Economia

Andalusia ombelico del mondo

Prima della classe con un record di esportazioni e con primo mercato l’Italia. Sempre nella stessa regione, la realizzazione di un parco di olivi sulla Sierra Sur, in un’area unica che raccoglierà 227 ulivi di diverse specie. Non tutto fila liscio, però: negli Usa Trump ha imposto un secondo dazio del 22% alle importazioni di olive nere, andando a colpire pesantemente i produttori spagnoli

Mariangela Molinari

Andalusia ombelico del mondo

La rassegna stampa di questa settimana comincia dalle pagine di Mercacei, che riporta (QUI) il nuovo record nelle esportazioni di olio di oliva conosciuto dall’Andalusia nel 2017, pari, a valore, a 2.961 milioni di euro: praticamente il doppio rispetto all’export italiano (1.507 milioni di euro). L’ottima performance, che ha significato un incremento del 16,8% rispetto all’anno precedente, superiore di 0,8 punti percentuali al trend della media nazionale (+16%, per 3.931 milioni di euro), ha portato così la comunità autonoma a confermare ancora una volta la propria leadership a livello mondiale nella commercializzazione di olio di oliva.
Secondo i dati forniti da Agencia Andaluza de Promoción Exterior (Extenda), tra le diverse province è Siviglia a mantenersi saldamente in testa alla classifica delle vendite all’estero, coprendo il 47% dell’export e raggiungendo i 1.382 milioni di euro grazie a una crescita del 13,2% rispetto al 2016. La seguono, nell’ordine, Cordova, Malaga e Jaén.
Il primo mercato estero per l’Andalusia continua a essere l’Italia, che ne assorbe un terzo delle vendite (il 34% del totale), per un valore di 1.003 milioni di euro nel 2017. Gli Stati Uniti occupano, invece, il secondo posto, per un valore pari a 392 milioni di euro (+6,7%); troviamo quindi il Portogallo con 329 milioni di euro (+23,8%), la Francia con 244 milioni di euro (+7,9%), la Gran Bretagna (134 milioni di euro e un incremento del 22%), la Cina (115 milioni di euro, +7%) e il Giappone, che con 105 milioni di euro ha fatto segnare addirittura un +24,2%.
Tra i primi venti mercati, sviluppi particolarmente significativi si sono registrati in Canada, dove lo scorso anno le vendite sono addirittura quadruplicate (+300%), in Russia (+33%) e in India, dove un aumento del 28,9% ha portato a totalizzare 28,5 milioni di euro.

Sempre su Mercacei e sempre restando in Andalusia, leggiamo (QUI) che i prossimi 17 e 18 maggio si terrà a Jaén il primo congresso internazionale sulla sicurezza e la salute occupazionale nel settore agricolo e nell’industria alimentare, un appuntamento che si pone come importante momento di confronto e scambio di conoscenze in materia, con l’intento di stimolare uno sviluppo culturale nell’ambito della sicurezza sul lavoro. Sviluppato sotto l’egida di Expoliva, l’iniziativa intende diffondere la conoscenza delle normative e le buone pratiche per la sicurezza, e dar vita a un forum permanente di discussione sulle politiche comunitarie, nazionali e delle varie autonomie, legate a questo tema.

Punta i riflettori sull’Andalusia anche ABC de Sevilla, che aggiorna i lettori (QUI) sulla realizzazione del parco dell’olivo a La Roda de Andalucía sulla Sierra Sur: un’area unica che raccoglierà 227 ulivi di diverse specie, fatti arrivare qui da varie zone dell’Andalusia, della Spagna e da altri Paesi del mondo. La sua apertura, prevista per il prossimo ottobre, farà del piccolo centro un luogo in cui sarà possibile ottenere, a partire da questi ulivi, tutte le 1.200 varietà attualmente esistenti di questo albero millenario.
Nel parco si potranno incontrare e toccare con mano anche specie e cultivar rare e poco note, come quella giunta dalla Palestina, che produce olive di colore bianco, o quella proveniente dalla Giordania, che esibisce, invece, olive rosse; o, ancora, varietà che producono olive che paiono piccole mele in miniatura.
Va detto, comunque, che, nonostante i suoi appena 4.300 abitanti, a La Roda l’attività imprenditoriale attorno all’ulivo è davvero notevole. Basti pensare che qui ha sede AgroSevilla, la prima azienda esportatrice di olive al mondo, produttrice pure di marche private per le principali catene della grande distribuzione e di linee appositamente pensate per i professionisti della ristorazione. Sempre qui, inoltre, è ubicato, con uno stabilimento disposto su 110mila metri quadrati, il Grupo Acesur, che propone sul mercato ben 20 diverse marche di olive confezionate, olio e salse. E, ancora, in questa piccola località ha il proprio quartier generale Atalaya Agroalimentaria, che produce olive disidratate in diversi formati. Proprio nella collaborazione con le aziende produttrici il parco trova un’importante e ulteriore ragion d’essere. Come sottolinea, infatti, il sindaco di La Roda Fidel Romero, questo sarà un luogo in cui si potranno organizzare degustazioni e incontri. Accanto al parco, inoltre, sorgerà un piccolo frantoio, dove i visitatori potranno vedere con i propri occhi come viene prodotto l’olio di La Roda, premiato a livello internazionale. Infine, non mancherà uno spazio adibito ad attività formative legate a questo settore.

Pare proprio che sui giornali dell’ultima settimana l’Andalusia sia stata la prima donna. Anche su Revista Almaceite, infatti, leggiamo (QUI) che l’olio di oliva non solo è il prodotto agroalimentare andaluso (e spagnolo) più esportato, ma anche il vero traino dell’economia locale.
Secondo i dati di Informe Sobre el Sector Agrario di Unicaja, prima banca della regione autonoma, il 40% delle attività del settore agroalimentare andaluso è legato agli oli, in particolare di oliva. Solo nella comunità andalusa, inoltre, le vendite annuali del settore superano i 5.830 milioni di euro, e qui concentrano la propria attività 756 imprese: il 14,7% del totale del Paese, con una crescita del 3,2% nel periodo 2008-2014.

È una notizia meno positiva quella che leggiamo (QUI) sul sito capitalradio.es. Donald Trump ha imposto un secondo dazio del 22% alle importazioni negli Stati Uniti di olive nere, andando così a colpire pesantemente i produttori spagnoli, che oltreoceano potevano vantare una quota di mercato dell’80% e 35 anni di leadership. Gli effetti si sono già fatti sentire. Come, infatti, ha denunciato a Capital Radio Gabriel Redondo, presidente della cooperativa Agrosevilla, a causa degli aumenti di prezzo, anche fino al 40%, di giorno in giorno i produttori spagnoli vedono ridursi la propria clientela americana, in particolare le pizzerie. I possibili scenari prodotti da questa situazione sono drammatici: è messo in pericolo il futuro delle vendite sul mercato americano (che fruttavano in media 2mila milioni di euro), e quello di 300 imprese e 8mila lavoratori, spianando tra l’altro la strada a concorrenti quali Turchia e Marocco.

A tal proposito, però, leggiamo (QUI) su Mercacei che è stato raggiunto un accordo unanime al Senato, per appoggiare il settore e richiedere che venga ritirato il dazio del 21,6% (le percentuali riportate dalle due testate differiscono leggermente) imposto dagli Usa alle importazioni di olive spagnole.

Terminiamo con una notizia che ci porta in Grecia. Da Olive Oil Times, infatti, apprendiamo (QUI) che per la varietà di oliva ‘Elaiolado Makris’, chiamata anche ‘Makri’, coltivata nella parte nordorientale della Grecia, al confine con la Turchia, è stata ufficialmente presentata alla Commissione europea la richiesta di essere inclusa nell’elenco dei prodotti a Denominazione di origine protetta. Ora non resta che attendere il canonico periodo di sei mesi, durante i quali potranno pervenire alla commissione, ed essere quindi esaminate, eventuali obiezioni alla domanda.

La foto di apertura è di Olio Officina

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