Economia

Cosa si legge sull’olio

Tante le notizie dal mondo. C’è l’ingresso di Israele tra i Paesi membri del Coi, con una superficie coltivata a ulivo di 36mila ettari e la scelta orientata alla qualità, con l’82% di extra vergine prodotto. C’è poi la novità del bicchiere rosso granata per l’assaggio e i prezzi all’origine dell’olio spagnolo che tornano a salire. In California? Pare che la precedenza non vada più per gli olivi ma per le mandorle, anche se in compenso sono presenti più di 75 cultivar di olivo

Mariangela Molinari

Cosa si legge sull’olio

Sono diverse le notizie interessanti e le novità apparse questa settimana sulla stampa internazionale. Oleo Revista, per esempio, è una delle tante testate che danno risalto all’accettazione ufficiale da parte del Coi, il Consiglio Oleicolo Internazionale, del bicchiere da degustazione rosso granata per l’olio di oliva, di cui viene confermata la validità nei panel professionali di assaggio e di analisi sensoriale.
La comparsa del nuovo strumento intenderebbe sostituire quello finora utilizzato, di colore blu cobalto, che secondo i ricercatori dell’Università di Jaén non maschererebbe del tutto le tonalità dell’olio contenuto e potrebbe quindi influenzare i degustatori.
Secondo le intenzioni della società spagnola Elaia Zait, dunque, che ha presentato il bicchiere rosso granata, i classici “colleghi” blu sarebbero pronti per la pensione. Sarà così? Stiamo a vedere.

Su Mercacei viene dato spazio all’ingresso a tutti gli effetti di Israele tra i membri del Coi, dopo la ratifica ufficiale dell’accordo firmato il 29 dicembre 2016.
Il Paese annovera una lunga tradizione in fatto di coltivazione dell’ulivo, basti pensare che anticamente ogni cucina era attrezzata con una piccola pressa per l’estrazione di olio dalle olive, e gli oli erano utilizzati sia nella cucina, come condimento, sia come combustibile per l’illuminazione. Di fatto, poi, nel momento della conquista romana nel primo secolo a. C., l’olio era uno degli alimenti base della dieta delle popolazioni locali.
Attualmente Israele conta su una superficie coltivata a ulivo di 36mila ettari. La sua produzione media di olio di oliva si è aggirata negli ultimi cinque anni intorno alle 16.500 tonnellate, l’82% delle quali nella categoria evo e il restante classificato come olio vergine di oliva, mentre il consumo annuale pro capite si aggira sui 2,3 kg. Il Paese produce, inoltre, 15.600 tonnellate di olive da tavola. In questo caso i consumi pro capite annui sono sui 2,6 kg.

Passando alle pagine di Olimerca, leggiamo che nel 2018 sarà l’Argentina a presiedere il Consiglio Oleicolo Internazionale, di cui fa parte dal 2009. Sarà dunque il Paese sudamericano, al quale è stato riconosciuto l’impegno a favore della qualità dell’olio di oliva e delle olive da tavola, a ospitare anche il prossimo incontro dei rappresentanti a giugno 2018.

Sempre su Olimerca si rendono note le stime stilate dalla Commissione Europea sulla campagna 2017-18 alla luce dei primi dati disponibili dall’avvio della raccolta.
La produzione europea nel suo complesso dovrebbe mantenersi in linea con la precedente campagna, con una produzione di 1,790 milioni di tonnellate di olio di oliva, mentre la produzione mondiale dovrebbe aggirarsi sui 2,748 milioni di tonnellate.
I consumi, d’altro canto, potrebbero recuperare, passando da 1,475 milioni di tonnellate a 1,552 milioni: ben lontani, comunque, dal record della campagna 2013-14, quando si superarono gli 1,7 milioni di tonnellate.
In quanto alle esportazioni, si stima che quelle rivolte a Paesi extra europei possano arrivare a 531mila tonnellate (contro le 558mila dell’annata precedente).

Su agroinformacion.com si torna a parlare di prezzi all’origine dell’olio di oliva in Spagna, che interrompono il trend negativo per tornare a salire, seppure molto lentamente, complice l’incremento della domanda. Il Sistema de Información de Precios en Origen (POOLred) ha registrato dal 25 novembre al primo dicembre un totale di 34 operazioni di compravendita tra frantoi e operatori commerciali, a una media di 3,53 euro/kg. Scendendo più nello specifico, gli extra vergini sono sui 3,58 euro/kg, i vergini a 3,44 e i lampanti a 3,35 euro/kg.

Passiamo all’altra sponda dell’Atlantico. Su fooddive.com ci si pone una domanda: la California è pronta a espandere la propria produzione di olio di oliva? In effetti la tendenza è già in atto, sebbene l’olio prodotto localmente rappresenti ancora solo il 5,8% dei consumi complessivi negli Usa. Certo potrebbero essere impiantati nuovi uliveti, ma in California pare che la precedenza vada alle mandorle, nonostante la loro coltivazione richieda il 25% in più di acqua rispetto agli ulivi. Il punto è che gli Stati Uniti sono il terzo mercato a livello mondiale per l’olio di oliva, importato per la maggior parte dall’Italia, anche se potrebbero produrne localmente molto di più. Nella campagna 2015-16, secondo i dati del California Olive Oil Council, gli oltre 400 coltivatori di olive californiani hanno raggiunto il record di 4 milioni di galloni. La crescita nei prossimi anni partirà proprio dal campo. Si stima, infatti, che da qui al 2020 saranno impiantati a ulivi 3.500 nuovi acri ogni anno. E se si conta che in California sono presenti più di 75 cultivar, si comprende come i blend locali possano essere assolutamente unici.
Va comunque detto che molti americani non hanno ancora familiarità con l’olio di oliva, sei su dieci non lo prevedono nel proprio carrello della spesa e, nonostante dal 1990 i consumi siano triplicati, i consumi pro capite sono fermi a 0,8 litri all’anno.

In apertura una foto di Luigi Caricato

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