Cosa succederà alle nostre economie?
La tempesta perfetta con la conseguente spirale inflazionistica si stanno abbattendo sulle Nazioni, mettendo in grande agitazione governi, imprese e famiglie. La grande sfida dei mercati, si sa, consiste nel garantire un giusto reddito a tutti i partecipanti delle filiere e nel soddisfare nel contempo l’improrogabile necessità che i prezzi siano quanto più accessibili possibile per il consumatore. Si tratta di un fragile equilibrio continuamente messo alla prova, ora più che mai
Pubblichiamo con grande piacere un articolo del nostro collaboratore Adriano Caramia, che in qualità di mediatore merceologico contribuisce a fornirci settimanalmente gli aggiornamenti sulle quotazioni degli oli sui mercati esteri. Caramia ha un ruolo importante in Fimaa, la Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari, la più grande associazione del settore dell’intermediazione in Italia, e per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo anche su Olio Officina questo interessantissimo e utile articolo apparso sulla newsletter della Fimaa, alla quale se avete piacere potete benissimo iscrivervi cliccando QUI.
Le due forze insite nel commercio, che si contrastano ma che in realtà si completano l’un l’altra, sono rappresentate dall’esigenza di garantire un giusto reddito a tutti i partecipanti della filiera che concorrono alla produzione e distribuzione del bene e dalla improrogabile necessità che il bene stesso abbia un prezzo quanto più accessibile per il consumatore al quale è diretto. È ovvio che se a qualche anello della filiera produttiva non si riconosce un equo risarcimento per i propri investimenti di tempo e denaro, la filiera intera ne risentirà con dirette ripercussioni sulla efficace e puntuale allocazione del prodotto sullo scaffale. Ma è altrettanto innegabile che un prezzo finale di mercato troppo elevato allontana il consumatore, riducendone la domanda di acquisto. E non pesano alla formazione del prezzo di mercato solamente i costi delle varie fasi di produzione e distribuzione, ma anche i costi energetici, di trasporto, della burocrazia e finanche della stabilità politico-economica dei paesi interessati.
Tutte queste componenti nel corso degli anni trovano una loro precisa strutturazione nel mosaico del valore del bene; il loro giusto equilibrio, assieme all’appeal che esso ha nei riguardi del consumatore, ne determinano il successo di mercato. Talora però, questi equilibri sono ruvidamente scossi da fattori esogeni rispetto al perimetro prettamente industriale e commerciale.
È, purtroppo, il caso di questi mesi durante i quali l’evento pandemico ha fortemente influito sulle dinamiche produttive e di circolazione delle merci: aziende con personale sguarnito, tariffe di noli marittimi quintuplicati, cancellazione di rotte e sfasamento delle coincidenze di imbarchi, cancellazione di attività legate al turismo e allo svago.
In queste ultime settimane, ma con indizi che già si avvertivano mesi addietro, a seguito anche di mutate politiche di alcuni stati stranieri, si sta sostanziando un rincaro delle fonti energetiche (prezzi del petrolio al massimo degli ultimi otto anni), con aumenti che sfuggono alle usuali logiche della domanda ed offerta. Coincide anche il riverbero che sulle bollette energetiche hanno avuto i costi della rimodulazione dei piani energetici dei singoli stati, a favore delle fonti rinnovabili e sostenibili. Insomma, la tempesta perfetta che ha rotto gli equilibri di cui parlavamo all’inizio, con una conseguente spirale inflazionistica che renderà davvero arduo il compito dei singoli governi di riportare le economie nazionali ai livelli pre-pandemici.
La componente energetica gioca il ruolo principale ma non sono da meno gli oggettivi disagi logistici di accaparramento di alcune materie prime o componenti (si pensi alla difficoltà di produzione dei microchip che ha indotto la riduzione drastica nelle consegne di automobili, telefonini e altri devices elettronici, con conseguente lievitazione delle quotazioni di quei prodotti che riescono a raggiungere il mercato). Al momento la Banca Centrale Europea considera questi aumenti di portata temporanea e rimanda la definizione di nuove manovre monetarie alla fine dell’anno. I mercati però appaiono spaventati ed in questo periodo di incertezza sono ancora i contagi e la benevolenza dei rubinetti del gas di Putin e dei pozzi OPEC a dettare i temi e i tempi di una crisi mondiale ai quali nessun paese potrà sfuggire.
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