Economia

Tutti si danno alla canapa

Sono molti i progetti del nuovo anno, e molteplici anche gli impieghi, che possono riguardare edilizia ed efficienza energetica, tessile e moda, alimentazione e farmacologia Alcuni istituti del Cnr hanno tra l’altro dimostrato come sia possibile realizzare un olio di canapa ottimo biocombustibile e cibi per animali dal residuo della spremitura

Marcello Ortenzi

Tutti si danno alla canapa

Il 2014 ha visto un vero e proprio boom di coltivazioni. La sola Assocanapa ha comunicato che sono raddoppiate le aziende agricole coinvolte nella semina che dalle 150 del 2013 sono passate a circa 300 nel 2014, con il conseguente aumento degli ettari coltivati in Italia che da circa 400 (nel 2013) quest’anno sono diventati 1290 con campi di canapa dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. CanaPuglia, Toscanapa, Sativa Molise, Canabruzzo, Lucanapa e l’Associazione per la Canapa Siciliana sono formate da aziende agricole che si sono associate per coltivare centinaia di ettari.

Sono molti ormai che ritengono come la Canapa possa contribuire a far crescere un’industria più sostenibile, canapa intesa come prodotto migliore per l’ambiente che sia intonaco o bio-mattone, bio-plastica, carta, fibra tessile, capace di far crescere una moderna filiera con attori più consapevoli partendo dal piccolo contadino per arrivare alla grande azienda.

Attualmente su scala mondiale la produzione di canapa industriale è aumentata del 50% negli ultimi dieci anni e la Cina è il primo produttore con una superficie coltivata di oltre 60mila ettari. In America è partito un processo oramai inarrestabile, che ha coinvolto anche la canapa industriale, con molti progetti pilota avviati.

La coltivazione di canapa industriale è legale dal 1998 in Italia anche se con diversi vincoli. Le condizioni più rilevanti poste dalla normativa per coltivare la pianta prevedono che la coltivazione deve essere inserita nella denuncia PAC, la semina deve riguardare una cultivar compresa nell’elenco europeo delle varietà con tenore di THC inferiore allo 0,2%, certificata dal cartellino rilasciato dall’ENSE (Ente Nazionale Sementi Elette); si deve comunicare l’avvio della coltivazione alla più vicina stazione delle Forze dell’Ordine, il quantitativo di seme impiegato non deve essere inferiore ai 35 kg per ettaro; l’agricoltore deve avere stipulato contratto di coltivazione con un primo trasformatore autorizzato (Assocanapa srl è autorizzata alla prima trasformazione); la resa in bacchetta secca ottenuta non deve essere inferiore ai 15 quintali per ettaro. Assocanapa, si è poi impegnata per i suoi associati a non coltivare appezzamenti di superficie inferiore a un ettaro e a comunicare annualmente ad AGEA e alle Regioni l’elenco delle coltivazioni dei suoi associati.

Nel 2014 si è avviato anche una sperimentazione per l’utilizzo di parti della pianta per realizzare una super-batteria più efficiente e molto più economica di litio e grafene. Riceratori universitari canadesi hanno rivelato che la fibra di canapa, costituita per il 70% da cellulosa cristallina, può essere trasformata in nanosheets, elettrodi in lamine sottilissime con grande superficie esposta e alta capacità di trasporto e conservazione dell’energia. Questo materiale rivela la capacità di raggiungere e mantenere densità energetiche nettamente superiori a quelle dei dispositivi commerciali come le batterie Li-ion a ioni di litio.

In Italia, nel 2014, è iniziata la costruzione del complesso ad uso abitativo in canapa e calce più grande d’Europa, a Bisceglie, in Puglia, mentre alcuni istituti del CNR hanno dimostrato come sia possibile realizzare un olio di canapa ottimo biocombustibile e cibi per animali dal residuo della spremitura (panello). Inoltre, si è sviluppato il progetto Filagro, finanziato dalla Regione Lombardia, dove alcune caprette hanno avuto una dieta integrata coi semi di canapa e lino.

L’obiettivo è dimostrare le alte capacità nutritive che questi semi possiedono e tentare di trasferirne gli incredibili benefici alimentari nei prodotti della produzione lattiero-casearia. Nelle Marche, tra Macerata e Urbino, tre aziende hanno coltivato canapa con l’obiettivo di costituire un’attività produttiva capace di realizzare una nuova linea cosmetica per uomo, con il nome di “Hippines”. La base è canapa al 100% italiana, con ingredienti certificati biologici.

L’attenzione è molto alta e nel 2015 sarà approvata una legge in grado di dare impulso al settore. Essa ha l’obiettivo di sostenere e promuovere la realizzazione di una filiera nazionale della canapa che, anche in Italia, possa riguardare edilizia ed efficienza energetica, tessile e moda, alimentazione, farmacologia oggi quasi esclusivamente interessati da manufatti di canapa importati.

Il regime d’incentivazione e di promozione del settore, previsto dalla norma in discussione, è basato su cinque “progetti pilota” che devono fare da indispensabile volano nella fase di rilancio della filiera. I progetti prevedono la selezione delle sementi più adatte ai diversi territori, l’organizzazione della produzione, centri di stoccaggio e macerazione e di tutte le fasi di trasformazione dei componenti la pianta con una configurazione di centri apripista a future azioni industriali.
Speriamo che sia la volta buona, per noi che ci crediamo, ma anche per quelli che non ci credono per niente: ne avrebbero benefici anche loro.

L’illustrazione di apertura è tratta dal Museo della Canapa a Sant’Anatolia di Narco, in provincia di Perugia

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