Economia

Tutto intorno all’olio

La rassegna stampa internazionale. Da un lato il dramma della siccità che impensierisce gli olivicoltori spagnoli, dall’altro il Canada che festeggia la produzione del primo olio di oliva 100% canadese, una gran novità, anche se l’avventura non si prospetta semplice. Nel frattempo, il consumo di olio da olive da parte delle famiglie spagnole ha subìto un calo

Mariangela Molinari

Tutto intorno all’olio

Nella rassegna stampa internazionale degli ultimi giorni a emergere in particolare è la preoccupazione dei coltivatori spagnoli per la siccità. Sia su Agroinformación sia su Diario Sur, infatti, vengono espressi i timori per la prossima raccolta: le altissime temperature e la protratta mancanza di piogge cominciano a farsi sentire sulle coltivazioni a secco, mentre la scarsità delle riserve idriche minaccia pure le aree irrigue. Come ha dichiarato Cristóbal Cano, segretario generale di UPA Jaén, l’unione dei piccoli agricoltori di Jaén, “Le scarse disponibilità di acqua non fanno dormire sonni sereni agli olivicoltori e ancora non si vedono prospettive di miglioramento, considerata la mancanza di previsioni di pioggia, e le altissime temperature che stanno debilitando le colture, cui si somma il rischio di grandinate, come quella che nei giorni scorsi ha messo in ginocchio alcune zone di Alcalá la Real (Jaén)”. Anche Juan Luis Ávila, segretario generale di COAG Jaén, coordinatrice delle organizzazioni agricole, ha sottolineato che la chiave della produzione sta nel prossimo autunno. Se non arriveranno le piogge e l’estate non comincerà ad allentare la sua morsa di caldo e siccità, si dovranno fare i conti con una raccolta molto mediocre.

Dal canto suo, Infaoliva, la federazione spagnola dei produttori di olio di oliva, ha precisato che l’attuale siccità è tanto più spinosa per le alte temperature che si stanno registrando proprio in questa fase di formazione del frutto. Si spera, quindi, nelle piogge dell’autunno, per ottenere un prodotto redditizio per il settore e salutare (e con un prezzo ragionevole) per i consumatori.

Mentre la Spagna è crucciata dall’andamento climatico delle ultime settimane (e mesi), il Canada festeggia la produzione del primo olio di oliva 100% canadese. Come racconta Olive Oil Times, infatti, George e Sheri Braun di The Olive Farm, a Salt Spring Island, tra Vancouver Island e la British Columbia, hanno prodotto con successo il loro primo extra vergine dal raccolto 2016, con la complicità di un microclima che nella Fulford Valley ha estati calde e inverni non troppo rigidi. Proprio in questa valle, dunque, George e Sheri, una vera coppia di pionieri, hanno deciso di realizzare il loro sogno di olivicoltori, su 73 acri, 2,5 dei quali coperti da ulivi. Già nel 2012 sono stati impiantati un migliaio di esemplari, tra cui diverse varietà toscane acquistate in California e trasportate in Canada a radice nuda, e il 3 e 4 dicembre 2016 (la precisione della data è doverosa per un evento tanto insolito) le olive sono state raccolte a mano, per essere poi molite cinque ore dopo nel frantoio nuovo di zecca fatto arrivare dall’Italia.
Nonostante l’intenzione di perseverare, l’avventura non si prospetta semplice. L’inverno appena passato, infatti, particolarmente rigido, ha causato la perdita di molti ulivi.

Passiamo dalla “poesia” ai numeri. Mercacei rende noto che la commissione europea, prevede in Ue uno stock finale di campagna di 314.600 tonnellate di olio di oliva, pari a un calo del 26,6% rispetto alla stagione precedente. Di queste, 278mila spettano alla Spagna (-16%), 17mila alla Grecia (-34,6%), 11.100 alla Francia (-55,4%), 5.900 all’Italia (-82,6%) e 2.600 a Cipro (-13,3%).
Nelle ultime previsioni, pubblicate nei giorni scorsi, Bruxelles colloca la produzione europea di olio di oliva sulle 1.742.400 tonnellate per la campagna 2016-17, contro le 2.324.100 tonnellate di quella precedente, con un calo del 25%.
In quanto al commercio, per le esportazioni europee si stima un calo del 6,2%, fino a scendere a quota 1.432.600 tonnellate, 549.1000 delle quali dirette a Paesi terzi (-4,2%) e 883.500 intracomunitarie (-7.3%). In questo caso, l’export spagnolo dovrebbe raggiungere le 925mila tonnellate (+6,5%), 608mila delle quali intracomunitarie (+6,6%) e 316.500 rivolte a Paesi terzi (+6,2%).
D’altro canto, le importazioni comunitarie di olio di oliva saliranno a1.133.200 tonnellate, pari al +4,8% rispetto al 2015-16.
In quanto, invece, ai consumi di olio di oliva in Ue, la Commissione prevede una diminuzione a 1.532.500 tonnellate (-7,4%). Di queste, 495mila sono appannaggio della Spagna (-1,3%), 539mila dell’Italia (-9,8%), 110mila della Grecia (-21,4%), 95mila della Francia (-6,8%) e 70mila del Portogallo (una quota invariata rispetto allo scorso anno).

Restando in ambito di consumi, sempre su Mercacei si evidenzia come lo scorso marzo il consumo di olio di oliva nelle famiglie spagnole sia calato di un 7,2% anno su anno, per arrivare a 32,01 milioni di litri, mentre la spesa per questo prodotto è quantificabile in 119,8 milioni di euro (-4,9% rispetto allo stesso mese del 2016), secondo gli ultimi dati del panel di consumo del Ministero dell’agricoltura (Mapama).

Cambiamo argomento e testata e passiamo alla salute su Olive Oil Times, dove un articolo è dedicato all’olio di cocco, spesso proposto come health food e analizzato, invece, nei suoi effetti meno salutari da una recente ricerca condotta dell’American Heart Association (AHA).
A emergere è in primo luogo il suo elevato contenuto in acidi grassi saturi che arriva addirittura all’82% e lo rende, perciò, poco consigliabile per la salute cardiovascolare. Molto meglio, dunque, secondo il report, sostituirlo con olio di oliva (o, come si suggerisce, quello di girasole), per ridurre i rischi provocati da livelli troppo elevati di colesterolo.
L’organizzazione raccomanda, in ogni caso, di diminuire il più possibile i consumi di alimenti e grassi ricchi in acidi grassi saturi, sostituendoli con quelli ricchi in insaturi, come, per l’appunto olio di oliva, avocado, noci e semi.

Restando nell’ambito delle virtù nutritive dell’olio di oliva, indubbie e da tutti condivise, Olimerca riprende una ricerca pubblicata dall’International Journal of Rheumatic Deseases e condotta da un team di ricercatori dell’Università del Cairo, guidati da Walla’a A. Osman, che comproverebbe le proprietà analgesiche, antipiretiche e antinfiammatorie dell’olio extra vergine di oliva, in una dose di 8 ml per chilo di peso corporeo e in combinazione con l’ibuprofene, principio attivo che rientra nella famiglia dei farmaci antinfiammatori non steroidei, dotato di proprietà analgesica e antipiretica. L’uso dell’olio di oliva unito alla dose terapeutica di quest’ultimo ha dimostrato effetti sinergici nel controllo dei principali sintomi dell’infiammazione acuta e benefici maggiori rispetto al solo uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei.

Sempre su Olimerca viene citato uno studio pubblicato dalla rivista Nutrition in cui si dimostra che i giovani tra i 18 e i 35 anni che regolarmente consumano alimenti con un alto contenuto di grassi polinsaturi, come l’olio extra vergine di oliva, sperimentano un buon equilibrio negli ormoni che regolano il senso di fame e sazietà e, quindi, il controllo dell’appetito. I partecipanti allo studio, infatti, sottoposti a una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi, hanno avuto una diminuzione significativa dell’ormone grelina, che stimola l’appetito, e un aumento del peptide YY, che, invece, aumenta la sensazione di sazietà.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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