Olio Evo e neuromarketing. Come il cervello decide prima del gusto
Avete mai notato come, tra tanti, alcuni oli extra vergini di oliva ci attraggano prima ancora di assaggiarli? Non è solo questione di branding o di estetica. È qualcosa di più profondo e di istintivo. È il cervello che, senza nemmeno rendercene conto, decide per noi

Benvenuti nel mondo del neuromarketing applicato all’olio extra vergine di oliva: uno spazio dove scienza, emozioni e strategie di comunicazione si intrecciano per creare una connessione autentica e (quasi) inconscia tra prodotto e consumatore.
Il cervello decide prima della ragione
Secondo gli studi neuroscientifici, il 95% delle decisioni d’acquisto è inconscio, Gerald Zaltman, uno dei padri del neuromarketing, già nel 2003 affermava che «almeno il 95% di tutta la cognizione ha luogo al di sotto della soglia della consapevolezza»
Significa che il nostro cervello “sceglie” ancora prima che noi iniziamo a ragionare.
E cosa guida questa scelta? Segnali sensoriali, emozionali e simbolici.
Nel marketing dell’olio, questo si traduce in:
- la forma della bottiglia
- la texture dell’etichetta
- il colore dominante
- il tono della voce usato nel racconto
- persino il nome del prodotto, o il modo in cui viene descritto
L’effetto priming: il potere del primo impatto
L’effetto priming è un fenomeno psicologico secondo cui l’esposizione a uno stimolo iniziale (detto “prime”) influenza il modo in cui una persona percepisce, elabora o risponde a stimoli successivi, spesso senza che ne sia consapevole. Questo avviene perché il primo stimolo attiva specifici schemi mentali o reti neurali nella memoria, rendendo più accessibili concetti, emozioni o ricordi correlati che possono orientare pensieri e comportamenti futuri.
Il cervello lavora per associazioni. Se vedo un’etichetta elegante, minimale, pulita, il mio cervello associa quell’immagine a un prodotto premium, affidabile, moderno.
Se vedo colori grezzi, font confusi, nomi poco chiari, il mio cervello attiva altre aree: disordine, scarsa qualità, incertezza.
Questa reazione è automatica e rapidissima.
Succede nei primi 3-5 secondi in cui un consumatore entra in contatto con il tuo prodotto.
Ed è proprio lì che si gioca il 50% della partita.
Il cervello ama ciò che capisce subito
Uno dei principi più potenti del neuromarketing è:
“Il cervello ama ciò che gli è familiare, ma premia ciò che lo sorprende in modo sicuro.”
Un olio che si presenta in modo chiaro, leggibile, coerente rassicura.
Un olio che, in più, emoziona o incuriosisce, attiva il circuito della dopamina (ricompensa), creando una connessione positiva.
Questo è il segreto: chiarezza + emozione.
Come applicare il neuromarketing al mondo Evo
Ecco alcune leve pratiche:
- Packaging multisensoriale: materiali vellutati, colori naturali, apertura facilitata.
- Naming evocativo: evita nomi generici. Scegli parole che raccontano.
- Foto che fanno “sentire” il gusto: il cervello reagisce anche alle immagini come se fossero reali.
- Parole calde: usa un linguaggio sensoriale (“vellutato”, “pungente”, “dorato”) e analogie (“come un morso d’autunno”).
- Stimola i valori: salute, famiglia, autenticità, sostenibilità. Sono “ganci” profondi che attivano l’emotività.
Conclusione: l’inconscio è il nostro miglior alleato
Comunicare un olio significa comunicare una sensazione.
E per farlo in modo efficace, dobbiamo parlare al cervello che decide, non solo a quello che analizza.
Il neuromarketing ci aiuta a essere più intuitivi, più empatici, più efficaci.
Perché alla fine, l’olio che scegliamo non è sempre il più buono, ma quello che ci ha fatto sentire qualcosa, prima ancora di aprirlo.
In apertura, illustrazione di AbCommunication
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