Economia

Giugno sarà un mese decisivo per gli oli da olive. Ecco perché

Il rincaro delle quotazioni avrebbe dovuto garantire soddisfazioni ai produttori e agli operatori oleari in genere, ma spesso non è stato così. L'incremento del valore è stato quasi del tutto annullato dai costi che sono nel frattempo lievitati in modo abnorme. Intanto, come ogni anno, tra fine maggio e inizi giugno si avrà un quadro più chiaro delle dinamiche di mercato

Adriano Caramia

Giugno sarà un mese decisivo per gli oli da olive. Ecco perché

Il mercato degli oli di oliva vive settimane frenetiche, al pari degli altri alimenti e commodities in genere. Un difficile contesto generato dalla situazione pandemica, aggravato dal rincaro delle fonti energetiche ed esasperato dal conflitto nell’est Europa.

I prezzi hanno raggiunto quotazioni elevate, seppur negli ultimi quindici giorni vi sia stata una leggera inversione di tendenza.

Nonostante siano assediati da molteplici difficoltà, il rincaro delle quotazioni avrebbe dovuto regalare soddisfazioni ai produttori e operatori oleari in genere, ma spesso non è stato così. Al di là di puntuali situazioni nelle quali qualche azienda si è vista lievitare il valore del prodotto mentre lo stesso giaceva nelle cisterne, molto spesso la parte di aumento è quasi del tutto annullata dai costi, questi sì lievitati enormemente, per produrre e movimentare i beni: petrolio, gas, fertilizzanti, imballaggi e inflazione.

Ciò fa intendere che quasi sicuramente non si tornerà indietro ai livelli dei mercuriali di un paio di anni fa (a tale proposito alleghiamo i listini del febbraio 2020), quando il lampante spagnolo base 1 quotava circa 1,80 euro per chilogrammo, contro i 3,20 circa di oggi.

Ovviamente questi prezzi, trasferiti al consumo, rendono difficoltoso un fluido andamento delle vendite. Infatti, se tutto aumenta, quasi invariati rimangono i poteri di acquisto dei consumatori e questo è il collo di bottiglia attraverso il quale dovranno passare tutte le ipotesi di sviluppo economico di ogni singola filiera.

I dati riguardo la produzione complessiva della Spagna al 31 marzo (circa 1.475.000 tonnellate) non hanno fatto più notizia, in quanto già presumibili dai rendiconti pubblicati a febbraio.

Una certa sorpresa è arrivata dalle uscite del mese, con una cifra record di oltre 150.000 tonnellate, anche alla luce del lungo periodo di blocco dei trasporti per lo sciopero degli autisti. È senz’altro questo un primo effetto della guerra, con l’immediato utilizzo degli oli di oliva raffinati (comprendendo anche la sansa) al posto delle carenti disponibilità di olio di girasole dal Mar Nero. Nonché un fenomeno di rincorsa al ritiro delle merci contrattate ad inizio mese al fine di scongiurare eventuali problemi contrattuali per le quotazioni in aumento.

Come ogni anno, alla fine di maggio – inizi giugno si avrà un quadro più chiaro di quelle che saranno le dinamiche di mercato.

Lo stato della fioritura, ed in seguito l’allegagione, nei principali paesi del mediterraneo (ed in primis la Spagna che, ricordiamolo, rappresenta mediamente il 50% della produzione olearia mondiale) sarà lo snodo per comprendere quale direzione prenderanno i prezzi. Le piogge sin qui accumulate nell’Andalusia, nonostante una apprezzabile quantità proprio nel mese di marzo, non fanno sperare in un raccolto importante nella penisola iberica. Inoltre occorre considerare che il corrente è l’ennesimo anno con deficit pluviometrico nelle principali aree produttive del paese.

Precipitazioni da ora sino a metà mese prossimo potrebbero mutare di parecchio lo stato degli impianti olivicoli, specie nelle proprietà non irrigue.

Ma un fattore nuovo, quest’anno, si assocerà a quanto innanzi detto. In che misura gli oli di oliva raffinati, e la sansa, concorreranno in maniera stabile alla sostituzione dell’olio di girasole nei mercati europei. Almeno sino alla conclusione del conflitto e alla normalizzazione dei processi produttivi e di esportazione da quelle martoriate aree; e non sarà un periodo breve. Se le previsioni di raccolta per la prossima campagna non dovessero essere buone e l’enorme fabbisogno di olio di girasole per l’industria alimentare e il consumo tal quale non troveranno immediato soddisfacimento con altri oli di semi (fra l’altro anch’essi con quotazioni elevate), sarà una estate molto complicata per il settore oleario.

In apertura, foto di Olio Officina. Questo articolo è condiviso con Fimaa, la Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari . Se interessati alle tematiche del mercato, vi invitiamo a iscrivervi alla newsletter dedicata, a cura di Fimaa, cliccando QUI.

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