Economia

Cosa hanno detto a Roma

Il giorno della presentazione dei dati del Monitoraggio degli oli di oliva e di sansa, sono intervenuti Giovanni Zucchi, Claudio Ranzani, Pina Romano, Vincenzo Peluso, Massimo Occhinegro, Angelo Cremonini e Mauro Quadri. Noi li abbiamo ascoltati, hanno detto qualcosa su cui è bene riflettere

L. C.

Cosa hanno detto a Roma

Le parole, tante. Ciò che è emerso, è stato il bisogno di unità. Si cerca il dialogo tra i vari attori della filiera, ma il dialogo è un strada impervia. Per dialogare le persone devono liberarsi di qualcosa. All’incontro romano c’era in rappresentanza di Unaprol il portavoce storico, Michele Bungaro. Peccato sia stata una presenza di passaggio, solo una visita di cortesia e poi via, di ritorno a casa Unaprol.

GIOVANNI ZUCCHI, neopresidente Assitol – E’ un mandato, il mio, che non inizia in maniera felice. La situazione generale non e’ tra le migliori. Abbiamo faticato. Abbiamo faticato tanto. I dati del Monitoraggio servono a farci riflettere. Raccontano il 90 % delle esportazioni. E’ un patrimonio che va sostenuto e garantito. Il lavoro a vantaggio del comparto oleario lo si può fare solo insieme. Pensare a una visione a lungo termine, è questo ciò che è importante. Occorre pensarci bene: per aggiustare il tetto non occorre partire dalle fondamenta della casa.

CLAUDIO RANZANI, direttore Assitol – Lo scorso anno definimmo il 2012 anno fiacco. Il 2013 è stato invece peggiore. L’annata olearia italiana non era andata male, lo scorso anno, ma è debole quest’anno. Aumentando la qualità media, si incrementano i prezzi. In ogni caso l’olio italiano quota sempre di più rispetto a quello estero.
Le vendite sono scese, nel 2013. Un calo nelle vendite e nell’export.
Il nostro export, che stava crescendo anno dopo anno, ha subito un calo; ma questo vale anche per gli spagnoli, in realtà. Il fatto è che l’aumento dei prezzi ha comportato il calo dell’export, come pure il calo dell’import. A fine anno non rimangono giacenze d’olio in giro. L’export è molto sensibile al prezzo. L’olio biologico va bene, ma rappresenta solo l’1% del mercato.
Le cause dello stato attuale. La prima: se i prezzi salgono, le vendite scendono. La seconda: i continui attacchi in Usa e Asia, ma anche le difficoltà in Australia (in Nuova Zelanda) e degli stessi tedeschi. Per non parlare poi dei limiti tecnici. C’è una proposta di legge in California che vuole privilegiare gli oli freschi contro gli oli che debbono fare l’attraversata dell’oceano.
La situazione per fortuna sta migliorando in Italia, dall’autunno scorso, da novembre ad aprile c’è stata una ripresa discreta. La ripresa dell’export da marzo ad aprile (anche se l’Istat lo registra in ritardo). Iniziano però i segnali di delocalizzazioni produttive. Le aziende inziiano a spostare le lavorazioni in altri paesi.
Ci sono inoltre grosse difficoltà per la sansa, la materia prima va peggiorando. Arriva della sansa impoverita, perché privata di nocciolino.
Per ciò che concerne l’olio di oliva, questa categoria perde quota a favore dell’extra vergine, le raffinerie lavorano meno. Non fasciamoci la testa, abbiamo spazio.
Per ciò che concerne la prossima campagna olearia va bene la fioritura, ma c’è un problema: si ostacolano i nostri esportatori. Gli Usa diventando anch’essi produttori hanno cambiato atteggiamento. Prima producevano mille, due mila tonnellate d’olio, adesso dieci mila. Il futuro, insomma, è ricco di incognite.
Ci sono problemi all’estero e difficoltà interne. Mettiamoci dunque al tavolo, anche perché senza una diversa strategia tutto può essere messo in pericolo.

PINA ROMANO, presidente Interporfessione olio di oliva – Le cose si possono fare se si fanno insieme. Molto si può fare, ma occorre rimettere in fila tutto. Ci sono troppe divisioni. Si vedono due fronti distinti. Sarebbe il caso di far diventare il tutto un’unica attività. Una strategia industriale non è possibile se non vi è una strategia agricola. Sono abbastanza positiva. Nel barlume di ripresa io ci vedo il futuro, ma solo se ragioniamo secondo un percorso comune.
Argomento frodi: vanno combattute, ma senza stare a giocare su questo elemento, forzando l’immagine negativa. Parlar bene del settore fa bene al settore.
I dati del Monitoraggio offrono una visione più completa quando si procede con un passo comune. E, a prpoposito di dati, ve ne sono troppi: Agea, Istat, e altri ancora. Qual è il dato italiano? Una bella domanda. Gli spagnoli portano a Bruxelles un dato e quello è, noi invece abbiamo dati ballerini. Cerchiamo allora di mettere insieme tutte le informazioni della filiera. L’Interprofesione ha un ruolo importante, è necessario verificare quanto ancora non e’ stato fatto. Abbiamo per esempio demonizzato l’olio di oliva, pagandone le conseguenze. Non dimentichiamoci che è un pezzo della nostra filiera. Facciamo delle riflessioni attente su quanto prodotto non è eccelso e che pure fa parte della filiera.
La vendita on line, è stata messa in piedi una piattaforma, ma non è successo nulla. Mettere in evidenza il proprio olio prodotto e metterlo a disposizione degli altri, lo ritengo importante: non abbiamo abbandonato l’idea e speriamo in un futuro diverso.
Il nostro obiettivo è in una maggiore collaborazione e in relazioni stabili. Gli aiuti Pac non saranno più quelli di una volta, dobbiamo rendercene conto: anche i produttori devono adattarsi al mercato e abbattere i costi di produzione. E’ necessario trovare un posto in cui confrontarci e dire le cose. Si può ancora fare molto. Occorre mettersi nell’idea e nella volontà di confrontarci. Tagliare i rami secchi, ecco cosa occorre fare, e cercare di costruire qualcosa insieme.

VINCENZO PELUSO, Agea – Gli operatori iscritti al Sian non sono tutti, ce ne aspettiamo di più. (Maggiori dettagli QUI).

MASSIMO OCCHINEGRO, esperto di marketing internazionale – L’analisi condotta lo scorso anno per cercare di capire lo stato di salute delle aziende olearie italiane ha offerto un quadro generale non proprio esaltante. Nella ricerca sono state considerate solo le imprese a marchio italiano. La lettura che in sintesi si può dare è che crescere non paga, anzi. Sono necessarie strategie per muoversi insieme, uniti, altrimenti si prospettano spiacevoli sorprese. Il campione preso in esame è significativo. Dallo stato della realtà emerge l’urgenza di una svolta.

ANGELO CREMONINI, presidente gruppo Oliva in Assitol – I dati del Monitoraggio ci fanno capire che non c’è un vincitore nella filiera. Ci deve far capire anche che occorre compiere un cammino insieme e che occorre agire, e al più presto, ma non solo una volta all’anno e per dirci le stesse cose. Dobbiamo puntare a una situazione migliore. Sono le categorie degli oli da olive meno pregiate a permettere di far conoscere l’olio da olive nei Paesi nuovi, poi lentamente ma progressivamente entrano in scena le migliori qualità. La costante attenzione alle esigenze del consumatore deve essere il nostro riferimento costante. Si sono registrati ostacoli tecnici, il caso Taiwan, o negli Usa i residui di antiparassitari, ma c’è anche la concorrenza spagnola e le spinte oppositive interne.

MAURO QUADRI, Ministero delle Politiche agricole Direzione generale delle politiche comunitarie e internazionali di mercato – Si sono ascoltate parecchie provocazioni oggi. Dal prossimo anno forniremo un unico dato e ciò per testimoniare che la Pubblica Amministrazione sta facendo la sua parte. La difformità di dati c’è, ma esiste perché le norme ci obbligano a fare informazioni in un certo modo. Oggi si sta cercando di dare un quadro unitario. I dati Istat presentavano alcune lacune, ma da settembre i dati ufficiali saranno soltanto quelli forniti da Agea, e ciò significa che saranno presi in considerazione tutti i dati, in modo da avere finalmente un unico dato univoco. Ad oggi si faceva una media dei dati, e ciò ha creato una anomalia.
Colgo dunque positivamente l’invito a fornire obiettivi da portare avanti.
Siamo in difficoltà nell’avere i dati così come ci chiede il Coi, il Consiglio oleicollo internazionale. Intendiamo indirizzare i lavori delle varie misure che sono state adottate finora. Se la filiera riuscisse a fornire dati univoci sarebbe un buon aiuto e tali programmi sarebbero utili all’intero settore.
Sono troppe le norme sugli oli, è vero: non posso che dare ragione. Tanti i regolamenti, ma è stato rivisto un po’ tutto, il lavoro grosso e stato fatto.
Il Coi esprime al riguardo un ruolo importante, visto tra l’altro che l’Ue deputa proprio al Coi il compito di fornire un indirizzo.
Le nostre problematiche riguardano la burocrazia. Bene: occorre aprire un nuovo ciclo. Portare avanti un accordo con altri Paesi membri, facendo in modo che la “famiglia” del Coi si allarghi anche ai Paesi consumatori. Questo nuovo corso noi lo vogliamo, anche perché tali Paesi stanno diventando Paesi consumatori importnti e ciò ci crea problemi di concorrenza, anche perché in diversi casi le norme standard di qualità sono diverse dalle nostre e queste differenze ci creeranno inevitabilmente dei problemi. Ci sono parametri di qualità diversi e diverse categorie merceologiche. Cerchiamo dunque di risolvere il problema alla base, portando tali nuovi Paesi all’interno delle norme comuni Coi. Possiamo avere la stampa contro, d’accordo, ma almeno i parametri non saranno più disarmonici. Aprire ai nuovi Paesi consumatori è importante. Ci si chiede come far partecipare tali Paesi e quali meccanismi mettere in atto. Appena risolto tale problema, avremo risolto senza dubbio il problema più grande dei prossimi dieci anni. Cerchiamo, insomma, di trovare una quadra per tutto.
A livello europeo ci aspetta un appuntamento formale, avremo uno spacchettammo del Reg. 2568, ma non si prevedono tuttavia cambiamenti delle norme.
L’attenzione per il Coi è massima, e c’è tutta l’intenzione , da parte nostra, che il Coi si riprenda.

GIOVANNI ZUCCHI, presidente Assitol – Siamo in fondo. O scaviamo ancora, o risaliamo.

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