Economia

Federolio puntualizza

Non c’è stato nessun attentato all’olio italiano, affermano dalla Federazione nazionale del commercio oleario: lo sanno tutti. È un dato di fatto – si legge in una nota - che oggi il prodotto 100% italiano commercializzato in Italia abbia solo l’8% di quota di mercato, contro il 90% del prodotto comunitario. Portare all’interno delle bottiglie di extra vergine comunitario una percentuale maggiore di olio italiano non è un atto criminale

Olio Officina

Federolio puntualizza

Riportiamo integralmente un nota stampa diffusa da Simona Vitale per MSL Group, per conto di Federolio. Come tutti noteranno, il confronto dialettico tra i vari attori del comparto oleario non accenna a placarsi, segno che le tensioni tra i vari soggetti in Italia si stanno sempre più cronicizzandosi senza aspirare a un cambiamento di rotta. Noi eravamo intervenuti con un articolo che riproponiamo e che potete leggere cliccando QUI.

In un articolo pubblicato oggi (20 luglio 2018) su Il Sole 24 Ore sul piano di espansione di Bertolli negli USA, si legge che il gruppo spagnolo Deoleo – titolare dei marchi Bertolli, Carapelli e Sasso e il più importante tra gli associati Assitol – lavora in collaborazione con Confagricoltura per “far crescere la percentuale di olio italiano nei blend”.

A valle della bufera che è stata strumentalmente scatenata sulla questione dell’olio italico, Federolio – ribadendo ancora una volta che la finalità dell’accordo con Unaprol e Coldiretti è esclusivamente quella di valorizzare l’olio 100% italiano e che nulla ha a che vedere con quello che si è imposto come “italico” nella sintesi mediatica – immagina che anche in questo caso una simile notizia porterà alla levata degli scudi di quegli stessi soggetti che si cono scagliati contro Federolio, Unaprol e Coldiretti, ovvero CNO e Unasco.

Si tratta degli stessi soggetti che, insieme all’Assitol, siedono al tavolo della FOOI (Filiera Olivicola Olearia Italiana) dalla quale Federolio ed Unaprol sono usciti proprio per una eccessiva ingerenza della spagnola Deoleo, di cui tutto si può dire tranne che sia sinonimo di olio italiano nel mondo. Ed è proprio nell’ottica di una piena valorizzazione del 100% italiano che Federolio, Unaprol e Coldiretti hanno siglato uno storico accordo sull’extra vergine di oliva 100% italiano tenendo conto dei reali costi di produzione e riconoscendo premialità importanti capaci di garantire la stabilità e la sostenibilità economica degli imprenditori agricoli.

Rispetto poi alla questione di quello che è stato mediaticamente definito “italico” il punto è chiaro. Le imprese della Federolio non solo si impegnano a valorizzare il 100% italiano, ma auspicano che – attraverso l’Accordo di Filiera – la produzione nazionale possa crescere sempre più e diventare al più presto sufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale, sia interno che legato all’export; oggi purtroppo non lo è.

È un dato di fatto che oggi il prodotto 100% italiano commercializzato in Italia ha solo l’8% di quota di mercato, contro il 90% di quota del prodotto comunitario.

Nel tempo che ci separa dal momento in cui la produzione nazionale sarà sufficiente a coprire il fabbisogno – obiettivo per cui Federolio, Unaprol e Coldiretti hanno siglato l’Accordo – le imprese non possono cessare la loro attività e quindi necessitano di selezionare materia prima anche all’estero, prevedendo nella loro gamma anche prodotti composti da una percentuale di oli extra vergine provenienti da altri Paesi.

E qui si inserisce il discorso di quello che è stato definito “italico” e che è stato oggetto di strumentalizzazione. Se, infatti, è vero come è vero che oggi il blend del prodotto comunitario è composto principalmente di olio spagnolo, a volte greco e una componente residuale di olio italiano, pensare ad un prodotto comunitario distinto dagli “altri comunitari”, con una percentuale garantita di almeno 50% di olio italiano, come auspicato da Federolio, non sia una cosa criminale come qualcuno vuole far credere, ma anzi un passo in più nella direzione di una difesa dell’olio italiano, a cui si affianca l’impegno, forte e deciso, alla valorizzazione del solo 100% italiano.

Quello di portare, all’interno delle bottiglie di extra vergine comunitario una percentuale maggiore di olio italiano rispetto all’attuale, è un intento dunque condiviso anche da chi ha montato la polemica, perché si tratta di voler migliorare una situazione attuale.

Peccato che quando l’hanno detto Federolio e Unaprol la cosa sia stata tacciata come un attentato alla produzione nazionale, un cancro addirittura. E Federolio e Unaprol ne hanno solo parlato nell’ambito di un ampio e variegato dibattito in occasione della Convention di giugno, ma poi, in quella stessa sede, hanno siglato l’accordo per il 100% italiano, mentre Confagricoltura e Deoleo del 100% italiano si disinteressano ma sui blend sono già al lavoro, e Deoleo con una particolare attenzione a valorizzare l’olio californiano.

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