Economia

Come può un olio di qualità non avere un giusto prezzo?

Donato Pentassuglia, assessore all’agricoltura pugliese, inquadra la difficile situazione in cui versa il settore oleario: nonostante le importanti proprietà qualitative dell’extra vergine, vi è un grande deficit nella sua tutela e in quella dell’intera filiera. A complicare ulteriormente lo scenario, la costante presenza del batterio Xylella in diverse zone della regione. Per quanto nell’ultimo anno si sia registrato un avanzamento più rallentato, restano fondamentali il monitoraggio continuo e l’osservanza di buone pratiche e attività già seguite dai produttori agricoli

Roberto De Petro

Come può un olio di qualità non avere un giusto prezzo?

L’olivicoltura in Puglia rappresenta il 35% dell’intera olivicoltura italiana e il 25% della superficie agricola regionale. La campagna 2021/2022 ha visto però una minore produzione di olio ma, di contro, una maggiore qualità. Ma la nota dolente è sempre sui prezzi. In realtà, come è andata? Lo chiediamo all’assessore all’agricoltura pugliese Donato Pentassuglia.

“In merito ai prezzi, purtroppo, non è andata bene. Nonostante disponiamo di oli di grande qualità, rimane ancora un deficit nella tutela e valorizzazione delle nostre produzioni. Produrre molto non significa avere un prezzo alto. Ci siamo confrontati con gli addetti ai lavori, e sull’olio va portato a termine un lavoro seguendo l’operazione che è stata fatta per il vino. Serve soffermarsi sugli aspetti legati al marketing, alla tutela, alla valorizzazione e alla individuazione delle norme per le Dop e per le Indicazioni geografiche protette.

E quindi c’è un lavoro da svolgere: in questo momento stiamo agendo sul doppio binario per tutelare le Op salentine dal momento che la produzione attuale non è in linea con quella degli ultimi tre anni, mettendo quindi il comparto di una situazione di mantenimento difficile. E, al tempo stesso, stiamo lavorando per la tutela e valorizzazione delle produzioni dal barese fino al foggiano. Nell’area salentina siamo in attesa dell’approvazione definitiva, che dovrebbe avvenire il 21 del mese prossimo, di una bozza di decreto, che attualmente sta viaggiando tra le Regioni e il Governo, per salvaguardare questa impostazione, perché la parcellizzazione dei terreni, poi, tenga nell’ambito dei consorzi delle reti d’impresa e della cooperazione, la possibilità di far convergere queste imprese a conferire e a tutelare, trovando prezzo nella sua lavorazione”.

Assessore la Xylella avanza, siamo arrivati quasi a Bari. Sono già trenta gli ulivi infetti da Xylella a Monopoli e nove a Polignano, al terzo monitoraggio avviato a maggio 2022, con il batterio killer che continua a dilagare pressoché indisturbato, e il controllo non è ancora ultimato. Forse necessitano controlli più serrati?

“No, mi permetto innanzitutto di dire che la procedura d’infrazione che era stata aperta sulla Puglia dalla Commissione Europea è stata abbandonata e chiusa perché hanno apprezzato il lavoro fatto nell’ultimo anno e mezzo. Mi permetto anche di osservare che la Xylella non ha alcuna evidenza scientifica di soluzione. L’università, il Crea e tutti gli enti di ricerca sono impegnati nella questione, svolgendo un importante lavoro.

La fase che abbiamo notato nell’ultimo anno è di rallentamento, e sicuramente questo è un aspetto molto importante poiché abbiamo fatto un lavoro certosino nell’ambito delle zone cuscinetto e zone interne pugliesi per valutare tutte le buone pratiche e le attività che sono state messe in campo dai produttori agricoli.

Purtroppo, non al 100% dei titolari di fondi agricoli a qualsiasi titolo impegnati, ma la percentuale raggiunta è molto positiva, pari al 90/92 del totale. Quindi è una pratica necessaria, un processo culturale, un avanzamento importante, che ci porta a non abbassare la guardia perché l’obiettivo che tutti noi abbiamo è quello di frenare, rallentare quell’avanzamento che prima era molto più veloce ed inesorabile perché, non avendo evidenza scientifica, nelle more che la scienza trovi la soluzione siamo noi che dobbiamo tenere pulito, che dobbiamo arare, che dobbiamo tenere le piante coltivate per far sì che crescano sane e non tra le sterpaglie. Non bastano le parole: basti pensare ai muretti a secco che, pur essendo patrimonio Unesco, non vengono mantenuti adeguatamente puliti e privi di manutenzione”.

Per quanto riguarda invece l’eradicazione degli alberi che sono oramai distrutti, i produttori olivicoli non procedono e peraltro alimentano di questi tempi gli incendi.

“Questa è una storia che riguarda soprattutto la provincia di Lecce, perché in termini di eradicazione delle piante infette abbiamo una maglia tra Carovigno, Ostuni e Cisternino. Mentre per la provincia di Lecce, finalmente, dopo un anno e due mesi di tribolazioni, di grandi litigate tra me e il ministero e il comitato di sorveglianza, solo un mese fa il Comitato ha dato parere positivo a utilizzare i dati satellitari che consentono ai proprietari di certificare le piante e di eradicarle. Io ho chiesto di spostare le risorse proprio sulla rete automazione, e quindi la riforestazione di quelle aree, ma anche in questo caso è passato un anno e due mesi per avere la risposta: dal 12 febbraio 2021 a fine giugno 2022 ed è da un mese che attendiamo il decreto che mette me nella condizione di acquisire con delibera di giunta quel lavoro. Lo dico perché sono questi passaggi e questa burocrazia incessante che a volte minano anche il lavoro che abbiamo prodotto come territorio e come assessore.

C’è un lavoro concreto con il territorio e c’è una forte intesa con le altre zone, oltre a una grande operazione nella ricostruzione dell’area salentina in termini di diversificazione del lavoro fatto dall’Università, dal mondo della ricerca, che sollecita nel diversificare proprio lì.

Abbiamo per esempio Brindisi, dove è stato sperimentato in campo il Carrubo con l’università non solo per gli oli, non solo per la farina, non solo per il paesaggio, la pianta verde, ma per un sistema nuovo ed integrato di azione”.

In apertura, foto di Olio Officina©

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