Economia

Le ultime su olio e olive

Tante le novità della rassegna stampa di questa settimana, tra cui l’attenzione verso i benefici derivanti dal consumo di olive verdi da tavola fermentate, in virtù della loro elevata percentuale di batteri probiotici. Altra evidenza, un’indagine Iri che mostra come il successo delle private label e l’incremento dei prezzi abbiamo stimolato l’aumento del valore delle vendite dell’olio di oliva in Europa

Mariangela Molinari

Le ultime su olio e olive

A spulciare anche questa settimana quanto è stato pubblicato dalla stampa internazionale sull’olio di oliva, appare evidente come questo alimento sia oggetto di continue ricerche e occasione di interessanti scoperte riguardo le sue proprietà per la nostra salute.

Un nuovo studio condotto dal Dipartimento delle scienze della salute dell’Università di Jaén, per esempio, riportato dal sito internet di Radio Jaén, attesta i benefici delle olive verdi da tavola fermentate, che, contenendo un’elevata percentuale di batteri probiotici, si rivelano estremamente utili per il nostro organismo. Dallo studio, guidato dalla professoressa Hikmate Abriouel, è emerso pure come questi batteri siano molto più resistenti di altri alla bile o ai succhi gastrici e, arrivando nell’intestino, riescano ad allontanare i patogeni che possono destabilizzare il nostro sistema digestivo. Questo tipo di olive, dunque, si conclude, oltre a essere fonte di vitamine, acidi grassi monoinsaturi e sali minerali, presentano un elevato potenziale probiotico che le rende attive contro i batteri patogeni e in grado di degradare gli zuccheri complessi.

Sono riportati, invece, da Agroinformación i risultati della ricerca, sempre condotta dall’Università di Jaén, sui benefici del consumo di olio di oliva su pazienti affetti da fibromialgia. Il progetto, intitolato “Fibromialgia e stress ossidativo. Influenza dell’olio di oliva”, è stato sviluppato da un’equipe multidisciplinare, composta da ricercatori dell’Università di Jaén e di Granada e ha visto la partecipazione dal complesso ospedaliero e dell’Associazione contro la fibromialgia di Jaén (Afixa).
Nella ricerca sono stati utilizzati e messi a confronto diversi oli di oliva con una differente concentrazione di antiossidanti. L’olio di oliva extra vergine biologico si è dimostrato quello più incline a migliorare sia i parametri ossidativi in pazienti con fibromialgia, sia la tipica sintomatologia della malattia.

Si cambia decisamente pagina su El olivar, noticias del aceite, in cui si rende nota una ricerca, condotta dal dipartimento di marketing e sociologia dell’Università di Jaén, secondo la quale le attuali classificazioni e denominazioni dell’olio di oliva non sarebbero sufficientemente chiare per il consumatore, che, anzi, davanti allo scaffale, si troverebbe piuttosto confuso. In particolare, i termini non aiuterebbero a comprendere immediatamente le differenze tra le diverse categorie di olio di oliva. Il risultato è che l’olio più consumato in Spagna (40% degli acquisti) è quello denominato “olio di oliva”, mentre l’olio extra vergine di oliva copre solo il 19,2% dei consumi, nonostante la non rilevante differenza di prezzo. Inoltre, quasi il 70% dei consumatori non sa che l’olio di oliva è una miscela di vergine e raffinato. Quasi la metà degli intervistati, infatti, è convinto che sia puro “succo di olive”, non sottoposto ad altri processi.
Secondo Francisco José Torres, direttore del gruppo di ricerca, è auspicabile un sistema di classificazione degli oli di oliva che, in primo luogo, non confonda il consumatore, favorisca la produzione e redditività degli oli di qualità e faciliti la promozione del prodotto.

Sempre su El olivar si dà nota della presentazione, lo scorso 11 maggio, del terzo Master in Amministrazione di imprese olivicole presso l’Università Internazionale dell’Andalusia (UNIA), organizzato in due moduli: un primo, in cui sono impartiti i fondamenti per una buona gestione d’impresa, e un secondo, in cui, invece, responsabili di imprese olivicole nazionali e internazionali portano e condividono la loro esperienza di gestione.

Passando a notizie di taglio più economico, su Mercacei troviamo i risultati di un’indagine IRI, che mostra come il successo delle private label e l’incremento dei prezzi abbiamo stimolato l’aumento del valore delle vendite dell’olio di oliva in Europa che, nonostante la situazione economica incerta e le campagne non proprio soddisfacenti in Spagna, Italia e Grecia, tra gennaio e dicembre 2016 hanno raggiunto i 3 miliardi di euro nell’Europa Occidentale, con prezzi cresciuti in media del 4,8%. A essere interessante è, in particolare, lo sviluppo delle marche commerciali, trainato dal canale discount, che ha ampliato il suo portafoglio prodotti e incrementato l’attività promozionale. Il Regno Unito, per esempio, ha conosciuto uno sviluppo del 5% delle marche del distributore, mentre in Germania le vendite di private label sono cresciute addirittura del 10,8%. Secondo Sebastian Hendricks, consulente IRI, è interessante che il comparto dell’olio di oliva, solitamente dominato da brand noti, si stia aprendo anche alle private label, che oggi possono esibire una qualità di gran lunga superiore rispetto a un tempo.

Restando in ambito economico, su Olimerca troviamo ripreso l’ultimo report del Consiglio Oleicolo Internazionale sul mercato mondiale dell’olio di oliva e le olive da tavola, relativo al periodo ottobre 2016-febbraio 2017. Spicca lo sviluppo a due cifre delle importazioni che nei primi cinque mesi di campagna hanno conosciuto Australia (+58%), Brasile (+36%) e Cina (+34%). Di segno più è comunque anche il trend in Canada (+ 9%), Giappone (+8%) e Usa (+2%), rispetto allo stesso periodo della campagna precedente.

Su Teleborsa.it, infine, si parla di olio di sansa, un prodotto considerato per anni uno “scarto” alimentare, che è venuto assumendo un’importanza cruciale sia in campo alimentare sia nel settore delle energie alternative, per la produzione di biomasse e biocarburanti.
Come viene riportato, “È nata finalmente la Federazione Europea dell’Olio di sansa e della Biomassa da olivo, con l’obiettivo di valorizzare tutti i sottoprodotti della filiera olivicola-olearia, sviluppandone le potenzialità finora inespresse. Ne fanno parte i principali Paesi produttori attraverso le rispettive associazioni: la Spagna con l’ANEO, l’Italia con ASSITOL, la Grecia con la Spel e il Portogallo con l’ANIDA. La sede della nuova federazione, che si chiamerà European Federation of Olive Pomace Oil and Olive Biomass (EUROLIVEPOMACE), è stata fissata a Siviglia. EUROLIVEPOMACE lavorerà anche per promuovere una politica di investimenti in ricerca e sviluppo incentrati sui sottoprodotti, con l’obiettivo di individuare e lanciare impieghi alternativi delle biomasse dell’olivo. Michele Martucci, presidente del Gruppo Olio di sansa di ASSITOL, è stato nominato vicepresidente”.

In apertura le confezioni di “Olio d’Autore” di D’Orazio, n una foto di Gianfranco Maggio

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