Economia

La Pac spiegata nei dettagli

Tutti sentono parlare di Pac ma pochi sanno realmente cosa ci sia dietro tale acronimo. I più pensano solo al danaro da intascare, ma trascurano il resto, sbagliando. Perché è bene invece conoscere uno strumento così importante che possiamo opportunamente considerare un capisaldo dell’agricoltura da cui non si può prescindere

Giuseppe Mauro Ferro

La Pac spiegata nei dettagli

L’agronomo Giuseppe Mauro Ferro, accademico dei Georgofili, è un profondo conoscitore di tutto ciò che concerne l`agricoltura in tutte le sue dinamiche. A Roma ha partecipato in veste di relatore, da 6 al 9 settembre 2016, a un importante summit, l’European Conservatives and Reformists Group, cui hanno presenziato i più autorevoli rappresentanti delle Istituzioni, tra parlamentari europei, ministri e primi ministri dei vari Stati membri. Riportiamo la sua relazione sul tema “La revisione della Pac e le prospettive per il 2020”.

Tante le questioni che Ferro ha affrontato. Queste prendono in considerazione tutto ciò che sta dietro a uno strumento che si è rivelato fondamentale, in tutti questi anni: quando e perché fu istituita la Pac, per esempio; senza trascurare di considerare gli obiettivi della Politica agricola comune e le sue riforme; come pure le risorse finanziarie, i pagamenti diretti, le misure di mercato, lo sviluppo rurale in tutte le sue dinamiche e tanti, molti altri aspetti, conosciuti e meno conosciuti, tutti comunque esaminati con grande attenzione e acutezza, oltre che in maniera chiara e riccamente documentata.

Giuseppe Mauro Ferro, a destra, insieme con Syed Kamall MEP, chairman of the European Conservatives and Reformists Group in the European Parliament and Member for London, mentre consegna copia del volume Atlante degli oli italiani di Luigi Caricato

QUANDO E PERCHE’ FU ISTITUITA LA PAC

Quando nel 1957, con il Trattato di Roma, fu deciso di istituire la Comunità Economica Europea, furono riconosciuti come prioritari gli obiettivi da realizzare per l’agricoltura.
Fu quindi imposta agli Stati Membri una non sempre facile riconversione delle attività in essere nel settore.
In alcuni comparti furono ripartite anche quote produttive limitate.

GLI OBIETTIVI DELLA PAC

Gli intenti dichiarati erano quelli di:
distribuire più razionalmente le attività fra i diversi Paesi;
incrementare la produttività;
assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola;
stabilizzare i mercati;
garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;
assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori.

LE RIFORME DELLA PAC

Con questi fini nacque la PAC, che è stata poi riformata più volte.
L’originaria impostazione non ha impedito la riduzione delle produzioni agricole, rendendo spesso precari i redditi degli agricoltori.
La Comunità Europea ha inoltre imposto direttive che hanno determinato un progressivo allargamento del tradizionale settore primario, inglobandovi altre attività, quali la pesca.

La stessa definizione di imprenditore agricolo è stata allargata, includendovi i contoterzisti che non partecipano ai rischi di impresa.
L’antico e generale termine di multifunzionalità è stato attribuito alle aziende agricole che hanno avuto libertà di svolgere anche attività specifiche di altri settori (commercio, artigianato, turismo, servizi, ecc.).

Si è così determinata nelle campagne un’impropria e progressiva “agrarizzazione” di qualsiasi attività, perseguendo un indirizzo definito “rurale”.
Sono stati a questo scopo distribuiti cospicui finanziamenti, tratti comunque dal capitolo che, nel bilancio europeo, è assegnato all’agricoltura (oggi ne assorbe circa il 40%).

Questi interventi non solo hanno distratto fondi destinati all’agricoltura, ma anche sottratto manodopera (già carente) nel settore primario.
Inoltre, hanno contribuito a far crescere le esigenze edilizie, l’urbanizzazione e la cementificazione delle campagne, con ulteriori riduzioni delle superfici agrarie utilizzabili (SAU).

Il settore primario invece è stato sempre chiaramente e significativamente limitato all’insieme delle attività “agro-silvo-pastorali”.
Anche la più moderna definizione di agricoltura da parte dell’Accademia dei Georgofili, quale “gestione razionale e tutela delle risorse rinnovabili della biosfera”, non contempla gli sconfinamenti di recente concessi, mentre la conservazione della biosfera costituisce da sempre un obiettivo che qualifica i veri agricoltori.

PAC 2014-2020

L’architettura giuridica della PAC 2014-2020 è rimasta sostanzialmente invariata con due pilastri e due fondi.
Il primo pilastro comprende gli interventi di mercato e il regime di pagamenti diretti agli agricoltori.
Il secondo pilastro promuove lo sviluppo rurale.

Anche per il periodo 2014-2020 il finanziamento della Pac sarà assicurato da due fondi:
il Feaga (Fondo europeo agricolo di garanzia);
il Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale).

Nei prossimi mesi la Commissione UE dovrebbe presentare le proposte di “revisione di medio termine della PAC 2014-2020”.
Step intermedio di una riforma all’insegna della derugulation e di un disaccoppiamento degli aiuti rivelatisi devastanti in particolare per l’agricoltura italiana.

La Commissione UE dovrebbe produrre un modello di PAC senza più vincoli e sussidi, più distorsivi (scatola blu) o meno (scatola verde).

Le risorse finanziarie

La PAC, nel 2016, rappresenta il 39,2% del bilancio dell’UE.
La dotazione annua è di circa 59 miliardi di euro.
Circa 42 miliardi di euro sono a disposizione per i pagamenti diretti del I° Pilastro PAC, completamente finanziati dal FEAGA.
Circa 14 miliardi di euro sono a disposizione per finanziare i programmi di sviluppo rurale del II° Pilastro PAC. Questi programmi, finanziati attraverso il FEASR, sono cofinanziati mediante fondi nazionali, regionali o privati e hanno una durata di diversi anni.
Ai fondi destinati al finanziamento delle misure dei due pilastri (56 miliardi di euro) va aggiunta una quota relativa ai finanziamenti delle misure di mercato (OCM) pari a circa 3 miliardi di euro.
Questa parte di bilancio include anche interventi come la promozione dei prodotti agricoli europei e i progetti scolastici.

I pagamenti diretti

I pagamenti diretti, finanziati totalmente dall’UE, rappresentano oltre il 70% della spesa totale della PAC.
Sono pagamenti annuali, disaccoppiati dalla produzione, al fine di consentire agli agricoltori di scegliere cosa produrre sulla base della probabile redditività di mercato e non del sostegno pubblico, per cui sostengono la redditività a lungo termine delle aziende agricole di fronte alla volatilità dei mercati e all’imprevidibilità delle condizioni meteorologiche.
Sono subordinati al rispetto delle norme della condizionalità e del greening.

Le misure di mercato

Le misure di mercato rappresentano il 5% del totale della spesa della PAC ed offrono una serie di strumenti per affrontare eventuali bruschi cali della domanda a causa di un timore della salute o di un crollo dei prezzi per un temporaneo eccesso di offerta sul mercato.
Questa parte del bilancio include anche elementi come la promozione dei prodotti agricoli europei ed i progetti scolastici (educazione alimentare, frutta nelle scuole, ecc.).

Lo sviluppo rurale

I programmi di sviluppo rurale rappresentano quasi il 25% dei finanziamenti della PAC e sono in genere cofinanziati mediante fondi nazionali, regionali o privati e hanno una durata di diversi anni.
Forniscono un quadro per investire in singoli progetti aziendali o in altre attività nelle aree rurali sulla base di priorità economiche, ambientali e sociali definite a livello nazionale o regionale.
Riguardano progetti come gli investimenti nelle aziende agricole e la loro modernizzazione, sovvenzioni per l’insediamento dei giovani agricoltori, misure agroambientali, la conversione all’agricoltura biologica, l’agriturismo, il rinnovamento dei villaggi o l’installazione della banda larga nelle aree rurali.

SONDAGGIO EUROBAROMETRO SU AGRICOLTURA E PAC

Il 28 ottobre 2015 sono stati intervistati 27.822 cittadini dell’UE (circa 1.000 per ciascuna nazione aderente all’UE) provenienti da diverse categorie sociali e demografiche, per verificare la percezione del ruolo sociale ed economico degli agricoltori, dell’agricoltura e della PAC.
I risultati dell’indagine mettono in evidenza il legame sempre più forte che si è instaurato tra i cittadini europei negli oltre 50 anni di attività della PAC.

1. IMPORTANZA DELL’AGRICOLTURA E DEL MONDO RURALE PER IL NOSTRO FUTURO

Il 94% dei cittadini dell’UE, il 4% in più rispetto al 2013, ritiene che l’agricoltura e le aree rurali siano “molto importanti“ (62%) o comunque “abbastanza importanti per il nostro futuro“ (32%).

2. RESPONSABILITA’ DEGLI AGRICOLTORI

I cittadini dell’UE ritengono che le due principali responsabilità degli agricoltori della nostra società siano:
offerta di prodotti diversificati e di qualità (42%);
benessere degli animali allevati” (35%).

3. OBIETTIVI DELLA POLITICA UE PER L’AGRICOLTURA E LO SVILUPPO RURALE

I cittadini dell’UE, di fronte alla possibilità di dare diverse risposte, indicano ai primi due posti come principali obiettivi della politica UE per l’agricoltura e lo sviluppo rurale:
prodotti di buona qualità, sicuri per la salute (56%);
prodotti disponibili a prezzi ragionevoli (51%).

4. CONOSCENZA DELLA PAC

Solo il 10% dei cittadini dell’UE dichiara di conoscere i dettagli della PAC e il 59% di averne almeno sentito parlare, mentre il 30% non ne sa nulla e l’1% non risponde.

5. OBIETTIVI RAGGIUNTI DALLA PAC

In merito se ritenessero che fossero stati raggiunti i sei obiettivi della PAC, i cittadini europei indicano ai primi due posti:
prodotti di buona qualità, sicuri per la salute (24%);
sicurezza della disponibilità di cibo nell’UE (23%).

6. PRIORITA’ DELLA PAC

In merito all’importanza delle cinque priorità della PAC per l’agricoltura e le zone rurali, le percentuali di risposte favorevoli (molto importante + abbastanza importante) indicano ai primi due posti:
crescita economica ed occupazione (88%);
ruolo degli agricoltori nella catena alimentare (88%).

7. I COSTI DELLA PAC

Il 45% (+6% dal 2009) dei cittadini europei sostiene che gli incentivi della PAC a favore degli agricoltori debbano nei prossimi anni essere incrementati, mentre solo il 13% (nel 2009 erano il 14%) è a favore di una loro riduzione.

8. LA CONDIZIONALITA’

L’opinione pubblica europea si conferma (riferimento ad analogo sondaggio del 2007) molto favorevole (87%) all’applicazione della condizionalità nella erogazione degli aiuti finanziari agli agricoltori, sia sul benessere animale, sia per la compatibilità ambientale, sia per la sicurezza alimentare. I contrari sono il 7%, gli altri non rispondono.

9. IL GREENING

Anche a proposito del “greening” (pratiche agronomiche che riducono l’impatto sull’ambiente e sul clima), il favore dei cittadini europei si attesta all’87%, i contrari sono il 6%, gli altri non rispondono.

10. I BENEFICI DELLA PAC: SOLO PER GLI AGRICOLTORI?

Di fronte all’affermazione secondo cui la PAC apporta beneficio non solo agli agricoltori, ma a tutti i cittadini, il 19% degli intervistati dell’UE si è dichiarato “del tutto d’accordo”, il 43% “abbastanza d’accordo”, il 16% “abbastanza in disaccordo” e il 6% “del tutto in disaccordo”. E’ significativo che analogo sondaggio del 2013 abbia registrato l’11% in più di pieno accordo e il 4% in più di accordo parziale.

11. I MARCHI DI QUALITA’

Un terzo dei cittadini europei (33%) dichiara di ignorare il significato di tutti i cinque marchi che sono stati mostrati: “commercio equo”, “agricoltura biologica”, “denominazione d’origine protetta (DOP)”, “indicazione geografica protetta (IGP)”, “specialità tradizionale garantita (STG)”. Sia pur lentamente, la quota di “ignoranti” diminuisce: nel 2012 erano il 37%, nel 2013 il 35%.
Il marchio più conosciuto nell’UE è quello del “commercio equo” (37%); seguono “agricoltura biologica” (23%), DOP (20%), IGP (17%), STG (15%).

CONCLUSIONI

Il sondaggio evidenzia percezioni diverse (in alcuni casi molto diverse) delle opinioni pubbliche dei Paesi UE sull’agricoltura e sulla PAC, specchio di note differenze culturali e politiche.
Tuttavia emergono alcune significative convergenze sul ruolo economico e sociale dell’agricoltura e, di conseguenza, sulla opportunità della PAC: l’agricoltura è importante; la PAC, per quanto per alcuni finanziariamente impegnativa, è necessaria e su di essa, in prospettiva, si deve investire di più.
La PAC dovrà, quindi, essere sempre più impegnata a fare giungere sulle nostre tavole prodotti alimentari sani, sicuri e di elevata qualità a prezzi accessibili e giusti.
L’evoluzione della PAC nel corso degli anni ha permesso di rispondere ai mutamenti economici e alle richieste dei cittadini. La maggior parte dei cittadini sostiene questa politica e ne riconosce i notevoli benefici.
Negli anni a venire la PAC dovrà essere più equa, più «verde» e più efficiente, oltre ad essere più innovativa.

L’AGRICOLTURA E L’AGROALIMENTARE IN ITALIA (anno 2015)

Il valore della produzione agricola italiana è passato da 50 miliardi di euro nel 2005 a 57 miliardi nel 2015 (+ 14%), mentre nell’UE è cresciuto del 22%.

L’occupazione agricola continua il suo declino dal dopoguerra. In Italia l’ISTAT rilevava 972.000 occupati agricoli nel 2005 che sono scesi a 878.000 nel 2014, con una perdita di circa 100.000 occupati in dieci anni.
Le esportazioni agricole sono passate da 4,1 miliardi di euro nel 2005 a 6,6 miliardi nel 2015 (+2,5 miliardi).
Le importazioni sono passate da 9,2 miliardi di euro nel 2005 a 13,8 miliardi nel 2015 (+4,6 miliardi).
Il saldo import/export agricolo è dunque fortemente negativo (-7,2 miliardi).
Va meglio il saldo import/export dell’agroalimentare, dove invece l’Italia sta migliorando.
La bilancia agroalimentare italiana nel 2015 è risultata in deficit per un importo di 6 miliardi di euro.

Le importazioni sono passate da 41,9 del 2014 a 42,8 mld di euro del 2015 (+2%), mentre la componente agricola è passata da 13,0 a 13,8 mld di euro (+6%).
Le esportazioni sono passate da 34,3 a 36,8 mld di euro (+7%), mentre la componente agricola è passata da 5,9 a 6,6 mld di euro (+11%).
Il grado di copertura commerciale esportazioni/importazioni) è passato dall’82 all’86%.

Dal 2005 al 2014 l’indicatore dei redditi agricoli italiani è aumentato del 14%, mentre la media europea è del 40% (fonte:Eurostat).
L’agricoltura italiana cresce a ritmi bassi rispetto agli altri Paesi europei, perde occupazione, il saldo commerciale peggiora e i redditi ristagnano.

Le potenzialità dell’agricoltura italiana sono enormi, ma i dati citati disegnano una realtà molto diversa da quella descritta sui mass media, dove prevale un’immagine di agricoltura idilliaca.

Gli imprenditori e la politica devono impegnarsi per una agricoltura più produttiva, più innovativa, aperta al cambiamento, con più aggregazione, con filiere più organizzate, con imprenditori dotati di maggiori conoscenze, capacità tecniche e gestionali.
La strada intrapresa (qualità e Made in Italy) da sola non basta!

QUALE RIFORMA DELLA PAC NEL 2020?

Una riforma della PAC avrà luogo entro e non oltre la fine del periodo coperto dal QFP (Quadro Finanziario Pluriennale) 2014-2020.
Il QFP prevede una «clausola di revisione» in base alla quale la Commissione europea nel 2016 dovrà presentare un riesame del funzionamento del QFP, tenendo conto della situazione economica.
Ciò consentirà alle Istituzioni, incluso il Parlamento europeo, di valutare nuovamente le priorità del QFP.
Un eventuale impatto sulla PAC non è da escludere.
Sembra tuttavia che la Commissione non sia orientata ad avviare siffatta revisione nell’attuale contesto politico ed economico.

Le tendenze delineate in occasione della recente riforma della PAC saranno confermate nel 2020?
Tra le questioni che potrebbero sorgere, vanno segnalate in primo luogo il mantenimento del primato finanziario dei pagamenti diretti rispetto allo sviluppo rurale e la quota del bilancio riservata alle misure di mercato.
Quale sarà, inoltre, il ruolo della riserva di crisi, alla luce dell’esperienza acquisita tra il 2014 e il 2020?
Le misure di gestione del rischio, ancora poco presenti nella PAC, assumeranno importanza?

Un’altra questione cruciale dovrebbe essere il futuro delle misure volte a favorire l’organizzazione economica degli agricoltori, in particolare nei settori in cui saranno state eliminate le misure di controllo dell’offerta (latte, zucchero, vino).
Inoltre, potrebbe porsi la questione del cofinanziamento dei pagamenti diretti – tema che l’ultima riforma non ha trattato in particolare a causa della crisi economica, il che potrebbe sfociare nella creazione di un pilastro unico di sostegno «agricolo e rurale».

Sarà probabilmente sollevata la questione dell’articolazione dei fondi della PAC con gli altri fondi strutturali e d’investimento europei, così come quella delle spese connesse alla ricerca e all’innovazione in agricoltura.
Sorgerà anche la questione della futura struttura dei pagamenti diretti, segnatamente dell’importanza attribuita alle loro varie componenti, per esempio al sostegno a favore della produzione di beni pubblici.
Si prenderà in considerazione la trasformazione del pagamento di base in un importo unico (forfettario) per ettaro, per ciascun grande sistema agronomico europeo?
In aggiunta, il futuro dei pagamenti accoppiati alla produzione e del pagamento ridistributivo certamente non mancherà di suscitare un dibattito.

In tale contesto il modello di attuazione degli aiuti diretti che avrà prevalso nel periodo 2014-2020 probabilmente influirà sul futuro modello di aiuti diretti che sarà adottato.
Allo stesso modo le definizioni di agricoltori attivi e di piccoli agricoltori saranno forse rivedute.
Infine i risultati dei negoziati commerciali internazionali, multilaterali (nel quadro del ciclo di Doha dell’OMC) e bilaterali (in particolare con gli Stati Uniti, in vista di un partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti – TTIP), influenzeranno probabilmente la nuova PAC.
Lo stesso avverrà con gli accordi multilaterali ambientali (ad esempio nell’ambito della lotta contro i cambiamenti climatici).
Nel maggio scorso la Presidenza olandese del Consiglio dell’UE ha lanciato una serie di dibattiti sul futuro della PAC dopo il 2020.

TTIP

Pagamenti diretti – alcune priorità

1. Introduzione di un nuovo regime di pagamenti diretti a favore dei proprietari di piccoli appezzamenti di terreni che, non essendo agricoltori attivi, hanno perduto qualsiasi sostegno da parte della PAC, pur contribuendo in maniera determinante al mantenimento dell’ambiente, del paesaggio e del territorio;
2. Revisione degli aiuti disaccoppiati relativi ad alcune importanti colture arboree (olivo), trasformandone parte consistente in un pagamento supplementare accoppiato, come peraltro già avvenuto in minima parte nella riforma della PAC 2014/2020.

PERDITA DI VALORE A SEGUITO DEL DISACCOPPIAMENTO TOTALE

Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e olivicolo in Puglia (valori correnti, 2000 = 100)

Misure di mercato – priorità

Occorre necessariamente determinare una politica più incisiva a favore dell’organizzazione economica dei produttori agricoli
Qualsiasi riforma, infatti, nel settore agricolo deve essere orientata essenzialmente ad accrescere il valore aggiunto dell’agricoltura nell’ambito della filiera alimentare, che si raggiunge esclusivamente attraverso un’efficiente ed efficace organizzazione economica dei produttori.
Le prospettive a lungo termine dell’agricoltura non miglioreranno se gli agricoltori non riusciranno ad invertire la tendenza costante alla diminuzione della percentuale del valore aggiunto che essi rappresentano nell’intera filiera alimentare.

Misure di mercato e sviluppo rurale – priorità

La percentuale del valore aggiunto dell’agricoltura nella filiera alimentare europea è infatti passata dal 29% nel 2000 al 24% nel 2005, mentre nello stesso periodo quella dell’industria alimentare, del settore all’ingrosso e della distribuzione ha registrato un incremento.
La mancanza di un’efficace trasmissione dei segnali di mercato non può che pregiudicare le prospettive a lungo termine del settore agricolo e la percentuale del valore aggiunto che esso rappresenta nell’insieme della filiera alimentare.
Tra le questioni fondamentali figurano, quindi, l’attuale squilibrio del potere negoziale all’interno della filiera, il livello di concorrenza in ogni fase della filiera, le relazioni contrattuali, la necessità di ristrutturare e consolidare il settore agricolo, la trasparenza e il funzionamento dei mercati dei derivati sulle materie prime agricole.

Filiera alimentare europea

Sviluppo rurale – alcune priorità

Lo sviluppo rurale si è rivelato uno strumento prezioso per rafforzare la sostenibilità del settore agricolo e delle zone rurali dell’UE sul piano economico, ambientale e sociale
Lo sviluppo rurale dovrà continuare ad integrare i vincoli e le opportunità inerenti all’ambiente e al cambiamento climatico, contribuendo:
alla competitività dell’agricoltura (innovazione);
alla gestione sostenibile delle risorse naturali (tutela dell’ambiente e cambiamento climatico);
allo sviluppo territoriale equilibrato (banda larga rurale e turismo);
per garantire una maggiore efficienza sarà essenziale rafforzare la coerenza tra la politica di sviluppo rurale e le altre politiche dell’Unione Europea, eventualmente grazie al ricorso ad un quadro strategico comune;
si dovrebbe predisporre un pacchetto di strumenti per la gestione dei rischi che consenta di reagire più efficacemente alle fluttuazioni del reddito e alla instabilità dei mercati;
per rendere più competitivo il settore agricolo è essenziale rafforzare e semplificare ulteriormente le politiche di qualità (anche nel settore della produzione biologica) e di promozione.

Ruolo del parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha partecipato per la prima volta in qualità di colegislatore alla riforma della PAC per il periodo 2014-2020.
Forte di questa prima esperienza, sarà sempre più determinante il ruolo che svolgerà in occasione della riforma della PAC nel 2020.
Il Parlamento segue altresì attentamente le adozioni, da parte della Commissione, degli atti delegati relativi alla PAC a cui può opporsi.
Il Parlamento, inoltre, svolge il suo ruolo di colegislatore in numerosi dossier connessi alla nuova PAC.

La foto di apertura è di Olio Officina. Quelle interne al testo sono state fornite dall’Autore

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