Economia

Di cosa si scrive sull’olio

Venti imprese dell’associazione Pro Olivo del Perù coprono il 65% del valore dell'export delle olive da tavola, e ora fanno ingresso anche in Europa. Intanto, sarebbero 200 mila le tonnellate di olio tunisino pronte per l’export. In Spagna, invece, si registra la minore presenza dell’olio di oliva nel carrello della spesa, complice il prezzo elevato. Di questo e altro ancora si legge nella stampa internazionale di questa settimana

Mariangela Molinari

Di cosa si scrive sull’olio

Tra notizie e curiosità sul mondo dell’olio, nella rassegna stampa di questa settimana partiamo da Oltreoceano, dal Perù, che, stando a quanto pubblicato su El Peruano, è pronto a festeggiare il miglior raccolto di olive degli ultimi tre anni. Lo ha dichiarato alla testata Manuel Morales, presidente dell’associazione Pro Olivo, che conta 20 imprese associate, in grado di coprire il 65% del valore delle esportazioni delle olive da tavola.
Dopo che le ultime campagne hanno fortemente risentito di condizioni climatiche non proprio favorevoli, le proiezioni per il prossimo anno sono, dunque, più che ottimistiche, e arrivano addirittura a prevedere esportazioni per un totale di 47 milioni di dollari: un recupero sostanzioso, rispetto ai 21,9 milioni di dollari realizzati nel 2017 dalle esportazioni di olive da tavola (per un totale di 16.470 tonnellate) e ai 3.285.582 dollari (820 tonnellate) dell’olio di oliva. I mercati principali per le olive peruviane sono il Brasile, il Cile e gli Stati Uniti, mentre nel caso dell’olio spiccano Portogallo, Stati Uniti ed Ecuador.
Le ottime prospettive per il 2018 sembrano però basarsi pure sull’apertura a nuovi mercati, particolarmente esigenti, come Francia, Inghilterra, Olanda e Italia. Dallo scorso ottobre, infatti, sono state inviate verso questi Paesi già 131 tonnellate di olive verdi e nere.
Nonostante i quantitativi non siano ingenti, pian piano il Perù sta dunque entrando in Europa, grazie allo sforzo congiunto di produttori, esportatori ed ente promotore.

Torniamo nel Mediterraneo, per leggere su ANSAmed che secondo Chokri Bayoudh, direttore dell’Ufficio nazionale dell’Olio tunisino (Onh), le esportazioni di olio d’oliva del Paese dovrebbero raggiungere nella stagione corrente le 200mila tonnellate (con un volume di produzione stimato tra le 260mila e le 280mila tonnellate), per entrate che dovrebbero aggirarsi sui 2 miliardi di dinari tunisini. In questi giorni in Tunisia la raccolta delle olive è arrivata al 30% del totale, con 30mila tonnellate di olive raccolte e 5mila tonnellate di olio già prodotto.

Ci trasferiamo sulle pagine di Olimerca, dove apprendiamo della nascita di una nuova associazione, Mon Olivier, creata in Francia con l’intento di rispondere a ogni possibile domanda o dubbio che possa sorgere nei coltivatori locali. È una buona iniziativa, considerato che il Paese conta 35mila produttori di olive, 26mila dei quali sono realtà familiari, mentre sono solo 300 gli olivicoltori professionisti che si dedicano in esclusiva a quest’attività.
In Mon Olivier trovano posto, dunque, proprio i piccoli proprietari, i coltivatori di uliveti di famiglia per il proprio consumo ma anche i professionisti che possono contare su tenute di dimensioni più rilevanti. Per agevolarne l’interazione e lo scambio reciproco di informazioni, sul sito www.mon-olivier.org è stato aperto un forum che dà spazio a quesiti e risposte.

Che il web stia diventando uno strumento di comunicazione sempre più utilizzato anche nel settore oliandolo lo testimonia pure il COI, il Consiglio Oleicolo Internazionale, che, come leggiamo sulle pagine di Mercacei, ha sollecitato i Paesi membri a manifestare la loro opinione sul proprio portale web attraverso un questionario appositamente preparato, e a inviare suggerimenti e proposte di miglioramento, in modo da accrescerne la funzionalità e incrementare la possibilità di scambio di informazioni.

Rimaniamo, però, in Francia, dove, come scrive Olive Oil Times, dopo la presentazione ufficiale tenutasi a fine novembre alla scuola di alta cucina Le Cordon Bleu di Parigi, tutto è pronto o quasi per la terza edizione di Olio Nuovo Days ‘Hémisphère Nord’, la manifestazione che si terrà dal 16 al 20 gennaio 2018.
Durante l’evento, più di 20 oli evo premium, provenienti da dieci diversi Paesi (la “guest star” quest’anno è il Giappone), saranno presentati al pubblico, mentre rinomati ristoranti includeranno nel loro menu un piatto ispirato dai nuovi oli selezionati, compreso quello giapponese, Toyo Olive, scelto da Julien Dumas, lo chef del tempio della gastronomia parigina Lucas Carton. Per il debutto ufficiale dell’olio del Sol levante sulle tavole della ristorazione europea Dumas creerà un menu composto da quattro portate, pensate insieme a M. Toshiya Tada, presidente dell’associazione giapponese dei sommelier dell’olio di oliva.

Cambiamo argomento su Oleo Revista, dove si rende noto che il dossier per il riconoscimento a patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco dei paesaggi dell’olivo in Andalusia sarà pronto il prossimo gennaio, per essere consegnato dalla Junta de Andalucía al Ministero della Cultura. È quanto ha annunciato il presidente della Diputación de Jaén, Francisco Reyes, nella commissione istituzionale creata per promuovere la candidatura, alla quale si sono unite la Diputación de Cádiz e la Asociación Española de Municipios del Olivo (AEMO).
La commissione istituzionale ha selezionato, in particolare, una decina di paesaggi andalusi come i più rappresentativi e singolari della regione, posti nelle province di Jaén, Granada, Sevilla, Córdoba, Málaga e Cádiz.

Passiamo dall’olio di oliva a quello di girasole. Come riporta Heraldo.es, la minore presenza dell’olio di oliva nel carrello della spesa degli spagnoli, complice il suo prezzo elevato, è stata ampiamente compensata dalla crescita dell’olio di girasole. Stando agli ultimi dati di Anierac, infatti, l’associazione nazionale degli industriali imbottigliatori e raffinatori di oli commestibili, da gennaio a ottobre di quest’anno le sue vendite avrebbero conosciuto una crescita del 24%. Nei primi dieci mesi dell’anno in Spagna sono stati commercializzati in totale 252,23 milioni di litri di olio di girasole: una cifra che supera di 4,6 milioni di litri le vendite di tutte le diverse tipologie di olio di oliva, raffinati e vergini compresi.
Sempre secondo i dati dell’associazione, le vendite di olio di oliva hanno registrato nello stesso periodo un calo del 14,5%: una diminuzione registrata in tutte le categorie, sebbene sia particolarmente significativa in quella dei vergini (-22,74%), dei raffinati intensi (-22,71%) e dei raffinati soavi (-18,78%). Il segno meno ha caratterizzato anche il trend dell’evo, nonostante il decremento delle vendite sia stato di appena l’1,85%.
Quello di girasole, però, non solo ha guadagnato quote di mercato rispetto all’olio di oliva, ma è anche l’unico olio di semi a mettere a segno performance positive. Il calo, infatti, riguarda anche prodotti quali olio di semi misti (-44,75%), di soia (-13,48%), mais (-22%) e il resto della categoria, il cui crollo nelle vendite si aggira attorno al 46%.

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