L’export oleario secondo Assitol
Superate le 400 mila tonnellate di oli da olive. Secondo i dati diffusi dall’Associazione italiana industria olearia, il nostro Paese conferma una leadership sui mercati esteri anche per il 2014. Tale primato mette in evidenza il ruolo delle imprese italiane, ma la ridotta disponibilità di materia prima potrebbe influenzare il 2015
Riportiamo integralmente il dispaccio diffuso da Assitol tramite Silvia Cerioli. Va osservato che tali dati sono da ritenersi molto importanti per inquadrare in maniera obiettiva l’andamento degli scambi commerciali, considerando tra l’altro che si tratta di una fonte diretta e non mediata., e pertanto molto più attendibile rispetto ad altre fonti.
Nel 2014, le esportazioni di olio d’oliva hanno superato le 400mila tonnellate, confermando così la leadership storica delle imprese italiane nell’export. Lo rilevano i dati Istat elaborati da Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia.
In particolare, il commercio d’olio con l’estero ha movimentato circa 410mila tonnellate, registrando così un aumento del 6,6% degli scambi, per un valore complessivo dell’export pari a 1.369.732.855 euro.
Tuttavia, la scarsità di materia prima, a causa del clima anomalo della scorsa estate e degli attacchi della mosca olearia, ha aggravato il deficit di produzione che da tempo caratterizza il comparto. La nostra olivicoltura che, in annate normali, si attesta su 350mila tonnellate, non riesce a coprire il nostro fabbisogno interno e, a maggior ragione, quello estero, che insieme ammontano complessivamente ad un milione di tonnellate. Le nostre aziende del settore sono dunque obbligate a ricorrere alle importazioni.
Lo scorso anno, per sopperire alla scarsità della produzione nazionale, aggravata da problemi ambientali e malattie dell’olivo, si è reso necessario incrementare ulteriormente la quota di import, che nel 2014 ha superato le 660 mila tonnellate.
Dai dati Assitol, si conferma così una tendenza già emersa nel tempo: la propensione all’export dell’industria olearia ha consentito al comparto, ancora una volta, di “nutrire gli italiani”, grazie al valore aggiunto degli scambi con l’estero. Tuttavia, la difficile campagna olearia, unita alla crisi dei consumi, ha ridotto volume e valore delle esportazioni, che, a differenza di campagne più favorevoli, hanno registrato un sostanziale “pareggio” tra export e import.
Inoltre, secondo le stime di Assitol, nel 2015 le ridotte quantità di olio disponibili potrebbero provocare l’aumento dei prezzi all’origine e la diminuzione delle vendite.
La riconferma della leadership italiana sui mercati esteri si deve alle competenze delle nostre imprese, che in media esportano il 60% dei loro prodotti. Sul primato commerciale italiano pesa soprattutto la capacità industriale nel selezionare con cura la materia prima, che deve garantire al consumatore prodotti di qualità costante. Grazie a questo know how, sviluppato a partire dall’800, l’industria olearia oggi vale più di un miliardo di euro della bilancia commerciale, con un fatturato di oltre 2 miliardi.
La foto di apertura è di Luigi Caricato
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