Visioni

Una verità scomoda

Sante Ambrosi

Ieri mattina, tornando a casa con il giornale che in questi giorni diventa utile per essere informato decentemente sulla situazione che si è creato con il “Corona Virus”, mi sento chiamare da una signora che conoscevo solo di vista. La signora mi volle fermare per dirmi tutta la sua ansia. Mi dice che viene dal paese che a sua insaputa è diventato tra i più noti del nostro paese. Si tratta, appunto, di Vo’ Euganeo. La signora mi racconta di essere originaria di quel paese, dove vivono ancora tanti suoi parenti.

Dopo il preambolo mi chiede la cosa che più le interessa: secondo lei, come mai questo virus? Da dove viene?

Io, preso immediatamente da domande tanto gravi, tento una risposta fondata sul mio buon senso e senza la pretesa di essere all’altezza di una risposta tanto impegnativa. Così, stretto da precise domande confortate da una stima ripetuta della signora le rispondo più o meno in questi termini: cara signora, io non le posso dire la risposta valida scientificamente, spetta ad altri questo compito. Però mi ricordo due cose che mi sento di riassumerle in questo modo.

La prima mi viene dal famoso romanzo di Manzoni, in modo particolare da I Promessi sposi, là dove racconta l’esplosione della peste e l’immediata psicosi di tutto un popolo e in primis dell’autorità politiche e religiose di trovare l’origine di tale devastante epidemia.

Siccome occorreva trovare il paziente da cui tutto era esploso, si cominciò con la storia degli untori e così si finì con il prendere due poveretti, Piazza e Mora, che furono trovati in chiesa a pregare in assoluto silenzio. Li processarono e furono torturati come Manzoni ricorda. Poi, quando ci si accorse che anche dopo l’arresto dei due con tutto quello che Manzoni ricorda e che non mi sembra opportuno ripetere qui, la peste continuava, e allora il popolo il popolo si convinse che la causa doveva venire da una maledizione di Dio. Allora tutti a chiedere la processione riparatoria. Il cardinale Borromeo non la voleva, ma poi, dietro insistenze delle autorità e di tutto il popolo cedette e fu il grande errore di un uomo saggio come era certamente il cardinale.

Il grande Manzoni insinua una verità scomoda: l’origine della peste nasceva dal di dentro, da tante guerre e da un esercizio della politica del tempo che aveva del tutto abbandonato la cura della vita sociale.

Mia cara signora – ho aggiunto – non voglio e non devo fare una lezione di letteratura. Mi basta dire che forse anche per noi vale la risposta del grande Manzoni: il paziente zero nasce da dentro il nostro modo di vivere.

Io ricordo – le ho detto – che quando ero giovane sentivo sui miei monti, dove sono nato, le allodole cantare nei mesi estivi. Ora non ci sono più. Ma anche qui da noi le rondini sono quasi del tutto scomparse, e non parliamo delle api o di tutti gli insetti che crediamo inutili, e che, invece utili lo sono, come dicono gli esperti.

Possiamo anche concludere dicendo che anche senza le allodole o le rondini noi possiamo sopravvivere, meglio o peggio poco importa, secondo l’opinione vulgata. E se l’inquinamento che ha cominciato a toccare quegli animali più fragili ed esposti che ho ricordato sta inquinando il nostro sistema immunitario (parlo da incompetente!) in modo imprevisto e anomalo produce dei virus strani e nuovi?

La conclusione è semplice ma molto impegnativa: forse è necessario guardare dentro al nostro modo di vivere e non essere coinvolti dalla psicosi della ricerca del paziente zero.

Paolo Giordano ha titolato un suo interessante romanzo così: La solitudine dei numeri primi. È naturalmente una metafora, una bella metafora, sulla quale è ritornato di recente anche a proposito di quanto sta succedendo con il Corona Virus, per ribadire esattamente questo: la solitudine dei numeri primi rappresenta la necessità di andare oltre le nostre curiosità per cogliere l’’origine vera che sta in noi. Un’origine nascosta e che va cercata con cura certosina.

Questo pensiero mi fa ricordare la famosa risposta che Gesù disse al diavolo tentatore: “Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. (Matteo 4,4)

Non si tratta di uno studio letterario della Bibbia, io personalmente non lo escludo, ma di cogliere la parola vera da dentro il nostro modo di vivere e progettare un altro modello di vita. Si tratta, anche qui, della solitudine dei numeri primi.

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