Economia

La Spagna olearia si sente al centro del mondo

A Madrid, dal 26 al 28 giugno si è tenuto un incontro che ha riunito i principali attori del comparto olio da olive, nell’ambito dell’Olive Oil World Congress. Alla due giorni ha partecipato tra gli altri, per l’Italia, il professor Francesco Visioli, al quale abbiamo chiesto come siano andati i lavori e quali prospettive si vanno delineando per il futuro

Olio Officina

La Spagna olearia si sente al centro del mondo

Considerando che oggi si avverte molto l’esigenza di far fronte comune intorno a una materia prima così preziosa e salubre qual è l’olio ricavato dalle olive, ogni occasione per riflettere su quanto occorre fare è sempre benevenuta. Come nel caso dell’Olive Oil World Congress, un evento-comunità che si avvale, tra gli altri, della collaborazione del Consiglio oleicolo internazionale, del Ciheam Zaragoza e della Mediterranean Diet Foundation.

Su quanto si è detto a Madrid abbiamo chiesto un conciso commento al professor Francesco Visioli, studioso dei micronutrienti in relazione alla patologia cardiovascolare su base aterosclerotica, noto peraltro per aver scoperto e delucidato le attività biologiche e farmacologiche dei componenti fenolici dell’olio da olive, conducendo anche studi nell’uomo.
 

Professor Visioli, di ritorno dall’Olive Oil World Congress di Madrid che impressione ha avuto?

Molto positiva. Parlano di per sé i soli numeri: oltre 350 i partecipanti. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza di un cospicuo numero di ambasciatori e, per il gran finale, c’è stata pure la presenza del ministro dell’agricoltura Luis Planas, una persona molto in gamba. Teatro di scena, a Madrid, la sede del Consejo Superior de Investigaciones Científicas. In tutto sono state otto le aree tematiche intorno alle quali si sono indirizzati i lavori.

Cosa è emerso?

Che l’olio da olive rimanda oramai alla Spagna. Sono loro al centro del mondo. E loro, adesso, ci vedono come simpatici colleghi. Il tema dell’olio in relazione alla salute lo danno per scontato.

E oltre agli aspetti salutistici?

Altri temi caldi hanno riguardato la sostenibilità, anche quella relativa al trasporto. E pure il cambiamento climatico, che resta sempre un tema all’ordine del giorno. A Jaén, trac l’altro, si stanno organizzando dei corsi appositi. Ma si sono affrontati anche i temi inerenti la genetica degli olivi e la valorizzazione di quelli che vengono definiti i sottoprodotti.

L’olio ricavato dalle olive è il loro prodotto iconico…

Sì, è vero, ma loro non promuovono il prodotto come qualcosa di isolato, ma in quanto parte della cultura spagnola.

Si investe insomma sul futuro, ci sembra di capire…

Sì, e la parola d’ordine è incrementare la produzione. Per loro gli Stati Uniti d’America rappresentano ormai un mercato consolidato, nel quale ritengono si possa fare molto di più. Joseph Profaci, l’executive director del North American Olive Oil Association, in tutto ciò, ha le idee chiare. In tema di marketing la Spagna ha fatto grandi passi in avanti, soprattutto sul fronte del mercato estero.

Cos’altro ha da riferire in merito all’Olive Oil World Congress?

Che il prossimo appuntamento vorrebbero fosse organizzato negli Stati Uniti.

L’olio da olive sembra dunque avere delle buone chance…

Il brand olio da olive è oggi cosi forte che talvolta lo si applica anche a vanvera. Mi sono imbattuto in un “simpatico” cartello, che ho provveduto a fotografare, dove si pubblicizzano cosmetici a base di olio d’oliva, ma, paradosso, realizzati con… olio di cocco.

 

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