Neuromarketing e olio Evo. Cosa accade nel cervello quando si assaggia?
I sensi? Parlano alla nostra mente ancor prima che al palato. A guidare le decisioni del consumatore sono le tre aree del cervello: quella emotiva, quella razionale e quella istintiva. Cerchiamo di capire come possiamo trarre tutti i possibili vantaggi nel far percepire la qualità di un olio extra vergine di oliva oltre le consuete logiche

“Buono” non basta
Nel marketing dell’olio extra vergine di oliva, pensiamo spesso che la qualità parli da sola. Ma la realtà è un po’ diversa: non compriamo con la logica, compriamo con l’emozione.
E il neuromarketing ce lo dimostra, misurando esattamente cosa succede nel cervello del consumatore quando interagisce con un prodotto. Compreso il nostro amato olio Evo.
I sensi parlano al cervello (prima ancora del palato)
Quando ci troviamo di fronte a una bottiglia d’olio, il cervello è già al lavoro:
- Packaging → attiva l’attenzione e genera aspettativa
- Profumo → evoca ricordi, luoghi, emozioni
- Gusto e consistenza → determinano piacere o rifiuto
- Storytelling → dà un senso all’esperienza
Il cervello non valuta solo se l’olio è buono, ma come ci fa sentire. Ecco perché anche il prodotto più eccellente rischia di passare inosservato senza una comunicazione sensoriale coerente e coinvolgente.
Le tre aree del cervello coinvolte nell’esperienza Evo
Per capire davvero come il nostro cervello reagisce davanti a un olio (e a qualsiasi prodotto), dobbiamo conoscere i tre cervelli che guidano le nostre decisioni:
- Sistema limbico – Il cervello emotivo
È la parte che processa le emozioni, i ricordi e i legami affettivi. Quando diciamo “questo olio mi piace”, è qui che nasce quella sensazione. È la sede dell’empatia, della memoria sensoriale, del colpo di fulmine con un prodotto. - Corteccia prefrontale – Il cervello razionale
È la parte più recente, evolutivamente parlando. Serve per analizzare, confrontare, valutare i pro e i contro. La usiamo quando leggiamo dati, etichette tecniche, confrontiamo prezzi. Ma… entra in gioco solo dopo che l’emozione ha fatto il primo passo. - Cervello rettiliano – Il cervello istintivo
È la parte più antica, quella che gestisce le reazioni automatiche e i bisogni primari: sicurezza, fame, piacere, novità. È veloce, diretto, e fondamentale nel marketing: se non lo stimoliamo subito, rischiamo che il nostro messaggio venga ignorato in pochi secondi.
Per una comunicazione davvero efficace, dobbiamo parlare a tutti e tre:
- colpire il rettiliano con immagini forti e semplici,
- emozionare il limbico con storie e sensazioni,
- rassicurare la corteccia con informazioni concrete.
Esempio pratico: la prova d’assaggio
Immagina due situazioni:
- A – Assaggio in fiera, frettoloso, con spiegazioni tecniche: “fruttato medio, retrogusto amaro, percezione del piccante.”
- B – Stessa fiera, ma il produttore racconta: “Questo olio nasce in collina, tra venti secchi e luce intensa. Senti questo tocco di carciofo? È la firma del nostro terreno.”
Entrambi gli assaggi possono essere validi, ma nel secondo caso si attiva l’empatia, il significato, il ricordo. Il cervello “registra” meglio.
E dove c’è memoria, c’è desiderio di acquisto.
Come usare il neuromarketing nella tua comunicazione Evo
- Coinvolgi i sensi: descrivi suoni, colori, profumi. Non solo caratteristiche.
- Crea un racconto: ogni olio ha un’origine, un clima, un volto. Dai vita a quell’identità.
- Usa anche il video e il movimento: il cervello risponde meglio alle immagini dinamiche.
- Progetta esperienze, non solo vetrine: dalle degustazioni all’e-commerce, pensa sempre: “Che emozione sto creando?”
Conclusione: l’olio si vende con il cuore (e con il cervello)
Il neuromarketing non è manipolazione. È ascolto.
Significa capire come ragiona il nostro cliente per poter comunicare in modo più efficace, più vero, più umano.
Perché alla fine, anche nell’olio come nella vita, non ricordiamo ciò che ci spiegano…
Ricordiamo ciò che ci fa sentire qualcosa.
In apertura, illustrazione di Adele Bonaro
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