Economia

Cosa succede quando è lo Stato a condannare all’estinzione l’olivicoltura eroica del nord Italia?

Una follia istituzionale, il Decreto Ministeriale dello scorso 23 novembre 2021. Là dove si evidenziano i criteri e le modalità di utilizzazione del fondo destinato allo sviluppo e al sostegno della filiera olivicola-olearia, si negano nel contempo i diritti di sopravvivenza a un consistente numero di olivicoltori che da secoli esercitano in solitudine il delicato ruolo di tutori dell’ambiente e della biodiversità. Una dura e coraggiosa presa di posizione, quella del Consorzio dell’olio Dop Garda che lancia un grido d’aiuto

Olio Officina

Cosa succede quando è lo Stato a condannare all’estinzione l’olivicoltura eroica del nord Italia?

A volte si resta increduli: come è possibile che lo Stato decida di condannare all’estinzione l’olivicoltura eroica del nord Italia?

Può sembrare strano e assurdo, eppure è la realtà. Succede. È sufficiente leggere il testo del Decreto Ministeriale del 23 novembre 2021 riguardante i criteri e le modalità di utilizzazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno della filiera olivicola-olearia per rendersene conto.

Art. 1 – “Ambito di applicazione e risorse”, dove si chiarisce come la concessione di contributi per il sostegno e lo sviluppo della filiera olivicola-olearia sia finalizzata a “favorire l’aggregazione nel settore, l’incremento della produzione nazionale di olive”, aumentando di conseguenza “la sostenibilità complessiva del settore, con particolare riguardo allo sviluppo e alla salvaguardia delle aree svantaggiate”.

Fin qui nulla da eccepire. È corretto che ci si preoccupi di trovare risorse per rilanciare una olivicoltura italiana allo stremo per mancanza cronica di politiche agricole e decenni di sprechi di danaro pubblico e gestioni fallimentari.

Ora, perdonate, questa nota polemica, ma ci sembra corretto metterla in evidenza, perché corrisponde al vero e nessuno ha mai espresso un mea culpa per lo stato in cui versa l’olivicoltura nazionale

Passiamo avanti, al comma 2 dell’art. 1, dove si legge che “le risorse del «Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole…» sono destinate, per l’anno 2021, alla filiera olivicola-olearia nella misura di 30 milioni di euro ai soggetti beneficiari individuati dal presente decreto”.

Fin qui nulla da eccepire: 30 milioni sono pochi ma utili.

Ed ecco, nello specifico, quanto si legge nel comma 3, riguardo alla ripartizione delle risorse:

  1. 10 milioni di euro per il sostegno di investimenti in nuovi impianti con le caratteristiche di cui all’allegato 1, che si riporta in coda a questo articolo.
  2. 20milioni di euro per il sostegno di investimenti nell’ammodernamento di impianti esistenti con le caratteristiche di cui all’allegato 2, che si riporta in coda a questo articolo.

Eccetera, eccetera.

Art. 2 – “Beneficiari”, dove si riferisce che possono beneficiare del sostegno “i produttori olivicoli associati ad organizzazioni di produttori riconosciute” e “in possesso di fascicolo aziendale attivo inserito nel SIAN e le cui superfici agricole siano contenuteall’interno del medesimo fascicolo aziendale”. Si legge anche che ogni olivicoltore “può presentare un’unicarichiesta di contributo”.

Nell’art. 3 si annuncia una circolare attuativa di Agea “recante le modalità per la presentazione delle domande di sostegno”, e qui la questione si fa seria, quando si legge che ai fini dell’ammissibilità al sostegno l’azienda in questione “deve avere una superfice non inferiore a 2 ettari”. Ora, è evidente che in questo modo si tagliano fuori tutte quelle realtà piccole ma per nulla affatto marginali operanti in territori impervi, in luoghi ubicati soprattutto in aree più estreme e complesse come nel caso di quella olivicoltura universalmente nota come “olivicoltura eroica”.

La questione si fa seria perché di fatto il decreto si contraddice platealmente, visto che nell’art. 1 si fa in particolare riferimento “alla salvaguardia delle aree svantaggiate”.

Ebbene, cosa si intende per aree svantaggiate? È forse da ritenere “svantaggiata” un’area che per propria inefficienza non ha saputo gestire decenni e decenni di finanziamenti, o al contrario un’areale produttivo che opera in condizioni orografiche talmente complesse da richiedere enormi sacrifici?

Non è un aspetto di secondaria importanza comprendere cosa sia da premiare e cosa invece da escludere da questi fondi destinati allo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole.

Ed ecco l’Art. 4, “Contributo ammissibile”, dove, come era prevedibile, si annuncia che sarà Agea a giudicare l’ammissibilità delle domande pervenute, stabilendo “una graduatoria sulla base della superficieinteressata dagli investimenti proposti da ciascun beneficiario, dando priorità agli investimenti nelle aree svamntaggiate”e “con maggior superficie”, calcolando “il relativo contributo riconoscibile fino a esaurimento delle risorse”, e specificando che “ulteriori priorità vengono assegnate agli impianti a partire da 389 piante/ha e con conduzione in irriguo”. Nei vari commi si chiariscono altri aspetti, per esempio si chiarisce che il massimo di aiuti concedibili è quantificato in complessivi euro 25.000 per impresa”.

A firmare i sei articoli del decreto in questione, e i due allegati, è il Ministro delle Politiche agricole Patuanelli. Cosa è avvenuto nel frattempo? Prima di scrivere al riguardo, abbiamo atteso le reazioni, perché ci aspettavamo a dire il vero non una ma tante reazioni, e invece unica voce critica – e speriamo di sbagliarci, perché sarebbe grave il silenzio su questioni così delicate – è stata quella del Consorzio dell’olio Dop Garda. Per il resto, invece, silenzio.

Il Decreto in questione, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 5 dell’8 gennaio 2022, lascia senza parole di fronte a una simile follia istituzionale, giacché si tratta di risorse vive, fondamentali, e soprattutto utili per tutte quelle aree realmente svantaggiate che non son o state prese in considerazione.

La beffa deriva dal fatto che vengono esclusi dai contributi proprio quei produttori olivicoli che più ne hanno bisogno. In tutto ciò, ho molto apprezzato lo spirito battagliero della presidente del Consorzio Dop Garda, Laura Turri, che si oppone al fatto che l’ammissibilità al contributo valga solo per le aziende la cui superficie olivetata sia pari o superiore a 2 ettari, un limite che, nel caso della vasta area della Dop Garda Dop – che comprende Lombardia, Veneto e Trentino – come chiarisce molto opportunamente la presidente Turri, “vuol dire non concedere aiuti ad oltre l’80% degli olivicoltori”.

In una nota stampa diffusa nei giorni scorsi si sostiene sia stata “una doccia fredda, per i 470 soci del Consorzio di Tutela dell’olio extra vergine di oliva Garda Dop”. Qualcuno magari potrà affermare che 470 operatori siano una esiguità rispetto alle centinaia di migliaia di produttori, ma la questione è ben diversa. In questo caso a prendere coraggiosamente posizione è un consorzio di tutela, mentre di fatto i territori coinvolti comprendono molte altre regioni, là dove l’olivicoltura è praticata in aree svantaggiate. Ora, resta appunto da chiarire cosa si intenda per aree svantaggiate.

Nella nota stampa citata si legge che la decisione di elargire il contributo esclusivamente alle aziende legate ad Organizzazioni di Produttori riconosciute di fatto esclude le aziende associate solo al Consorzio di Tutela. E c’è in particolare un virgolettato che volentieri riportiamo, dove si mette in chiaro quanto questo discutibile decreto, secondo la presidente del Consorzio Dop Garda, Laura Turri , sia «una scelta che a noi produttori appare in contrasto gli obiettivi del D.M. e con il ruolo stesso del Consorzio di Tutela che, come riconosciuto dallo stesso Ministero per le Politiche Agricole, è di tutelare e promuovere il prodotto Garda Dop ma anche assistere i soci nel perseguire la qualità dell’olio e la sostenibilità della filiera di cui facciamo parte».

Citiamo sempre Laura Turri, molto convincente nelle sue dichiarazioni che richiedono una adeguata risposta da parte delle Istituzioni: «l’olivicoltura del Garda – dice – è molto più simile ad altri settori, come ad esempio il comparto del vino, dove spesso le produzioni più blasonate provengono da piccole particelle di territorio. È il caso della menzione “Vigna” per l’Amarone della Valpolicella Docg o “Rive” nel Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg; ma se nel settore enologico i sostegni vengono erogati anche a chi possiede piccolissimi appezzamenti di vigneto, salvaguardando così produzioni storiche e di nicchia, non altrettanto avviene per la filiera olivicola-olearia; anzi, come sottolineato nel Decreto, il Ministero preferisce dare priorità agli investimenti nelle aree di maggiore superficie e caratterizzate da una grande densità. Purtroppo, questo significa non tenere conto della particolarità del nostro territorio, la cui morfologia non consente l’ampliamento degli uliveti».

Condividendo in toto questa posizione, che definiamo coraggiosa in quanto oppone, a scelte politiche miopi e azzardate, delle valutazioni pienamente supportate da criteri di buon senso, riportiamo volentieri altre considerazioni tratte dalla nota stampa diffusa dal Consorzio di tutela dell’olio Dop Garda.

Si legge in particolare che “è proprio la conformazione territoriale, tra le montagne e il lago, a garantire l’altissima qualità del prodotto (oggi l’olio Garda Dop è tra le prime dieci Dop olivicole d’Italia) e a disegnare i confini degli oliveti, con la conseguente parcellizzazione delle produzioni: basti pensare che la superficie totale iscritta alla denominazione è di 793 ettari, distribuita tra 549 olivicoltori. «Paradossalmente – precisa la presidente Laura Turri – è proprio questa particolare struttura geografica ad escluderci dai sostegni economici destinati alla filiera di cui facciamo parte».

Tra l’altro, va pure precisato come l’olivicoltura gardesana abbia affrontato nell’ultimo periodo ben due olivagioni desolanti. Come non ricordare le difficili campagne di raccolta 2019 e 2021, con una produzione di olio Dop Garda praticamente azzerata.

Laura Turri non lascia spazio a equivoci: «Viviamo – ha detto – una situazione di totale incertezza, con i soci del nostro consorzio che non potranno sostenere a lungo senza aiuti economici, causando il definitivo abbandono degli oliveti».

Mettere in pregiudizio una produzione a Denominazione di origine protetta – e questa è una nostra amara considerazione – recherebbe un gravissimo danno non solo all’economia, ma al paesaggio e all’ambiente, e di conseguenza al turismo e alle comunità.

Al Consorzio di tutela Dell’olio Dop Garda va dato il merito di aver messo in luce le anomalie di un decreto, nel silenzio generale di un Paese sordo e insensibile. E le motivazioni che esprimono sono ampiamente condivisibili: «è proprio la suddivisione della superficie produttiva in tanti piccoli oliveti, curati “maniacalmente” come giardini e non come aree agricole, ad aver reso le sponde del Garda ciò che oggi il mondo conosce: la “Riviera degli ulivi” dove, sulle “terrazze” affacciate sul Lago, nasce da secoli un prodotto di altissima qualità, celebrato già a partire dal Medioevo».

Fin qui il comunicato stampa, dove le affermazioni della presidente Laura Turri sono da incorniciare. E infatti le riportiamo, rilanciandole: «Come Consorzio di tutela dell’olio Dop Garda auspichiamo che questo nostro grido di aiuto sia ascoltato da chi potrà trovare soluzioni e risorse da destinare al sostegno dei nostri olivicoltori che coltivano e proteggono gli olivi del Garda, nonostante un risultato economico sempre meno soddisfacente. L’alternativa – aggiunge la Turri – sarà la scomparsa dell’olivicoltura gardesana e, con essa, la perdita di un patrimonio di cultura, storia, tradizioni, valori e biodiversità di cui noi produttori siamo, oramai, gli ultimi custodi».

Il Decreto Ministeriale del 23 novembre 2021 ha delle falle evidenti. È un atto di miopia politica che si spera si possa presto correggere in corso d’opera. Diversamente, sarebbe una ennesima e desolante sconfitta per il Paese.

ALLEGATI Decreto Ministeriale del 23 novembre 2021

   Allegato 1 
 
                   INVESTIMENTI IN NUOVI IMPIANTI 
 
    Sono ammissibili al contributo di cui all'art. 1, comma 3,  punto
a), gli investimenti  in  nuovi  impianti  che  rispettano  tutte  le
seguenti condizioni e criteri oggettivi: 
      i. Superficie minima interessata pari a 2 ha; 
      ii.   Utilizzo    esclusivamente    di    cultivar    italiane,
storiche/autoctone,  appartenenti  all'elenco  delle  cultivar  della
biodiversita' nazionale da piante auto radicate o innestate (di  eta'
non inferiore ai diciotto mesi) di cui  all'allegato  1  del  decreto
ministeriale n.  7521  del  4  marzo  2016  recante  «Attuazione  del
registro  nazionale  delle  varieta'  delle   piante   da   frutto» e
successive modificazioni ed integrazioni (uno specifico elenco  delle
cultivar italiane autoctone sara' predisposto dal Dipartimento  delle
politiche competitive, della qualita' agroalimentare, della  pesca  e
dell'ippica); 
      iii. Adozione di sistemi di agricoltura di precisione (DSS) con
sensori di campo. 
    Nell'ambito di tale misura, sono ammesse a  contributo  le  spese
per impianto di nuovi oliveti, sostenute per le seguenti tipologie di
operazione: 
 
                            IMPIANTO BASE 
 
    1) Lavorazioni preparatorie, 
    2) Concimazioni di fondo, 
    3) Squadratura e picchettamento, 
    4) Acquisto piantine, 
    5) Messa a dimora, 
    6) Tutori. 
 
                          COSTI AGGIUNTIVI 
 
    1) Scasso, 
    2) Shelter, 
    3) Impianto irriguo a goccia (materiali e manodopera), 
    4) Impianto di sostegno dedicato (materiali e manodopera). 
    Di seguito, si riporta la tabella  di  sintesi  delle  unita'  di
costo standard ammesse al contributo, per un impianto allevato a vaso
(costi ad ha): 
    

+=======================+=============================+
|                OLIVO ALLEVATO A VASO                |
+=======================+=============================+
|Operazione             |Da 389 piante/ha             |
+-----------------------+-----------------------------+
|impianto base          |Euro 8.353,00                |
+-----------------------+-----------------------------+
|importo aggiuntivo per |                             |
|scasso                 |Euro 820,00                  |
+-----------------------+-----------------------------+
|importo aggiuntivo per |                             |
|impianto irriguo       |Euro 1.450,00                |
+-----------------------+-----------------------------+
|importo aggiuntivo per |                             |
|struttura di sostegno  |Euro 1.744,00                |
+-----------------------+-----------------------------+
|importo aggiuntivo per |                             |
|shelter                |Euro 210,00                  |
+-----------------------+-----------------------------+

+=======================+=======================+
|          OLIVO ALLEVATO A VASO                |
+=======================+=======================+
|Operazione             |Fino a 388 piante/ha   |
+-----------------------+-----------------------+
|impianto base          |Euro 4.581,00          |
+-----------------------+-----------------------+
|importo aggiuntivo per |                       |
|scasso                 |Euro 820,00            |
+-----------------------+-----------------------+
|importo aggiuntivo per |                       |
|impianto irriguo       |Euro 1.229,00          |
+-----------------------+-----------------------+
|importo aggiuntivo per |                       |
|struttura di sostegno  |Euro 1.482,00          |
+-----------------------+-----------------------+
|importo aggiuntivo per |                       |
|shelter                |Euro 116,00            |
+-----------------------+-----------------------+
    
    La tabella i costi ammissibili al contributo di cui  al  presente
decreto sono riferiti all'Unita' di costo Standard (UCS)  redatta  da
ISMEA/Rete   rurale   nazionale.   Tale   approccio    consente    la
individuazione di un costo standard applicabile in tutte le  regioni,
consentendo  cosi'  l'applicazione  della  misura  in  modo  omogeneo
sull'intero territorio nazionale.  
 Allegato 2 
 
                   INVESTIMENTI IN AMMODERNAMENTO 
 
    Sono ammissibili al contributo di cui all'art. 1, comma 3,  punto
b, gli investimenti  in  ammodernamento  di  impianti  esistenti  che
rispettano tutte le seguenti condizioni e criteri oggettivi: 
      i. Superficie minima interessata pari a 2 ha; 
      ii.   Utilizzo    esclusivamente    di    cultivar    italiane,
storiche/autoctone,  appartenenti  all'elenco  delle  cultivar  della
biodiversita' nazionale da piante auto radicate o innestate (di  eta'
non inferiore ai diciotto mesi) di cui  all'allegato  1  del  decreto
ministeriale n.  7521  del  4  marzo  2016  recante  «Attuazione  del
registro  nazionale  delle  varieta'  delle  piante  da   frutto»   e
successive modificazioni ed integrazioni (uno specifico elenco  delle
cultivar italiane autoctone sara' predisposto dal Dipartimento  delle
politiche competitive, della qualita' agroalimentare, della  pesca  e
dell'ippica); 
      iii. Eta' degli olivi pari o superiore a 40 anni; 
      iv. Adozione di sistemi di agricoltura di precisione (DSS)  con
sensori di campo. 
    Nell'ambito di tale misura, sono ammesse a  contributo  le  spese
sostenute per le seguenti tipologie di operazione: 
      1) Infittimento oliveti esistenti, 
      2) Reimpianto oliveti esistenti/riconversione varietale, 
      3) Interventi di potatura straordinaria finalizzate al recupero
produttivo degli oliveti, ivi compresa quella di riforma, 
      4) Realizzazione impianto irriguo a goccia. 
    

+=========================+===================+
|   OLIVO ALLEVATO A VASO (Da 389 piante/ha)  |
+=========================+===================+
|Operazione               |euro               |
+-------------------------+-------------------+
|Reimpianto oliveti       |                   |
|esistenti (costi ad ha)  |                   |
+-------------------------+-------------------+
|Estirpazione             |4.000,00           |
+-------------------------+-------------------+
|Impianto base            |8.353,00           |
+-------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per   |                   |
|scasso                   |820,00             |
+-------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per   |                   |
|impianto irriguo         |1.450,00           |
+-------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per   |                   |
|struttura di sostegno    |1.744,00           |
+-------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per   |                   |
|shelter                  |210,00             |
+-------------------------+-------------------+
|                         |                   |
+-------------------------+-------------------+
|Infittimento (costo a    |                   |
|pianta)                  |8,00               |
+-------------------------+-------------------+
|                         |                   |
+-------------------------+-------------------+
|Potatura di riforma      |                   |
|(costo a pianta)         |22,00              |
+-------------------------+-------------------+

+===========================+===================+
| OLIVO ALLEVATO A VASO (Fino a 388 piante/ha)  |
+===========================+===================+
|Operazione                 |euro               |
+---------------------------+-------------------+
|Reimpianto oliveti         |                   |
|esistenti (costi ad ha)    |                   |
+---------------------------+-------------------+
|Estirpazione               |4.000,00           |
+---------------------------+-------------------+
|Impianto base              |4.581,00           |
+---------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per     |                   |
|scasso                     |820,00             |
+---------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per     |                   |
|impianto irriguo           |1.229,00           |
+---------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per     |                   |
|struttura di sostegno      |1.482,00           |
+---------------------------+-------------------+
|Importo aggiuntivo per     |                   |
|shelter                    |116,00             |
+---------------------------+-------------------+
|                           |                   |
+---------------------------+-------------------+
|Infittimento (costo a      |                   |
|pianta)                    |8,00               |
+---------------------------+-------------------+
|Potatura di riforma (costo |                   |
|a pianta)                  |22,00              |
+---------------------------+-------------------+
    
    Per le operazioni di estirpazione,  infittimento  e  potatura  di
riforma, trattasi di costi massimi ammessi a contributo  in  base  ai
valori medi. 

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