Economia

Clamorose deroghe per i controlli ufficiali. Che succede?

Un serio conflitto di interesse sta suscitando imbarazzo. Cosa accade con l’entrata in vigore del nuovo regolamento che disciplina i controlli ufficiali in materia di alimenti creando di fatto delle gravi turbative? Aprendo la possibilità di eseguire controlli analitici utilizzando anche metodi non ufficiali/standardizzati, il Reg. UE 625/2017 determina la paradossale situazione in cui ai laboratori pubblici che operano nel controllo ufficiale vengono richieste minori garanzie circa l'attendibilità e qualità dei dati rispetto ai laboratori privati. A chi giova tutto ciò?

Olio Officina

Clamorose deroghe per i controlli ufficiali. Che succede?

Con l’entrata in vigore di questo Regolamento, si apre la possibilità di eseguire controlli analitici utilizzando anche metodi non ufficiali/standardizzati purché gli stessi siano in grado di dare delle risposte efficaci rispetto ai piani di monitoraggio e controllo.

Questa possibilità, formalizzata in questo modo, è certamente resa necessaria dal ritmo un po’ più lento della legislazione tecnica rispetto a quello più solerte della ricerca scientifica. Però potrebbe comportare anche delle conseguenze difficili da gestire se i metodi non ufficiali, i metodi sperimentali, non vengono capiti per quello che sono, per i limiti che pongono, per le loro debolezze e criticità scientifiche.

Si pensi soltanto al caso della prova del DNA sugli oli che nel 2015 portò a una serie di processi penali a carico di chi dichiarava una certa origine geografica del proprio prodotto e poi questa veniva smentita dal metodo sperimentale messo a punto dal CNR di Perugia di cui oggi nessuno più parla.

Sempre questo Regolamento, poi, mentre all’art. 37 ribadisce l’importanza della qualità dei dati analitici ottenuti nel corso dei controlli ufficiali imponendo ai laboratori ufficiali il requisito dell’accreditamento delle prove, al successivo art. 40 prevede delle clamorose deroghe a questo obbligo. Circostanza che crea la paradossale situazione in cui ai laboratori pubblici che operano nel controllo ufficiale vengono richieste minori garanzie circa l’attendibilità e qualità dei dati rispetto ai laboratori privati che, invero, per motivi di competitività, reputazione e stabilità sono chiamati ad accreditarsi per la maggior parte delle prove eseguite.

Cosa ne pensa Accredia di queste deroghe? E l’autorità garante della concorrenza e del mercato? E che conseguenze ci saranno circa l’attendibilità dei dati analitici quando sulla base degli stessi si formulano pesanti accuse di carattere penale nonché la gogna mediatica?

Resta aperto e non gestito il tema del conflitto di interesse nel quale operano i laboratori che eseguono controlli ufficiali ma che allo stesso tempo si sono aperti al “conto terzi”. Si pensi ai laboratori dell’Agenzia delle Dogane che non solo operano come controllori pubblici, ma anche come istituti di revisione (è il caso del Laboratorio di Roma) nelle controversie sul panel test, nonché come laboratori privati per qualunque azienda chieda un preventivo e un supporto consulenziale.

La foto di apertura è di Olio Officina

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