Vogliamo cominciare a tenerne la conta?

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia