Economia

L’economia dell’olio

In California segnali positivi per l'olivagione 2017-18. Secondo la Olive Oil Commission of California, la produzione d’olio si dovrebbe attestare su 14,4 milioni di litri. Trend positivo per le olive da tavola in Brasile, come per l'importazioni di oli da olive. Intanto, in Tunisia crescono gli standard qualitativi del settore olivicolo, anche in virtù del dialogo tra pubblico e privato

Mariangela Molinari

L’economia dell’olio

Lo sguardo ai mercati esteri di questa settimana ci porta in prima battuta in Brasile, posto sotto i riflettori da Olive Oil Market, che ne esamina il segmento delle olive da tavola. Il trend pare decisamente soddisfacente, considerato che nell’annata 2016-2017 sono state raggiunte le 114.283,85 tonnellate, grazie a un incremento del 18% sulla raccolta precedente. Ben superiore, però, è la crescita messa a punto negli ultimi 20 anni dalle importazioni, che, passando dalle 46.849,7 tonnellate del 1996-97 alle 114.283,85 tonnellate del 2016-17, hanno conosciuto un aumento del 144%.
È senza dubbio l’Argentina il primo Paese fornitore, che copre il 54% dei volumi importati in Brasile (61.874,86 tonnellate), seguita dall’Egitto, con una market share del 27% (31.064,43 tonnellate), dal Perù con il 10% (11.754,13 tonnellate), dalla Spagna con il 7% (7.914,87 tonnellate) e dal Portogallo con l’1% (1.068,47 tonnellate).
Sul fronte di olio di oliva e olio di sansa di oliva, invece, nonostante la produzione brasiliana abbia raggiunto le 60.139,9 tonnellate, non è arrivata ai volumi medi delle ultime quattro annate. Per quanto riguarda le importazioni, l’84% del totale proviene dai Paesi europei, il restante 16% da Argentina (9%), Cile (6%) e altri Paesi (1%).

Anche Olimerca dedica un articolo alle importazioni di olio di oliva in Brasile, segnalando il loro aumento del 19% nell’ultima campagna 2016-17 e mettendo in evidenza la leadership del Portogallo, che sul mercato brasiliano si è accaparrato una fetta del 57%, seguito da Spagna (20%), Italia (6%) e Grecia (1%). In quanto alle tipologie, attualmente l’87% dell’olio importato è vergine o extra vergine, il 12% di oliva e solo l’1% di sansa di oliva.

Sempre su Olimerca leggiamo di un incontro tra il COI, il Consiglio Oleicolo Internazionale, e una delegazione di imprenditori peruviani del settore olivicolo appartenenti all’associazione Pro Olivo, che ha caldeggiato un avvicinamento con il COI. Poter aderire all’Accordo internazionale su olio di oliva e olive da tavola, infatti, porterebbe a un ammodernamento del settore olivicolo peruviano, permettendo al contempo una maggiore trasparenza nelle operazioni commerciali. In Perù, dove gli olivi si coltivano principalmente nella regione costiera meridionale, negli ultimi tre anni, nonostante le potenzialità del Paese, la produzione è stata particolarmente scarsa, a causa delle alte temperature, del fenomeno del Niño, della siccità e di diverse fitopatologie che hanno colpito gli uliveti.

Ci trasferiamo in Spagna sulle pagine di Olive Oil Times, che fa il punto su prezzi e produzione.
In quanto ai primi, come ribadito da più parti, è atteso un certo incremento, dovuto proprio a un calo della produzione, che in Andalusia è quantificabile in un -15,8%, quale risultato della siccità che negli ultimi mesi ha afflitto la regione.
Del resto, i prezzi all’origine dell’olio evo in Spagna sono già saliti dai 3,70 euro/kg ai 3,84 a metà ottobre.
Per l’attuale campagna si stima che la produzione di olio di oliva in Andalusia arrivi alle 884.900 tonnellate e a Jaén, la provincia che ha subito un calo del 28%, le stime parlano di 360mila tonnellate. Se, però, in quasi tutte le province della regione è atteso un decremento della produzione, per contro Siviglia, Malaga e Almería paiono essere le felici eccezioni, mostrando un incremento rispetto alla campagna precedente. E, in generale, del resto, il raccolto potrebbe ancora variare nelle prossime settimane, a seconda delle precipitazioni.
Se in Spagna la produzione sarà più contenuta, a livello globale ci si attende, invece, un leggero aumento, stimato dal COI in un +12%, che dovrebbe consentire di arrivare a un totale di 2.854 milioni di tonnellate.

Su Mercacei si dà conto dell’impegno della FAO e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) nella realizzazione di un programma di assistenza tecnica per spingere e sostenere il settore dell’olio di oliva in Tunisia, uno dei prodotti agricoli principali del Paese e certamente più strategici. Come ha spiegato a Mercacei l’economista Lisa Paglietti, attiva nel Centro Investimenti Fao, negli ultimi cinque anni le due organizzazioni hanno supportato la crescita degli standard qualitativi del settore olivicolo tunisino, anche grazie alla creazione di una piattaforma di dialogo tra pubblico e privato, in cui comprendere come accrescere e migliorare la competitività generale, e nell’ottica di sviluppare una strategia nazionale per il settore, coinvolgendo il Ministero dell’agricoltura, l’Institut d’Olivier e l’Office National d’Huile, oltre ad agricoltori, associazioni, produttori, trasformatori, imbottigliatori e distributori.
Tra le priorità figurano, in particolare, l’accrescimento della reputazione del Paese nel segmento del biologico, in cui la Tunisia ha elevate potenzialità, e un attento monitoraggio di tutta la supply chain, in modo da migliorare i processi produttivi e la qualità finale dell’olio.

Concludiamo spostandoci oltreoceano e tornando su Olimerca, che riporta le stime della produzione di olio di oliva in California per la campagna 2017-18. Secondo la Olive Oil Commission of California (OOCC), i cui membri producono il 90% circa dei volumi complessivi di olio di oliva dello Stato, dovrebbe essere raggiunto un totale di 14,4 milioni di litri. La cifra, dunque, fa prevedere un incremento, considerato che nella scorsa campagna erano stati prodotti 9,5 milioni di litri.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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