Economia

Gli spettacolari oli spagnoli

Italia e Spagna olivicolo-olearia a confronto, continua la nostra inchiesta, condotta per “Mercacei”, con l'intervista allo scienziato Francesco Visioli. La Spagna? Investe in ricerca, in comunicazione, in sviluppo del brand e, non ultimo, nella conquista dei mercati esteri. E l’Italia? Non riesce a fare squadra

Luigi Caricato

Gli spettacolari oli spagnoli

Proseguiamo la nostra inchiesta che abbiamo condotto per la rivista spagnola “Mercacei” e di cui riportiamo qui il testo integrale di ogni singola intervista. Dopo i punti di vista di Elia Fiorillo (QUI), il coordinatore per il settore olivo e olio dell’Alleanza della Cooperative Italiane, nonché presidente del Ceq, il prestigioso Consorzio per l’extra vergine di qualità, e quello del presidente di Assitol Giovanni Zucchi (QUI), questa volta prendiamo in considerazione l’opinione dello studioso Francesco Visioli, Chief Scientist presso l’Imdea, l’Instituto Madrileño de Estudios Avanzados, nonché docente di Nutrizione umana presso l’Università di Padova.

Professor Visioli, da italiano che vive in Spagna e conosce bene il mondo dell’olio, una risosta immediata: tra Italia e Spagna olearia, chi vince la partita?

Di sicuro la Spagna. È inutile fare confronti.

Cos’è che li rende vincenti?

La capacità di canalizzare le risorse economiche, andando incontro alle loro risorse agro-alimentari.

Solo per questo?

Sono bravi nel “fare squadra”.

Nulla a che vedere con la nostra incapacità a muoverci uniti…

Già, gli spagnoli non si disperdono in mille rivoli, per lo più politici.

Esiste uno spazio per la critica?

Certo, a volte sono così entusiasti da cedere ad affermazioni poco sostenute da dati scientifico-economico-sociali.

E l’olio spagnolo? Come lo si può giudicare?

Non esiste l’olio spagnolo. Esistono gli oli spagnoli. Per la maggior parte scarsi con molte, molte, eccellenze. Come nel resto del mondo, d’altra parte, e come in tutti i settori agro-alimentari.

L’immagine degli oli spagnoli come prodotto di massa, posizionato sul basso prezzo, come si concilia con il fatto che si impongano nei concorsi internazionali?

Si e no. Una grande produzione non coincide necessariamente con la bassa qualità e i prezzi competitivi. Le eccellenze ci sono, e sono tante, e proprio per questo meritano di vincere. Gli spagnoli producono oli spettacolari.

Veniamo alla tanto chiacchierata, in Italia, cultivar Picual. Molti riconducono tale varietà al sentore di pipì di gatto. Questa, quanto meno, l’accusa più ricorrente. Quanta verità e quanto pregiudizio c’è in questa radicata convinzione?

Può anche essere, ma resta il fatto che il miglior olio del mondo (secondo i giornalisti che fanno una media dei vari concorsi) è un Picual 100%. Posso fare il nome?

Certo, perché no?

High End di Masia el Altet. Un olio incredibile, che tira su il morale.

Volendo scendere nel dettaglio dei vari ambiti, chi vince, tra i due Paesi, sul fronte olivicolo. E poi, chi vince sul fronte degli oleifici. Sul fronte delle raffinerie. Sul fronte dei sansifici. Ma anche sul piano commerciale, relativamente agli oli sfusi e al commercio del prodotto confezionato. Chi vince sul fronte della qualità dei consumi. E chi vince, infine, nell’ambito della ristorazione, nella capacità di utilizzare al meglio e rispettare la materia prima olio nelle cucine professionali…

Su questi aspetti non me ne intendo molto. Preferisco non rispondere. Sul piano della consapevolezza, invece, siamo tristemente pari. C’è una grande ignoranza diffusa intorno alla qualità dell’olio, in relazione al suo impiego in cucina, per esempio intorno agli abbinamenti. C’e’ molto ma molto da fare in entrambi i paesi.

Mettendo in gioco le istituzioni, chi ha più a cuore l’olio? Chi dimostra di tenere maggiormente al proprio comparto olivicolo e oleario, l’Italia o la Spagna?

La Spagna investe, l’Italia no. La Spagna investe in ricerca, in comunicazione, in sviluppo del brand e non ultimo nella conquista dei mercati esteri.

I due Paesi impegnati a lavorare insieme per una buona causa comune. È possibile o è solo un sogno?

Sarebbe bellissimo. Peraltro il Consiglio oleicolo internazionale dovrebbe farsene carico. Al momento la vedo però male. Si continuerà a battagliare ancora per le quote di mercato, con colpi bassi, accuse reciproche, eccetera. Nel breve-medio periodo, non vedo via d’uscita, ma sarebbe certamente auspicabile.

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