Economia

Chi è davvero imprenditore?

Nel linguaggio corrente si usa spesso tale termine per descrivere chiunque abbia avviato o intenda aprire un’impresa. Si è soliti definire tale chi lavori in proprio, chi abbia una partita Iva e svolga lavoro autonomo. Ma basta “mettersi in proprio” per essere imprenditori? No. Aprire un agriturismo o uno studio professionale, un negozio di scarpe o una start up nel settore high tech di per sé non significa essere un imprenditore

Alfonso Pascale

Chi è davvero imprenditore?

Il termine “imprenditore” viene da “entrepreneur”, parola francese apparsa per la prima volta nel 1437 nel “Dictionnaire de la langue française”, dove erano presenti diversi significati. Ma il più diffuso era riferito a “una persona che è attiva e che raggiunge qualche risultato”.

Il verbo “entreprendre” significa “impegnarsi nel fare qualcosa”. Nella Francia del XVII secolo l’”entrepreneur” era visto come qualcuno che assumeva dei rischi . Ma non tutti coloro che correvano dei rischi erano necessariamente considerati imprenditori. Nel corso degli ultimi duecento anni, il termine “imprenditore” è stato associato ad una serie di attività ritenute tipiche. Il nostro ordinamento prevede in molti casi- ad esempio l’agricoltura – la coincidenza della definizione dell’attività con quella della figura imprenditoriale che la svolge.

Ma l’imprenditore è innanzitutto una persona che prende certe decisioni in modo diverso rispetto alla maggior parte delle persone. Molti decidono con il metodo fondato sulla causazione: si prefiggono degli obiettivi e cercano di ottenere il miglior risultato possibile tenuto conto dei mezzi di cui dispongono e del contesto in cui si trovano ad operare. La causazione è il metodo che segue un generale che intende conquistare un certo territorio. L’imprenditore usa ovviamente anche il metodo della causazione nella sua attività. Ma non è quello che prevale. La modalità preponderante dell’agire dell’imprenditore è molto più simile al metodo adottato dall’esploratore che si trovi in un territorio sconosciuto, senza una mappa affidabile: il metodo dell’effettuazione. All’inizio della sua attività, neanche l’obiettivo gli è chiaro. Si tratta di un metodo che prevede una forte dose di creatività. I progetti vengono delineati e rivisti in continuazione. Gli eventi inattesi non sono vissuti come un problema ma come parte essenziale del percorso di costruzione dell’impresa. L’imprenditore sa trasformare l’inatteso in materiale utile per il successo.

L’imprenditore di cui si avverte oggi un’urgente necessità è l’imprenditore innovativo e non l’imprenditore replicante. Per l’imprenditore innovativo il futuro non è la pura continuazione del passato. Egli parte dall’idea che il futuro è il risultato della sua stessa azione. Vuole costruire il futuro, forgiarlo, cambiarlo. È colui che abbandona il sentiero già battuto dagli altri e vuole generare discontinuità. Esplora nuove soluzioni. Rompe lo status quo. Genera disequilibrio. La sua strategia centrale è l’innovazione.

L’imprenditore innovativo è per sua natura un ottimista. Ha un’autostima profonda. È convinto che il mondo possa essere cambiato. È dotato di determinazione, ambizione e spirito d’iniziativa. Ha una passione notevole per la sua attività che lo porta a voler fare continuamente meglio di tutti gli altri.

L’imprenditore innovativo ha sicuramente doni di natura. Ma sa che deve anche imparare un metodo, attraverso lo studio e l’esperienza, e collegarsi per questo coi sistemi della conoscenza.

L’attività dell’imprenditore innovativo è un’attività sociale perché si fonda sulle relazioni. Egli sfata il mito dell’eroe solitario. Sa che deve coinvolgere varie persone, costruire una squadra con diversificate ed elevate competenze, creare una rete di valore che coinvolga fornitori, esperti, clienti, istituzioni, altre imprese, servizi finanziari.

L’imprenditore innovativo cerca continuamente altri imprenditori innovativi per tentare, insieme con istituzioni disponibili e organizzazioni di cittadinanza attiva, di generare nelle comunità-territori “entrepreneurial ecosystem”: luoghi, cioè, dove respirare aria di creatività e competizione cooperativa, favorire cultura imprenditoriale, sviluppare dialogo intergenerazionale strutturato, educare alla valutazione dei risultati, far crescere un’amministrazione pubblica più responsabile e meno opprimente, combattere i germi della corruzione insiti nelle pratiche clientelari e assistenzialistiche.

L’imprenditore innovativo è oggi il soggetto principale su cui puntare per favorire la crescita economica e creare posti di lavoro. Non sostenendolo con sussidi e agevolazioni (che lo travierebbero) ma creando intorno a lui il contesto ideale per espandersi.

l’imprenditore è sempre in partenza. La foto di apertura è di Luigi Caricato

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