Economia

Sicilia olearia vincente con l’Igp

E’ la terza regione d’Italia per produzione, dopo Puglia e Calabria, ma la sua tenacia e professionalità ha permesso di giungere all’ambito traguardo di veder riconosciuta con una attestazione di origine regionale l’intero territorio olivetato. Ciò consente di ottenere un maggiore consenso, dal momento che ovunque nel mondo conoscono il nome dell’isola

Luigi Caricato

Sicilia olearia vincente con l’Igp

Ha circa venti milioni di piante di olivo, la Sicilia. E’ una regione che ha saputo muoversi con grande abilità, ed è stata soprattutto capace di muoversi unita. Aggiungerei anche con coraggio, con determinazione, con la giusta tenacia. Senza mai cadere nella trappola delle divisioni interne, come invece è accaduto e sta tuttora accadendo in altre regioni, tra quelle che tuttora aspirano all’Indicazione geografica protetta per i loro oli.

Disporre di un nome che racchiuda tutte le aree produttive favorisce l’intero comparto, lo avvantaggia ancor più delle singole Dop, che pure hanno la loro imprtanza e centralità. Il vantaggio è certo, anche perché la riconoscibilità di un intero territorio è l’arma vincente che in tanti hanno invece ignorato in passato, rinchiudendosi a riccio nell’orticello di casa, puntando a troppe Dop, dispersive e a volte pure inconcludenti.

La Sicilia invece ha capito il valore dell’Igp, e ha puntato dritto con grande tenacia all’obiettivo da raggiungere. Ci è riuscita anche in poco tempo, segno che se c’è una intesa comune i risulati si portano a casa con successo. Onore al merito, dunque. Onore a chi, come Maurizio Lunetta, con il supporto di tutto il comparto che non ha remato contro, è riuscito nell’intento.

Non era facile. E’ stato un percorso a ostacoli. Anche perché ora non è così semplice come un tempo. Pensate alla Puglia, per esempio. Aspira anch’essa all’olio Igp, ma non ottiene ancora nulla. Anzi, si sono addirittura create divisioni laceranti all’interno del comparto, con due comitati organizzativi in contrapposizione. Tale divisione, inutile starlo a spiegare, sta di fatto impedendo il raggiungimento di un risultato concreto. Onore dunque alla Sicilia, l’unica regione del Sud ad aver ottenuto finora un riconoscimento regionale come l’Igp.

Sono circa 185 mila gli ettari olivetati, e ora questa vasta geografia di olivi è patrimonio comune e condiviso. La produzione di olive, secondo i dati forniti dalla Regione Sicilia, si attesta mediamente su circa tre milioni di quintali, con una produzione di circa 50 mila tonnellate di olio e un fatturato, alla produzione, di circa 220 milioni di euro, mentre, quello del consumo si attesta a circa 500 milioni.

Il comparto – sostengono all’Irvos, che è l’acronimo dell’Istituto regionale vini e oli – è presente in tutte le province siciliane, con una forte presenza, tra l’altro, di produzioni in regime di agricoltura biologica, per complessivi 16 mila ettari di oliveti bio.

L’Indicazione geografica protetta è ormai una acquisizione ufficiale e definitiva. Ci si è arrivati grazie al prezioso apporto dell’Associazione per la tutela dell’olio extra vergine di oliva di Sicilia, in rappresentanza di tutta la filiera olearia, dal campo alla bottiglia.

E’ stato non meno importante il contributo di idee e di azione da parte di alcune figure chiave, come Maurizio Lunetta, il presidente della citata associazione, e, nodimeno, di Lucio Monte, il direttore generale dell’Istituto regionale vini e oli di Sicilia, senza nemmeno trascurare un altro riconosciuto e apprezzato professionista: Dino Catagnano.

Il disciplinare è il punto di forza di questa Igp. Lo è perché è stato redatto bene, con grande professionalità. Lunetta si era preoccupato di far contemplare tutte le specificità di ogni areale produttivo dell’isola. E’ un disciplinare che non trascura infatti nulla, e ha avuto proprio l’obiettivo, condiviso da tutti, di portare avanti, con altrettanto successo, lo spirito che ha attraversato il comparto vitivinicolo siciliano. Da qui, di conseguenza, il successo anche di questa nuove prospettiva, di questo modo di vedere il comparto olivicolo e oleario siciliano. L’attestazione di origine a marchio Igp porta con sé, egregiamente avanti, anche una azione virtuosa, che consiste nel creare le basi solide per la definizione di un sistema olivicolo regionale in grado di garantire, attraverso tali strumenti, un valore aggiunto concreto e non più fittizio e soltanto teorico. Ora, la scommessa è sui mercati internazionali, non solo nei patri confini. L’olio ha tutte le caratteristiche per piacere e riscontrare il pieno favore dei consumatori di ogni continente.

Il controllo sulla conformità della produzione al disciplinare di produzione ricade, come già era noto da tempo, sull’Istituto regionale vini e oli di Sicilia, che è poi l’ente di certificazione riconosciuto dal Ministero delle Politiche agricole.

Lucio Monte, in tante occasioni, ha avuto modo di dichiarare come il personale di cui dispongono è molto competente, quanto professionalmente preparato, ragion per cui i risultati cui tutti ambiscono saranno con ogni certezza garantiti. Maurizio Lunetta, dal canto suo, appena ricevuta la notizia mi ha prontamente inviato un sms festoso: “Siamo riusciti nel nostro obiettivo – ha scritto – grazie al lavoro di tutti. Auguri alla nuova Igp”.

Ecco, sì: il successo, in Sicilia, per l’ottenimento della Igp per l’olio, è stato un successo di tutti: a beneficio di tutti.

Il Disciplinare dell’olio extra vergine di oliva Igp Sicilia QUI

La foto di apertura, un uliveto che si inoltra verso il mare, è di Nino Centonze

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