Economia

Risorse dalla potatura

I residui agricoli? Non sono un problema da gestire ma beni preziosi per la bioeconomia dei territori. Un convegno che si è svolto presso la Fiera della agricoltura e della zootecnia di Foggia ha evidenziato le interessanti possibilità esistenti per la valorizzazione energetica dei residui di potatura delle colture arboree della Puglia

Marcello Ortenzi

Risorse dalla potatura

Un progetto che ha promosso la valorizzazione energetica dei residui di potatura delle colture arboree da frutto attraverso la nascita di nuove filiere produttive, è stato illustrato in un convegno alla Fiera di Foggia di fine aprile. Si tratta del progetto europeo “uP_running” che vede la partecipazione dell’Università di Foggia e del Distretto Agroalimentare Regionale della Puglia, che si è finito dopo tre anni di attività.

Le potature costituiscono, in una regione come la Puglia particolarmente ricca in oliveti e vigneti, una risorsa di rilevanza strategica. Le procedure meccaniche di raccolta, trinciatura o imballatura dei residui, associate a un’efficiente logistica di mobilitazione, possono consentire un idoneo stoccaggio e un ottimale approvvigionamento agli impianti energetici, per generare calore o elettricità (e perfino frigorie).

Questa strategia persegue l’obiettivo di una maggiore autonomia energetica a servizio delle aziende agricole e si manifesta particolarmente proficua per le cooperative e i consorzi, quando occorra alleggerire in modo rilevante il costo energetico connesso all’esercizio di un frantoio o di una cantina vinicola.

Tra le esperienze fatte durante il progetto quello di Agritre, società attiva nella produzione di energia rinnovabile di Mezzano (RA). La società ha in esercizio un impianto di conversione elettrica di biomasse da 25 MW, oggi alimentato per un 20% con residui di potatura, oltre che paglie cerealicole. L’intento è di aumentare progressivamente il contributo di questa tipologia di residuo fino a un 35%. Inoltre è stata presentata l’esperienza di Tersan Puglia, società che produce compost ammendante per terreni agricoli, a partire dalla raccolta differenziata dell’umido.

L’impiego delle potature può, in questo caso, assumere una triplice valenza: materiale strutturante nella produzione del compost, biocombustibile destinato alla generazione di calore per l’essiccamento del compost prodotto, realizzazione dei biofiltri utili per abbattere il carico odorigeno dei flussi d’aria forzata generati all’interno dell’impianto.

Nell’occasione particolare rilevanza è stata assegnata al tema della valorizzazione dei sottoprodotti del settore agro-alimentare riportando una serie di casi reali ed esperienze concrete in merito a filiere produttive di assoluta innovazione a partire da prodotti e sottoprodotti agrari. Per esempio la produzione d’inulina che è estratta dai residui della coltivazione di carciofo, una delle più tradizionali orticole della Capitanata, ed è un prezioso integratore alimentare, utilizzato in ambito nutrizionale come prebiotico (Cooperativa San Chirico).

L’evento ha evidenziato le numerose possibilità in grado di attivare un nuovo settore produttivo, quello dell’agro-industria in Capitanata, che lungi dal confliggere nei riguardi del già largamente affermato settore agro-alimentare, ne rappresenterebbe una virtuosa articolazione, nell’ambito della simbiosi industriale e sotto l’insegna della sostenibilità ambientale ed economica, per conseguire una maggiore efficienza produttiva, capace di traguardare il compimento di un’economia “zero waste”.

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