Economia

Tutti i numeri e le prospettive del comparto oleario

Il rapporto pubblicato da Ismea inquadra il settore internazionale dell’olio da olive, caratterizzato da luci e ombre. Per quanto la campagna di produzione 2021/2022 non abbia rispettato le stime negative effettuate in precedenza, ma abbia, invece, registrato un aumento in termini di tonnellate del 13%, occorre lavorare molto su tutti gli aspetti che compongono questa realtà. In Italia un ruolo chiave è occupato dalle Indicazioni Geografiche, che però meritano una maggiore valorizzazione

Olio Officina

Tutti i numeri e le prospettive del comparto oleario

Con una produzione internazionale pari a 3,4 milioni di tonnellate di olio da olive, le prime stime dello scorso autunno non sono state confermate. I dati iniziali inquadravano la campagna 2021/2022 come scarsa, ma è stato registrato un aumento del 13% rispetto a quella precedente.

Altri aumenti sono stati registrati anche nell’ambito degli scambi globali, che nel 2021 hanno segnato aumenti in valore, proseguendo anche nei primi mesi del 2022.

In Italia, le importazioni di olio di oliva e di sansa hanno registrato una diminuzione in volume del 4%.

Una crescita del 4% in volume si è, invece, riscontrata nelle esportazioni, con un aumento pari al 23% degli introiti.

Positiva anche la ripresa del consumo mondiale, pari al 2% rispetto all’anno precedente che aveva frenato la striscia positiva in corso da tre anni.

La situazione produttiva in Italia registra diffuse preoccupazioni. Per confermare con assoluta certezza questi dati è ancora presto, ma l’assenza di irrigazione in molte aree olivicole, che ha causato problemi di diversa natura, è un fatto oggettivo.

Le precipitazioni sono riprese solo a fine agosto, che nonostante possano aver portato sollievo a piante e olivicoltori, in altre zone può aver favorito la diffusione di diversi agenti patogeni.

Va anche preso in considerazione che, oltre ai problemi di natura climatica, la prossima raccolta nelle zone a più alta vocazione olivicola era già da considerare di scarica per via della naturale alternanza. Si attende, perciò, una produzione non abbondante, nonostante le prossime settimane giocheranno un ruolo determinante per le rese in olio.

Per quanto concerne l’andamento dei costi, alterati per questioni di diversa natura, e soprattutto per via del conflitto russo-ucraino che ha portato a un inevitabile aumento di prezzi nel comparto olio di semi, il segmento dell’extra vergine ha risentito meno delle dinamiche di questa tipologia di oli.

Questo è stato possibile per via delle caratteristiche qualitative che lo collocano lontano dalla categoria “commodity”, ma occorre ricordare che nei primi nove mesi del 2022 ha ugualmente mostrato degli incrementi in tutti i principali Paesi produttori, a esclusione dell’Italia. A pesare in questo ultimo mercato è stata, soprattutto, la maggior produzione della campagna in via di conclusione e i prezzi elevati da cui si partiva.

Gli aumenti dei prezzi unitari di vendita hanno frenato gli acquisti da parte dei nuclei famigliari nei primi sei mesi del 2022. Questi dati sono anche dettati dal ritorno alla normalità post scoppio pandemia, ai quali si somma l’incremento dei prezzi dovuti alle tensioni internazionali e alle spese di produzione sostenute dalle aziende.

E proprio i rincari energetici, e di altra natura, destano preoccupazione da parte degli operatori: la forte incertezza non permette di effettuare previsioni e analisi accurate.

L’intera filiera è consapevole che questi aumenti non potranno essere sostenuti dai consumatori, i quali devono fronteggiare con rincari e costi in rialzo, vedendo diminuire il proprio potere d’acquisto.

In generale, il prezzo dell’extra vergine italiano è sceso del 5%; in Spagna, Grecia e Tunisia invece, sono stati registrati incrementi, rispettivamente, del 14 e 12%.

Recentemente è ripresa la dinamicità della domanda, dove in Spagna è stato registrato anche un aumento di listino: da 3,41 euro al chilo a giugno a 3,79.

Per quanto riguarda il discorso delle Indicazioni Geografiche italiane, i listini sono scesi in Puglia, dove i prezzi della Dop Terre di Bari e della Dop Daunia sono diminuiti del 10% rispetto allo stesso periodo del 2021. A differenza, invece, della Dop Riviera Ligure, con rialzi di prezzi del 16% e dell’Igp Toscano, con l’8% in più.

È possibile scaricare l’intero rapporto Ismea cliccando QUI.

In apertura, Simei, concorso Forme dell’olio di Olio Officina. Foto di Sara Marcheschi 

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia