Economia

I cambiamenti sociali e demografici influenzano i consumi di olio

A livello mondiale sono quasi raddoppiati negli ultimi trent’anni, soprattutto nei Paesi non aderenti al Coi. Adesso rappresentano il 29% del consumo totale, rispetto al 14% di qualche decennio fa.Nostra intervista al direttore esecutivo del Consiglio oleicolo internazionale Abdellatif Ghedira, che dichiara “È inconcepibile che l’olio d’oliva costituisca solo il 3% di tutti gli oli utilizzati al mondo”

Luigi Caricato

I cambiamenti sociali e demografici influenzano i consumi di olio

– Direttor Ghedira, in questo periodo storico l’olio ricavato dalle olive sta davvero diventato interetnico. Non è più limitato alla sola zona mediterranea. Anche lei è d’accordo con questa visione universale dell’olio d’oliva? Il Coi ha dei progetti attraverso i quali operare al fine di indirizzare il consumo e i modi d’uso nei paesi n cui l’olio d’oliva non è ancora sufficientemente conosciuto?

Il nostro obiettivo principale è promuovere il consumo, sia nei tradizionali paesi produttori che nel resto del mondo. È inconcepibile che l’olio d’oliva costituisca solo il 3% di tutti gli oli utilizzati al mondo. Con i vantaggi alimentari, medici, cosmetici ed ambientali che presenta, tutti scientificamente provati, non dovrebbe aver bisogno di pubblicità o promozioni: dovrebbe essere un comune prodotto casalingo. Quindi, continueremo il nostro lavoro nei paesi chiave, come gli Stati Uniti ed il Giappone.

Stiamo inoltre avviando nuove campagne in Cina ed Australia, con l’obiettivo finale di rendere questi paesi membri del COI. Stiamo anche valutando l’organizzazione di seminari regionali di sensibilizzazione e informazione in America Latina, Africa meridionale ed Europa dell’Est.

Per far ciò abbiamo bisogno di un team compatto, determinato e unito, che creda nei nostri obiettivi e che possa proseguire sul percorso tracciato negli ultimi quattro anni. Tenendo a mente questo, tutto andrà di bene in meglio. Non abbiamo quindi la necessità di cambiare il team che ha svolto un ruolo tanto importante per il successo del mandato precedente. Saremo giudicati dai nostri risultati.

– Uno dei punti di forza dell’olio EVO è l’importante ruolo svolto nei settori fondamentali della salute e della nutrizione, eppure si discute molto del sistema “nutri-score” e delle cosiddette etichette “a semaforo”, che penalizzano anche cibi sani quale l’olio d’oliva. Come è possibile affrontare questi problemi?

L’olio d’oliva non è più prodotto esclusivamente nell’area Mediterranea. Oggi l’ulivo cresce in più di 60 paesi ed è presente in tutti i continenti tranne l’Antartide.

Questo aumenta il consumo, poiché i paesi produttori tendono ad essere i maggiori consumatori – il 70% circa del consumo è concentrato nei paesi membri del COI. Il COI è stato un pioniere nella promozione dei prodotti oleicoli nei mercati non tradizionali, ma negli ultimi anni si è concentrato sulla promozione delle regole commerciali per gli oli d’oliva. Di conseguenza, il Giappone ha il suo primo laboratorio e un comitato di assaggio riconosciuto dal COI. Speriamo che lo stesso avvenga presto anche in Cina.

Tuttavia, il consumo è diminuito significativamente negli ultimi 10 anni di coltivazione, soprattutto in paesi produttori dell’Unione Europea. Per comprendere ciò, sperando di trovare una soluzione, il Segretariato Esecutivo ha proposto uno studio di tre anni sul comportamento dei consumatori, il quale inizierà in Spagna, Italia e Grecia nel 2020.

Al Segretariato crediamo che la promozione dell’olio d’oliva sia negli Stati Membri che nei mercati esteri sia essenziale per far aumentare il consumo, dato che molti consumatori non sono a conoscenza degli usi e dei benefici dell’olio d’oliva.

L’olio d’oliva è il grasso monoinsaturo per eccellenza ed il grasso preferito in una dieta equilibrata. Grazie al contenuto di acido oleico ed alla presenza di composti minori e antiossidanti (nell’olio d’oliva vergine), esso non è solo un prodotto naturale dagli innegabili benefici per la salute: può anche aiutare a prevenire malattie croniche, l’invecchiamento e persino l’obesità promuovendo l’assorbimento di altri nutrienti ed il metabolismo di altri componenti. Tali benefici sono stati tutti scientificamente provati. Le sue caratteristiche organolettiche e nutrizionali uniche lo rendono il grasso da scegliere per una dieta sana e naturale. Molti studi hanno dimostrato che la cosa più importante non è la quantità di grasso assunta ma la qualità. Per quanto riguarda il Nutri-score, questa non è la prima volta che l’olio d’oliva viene penalizzato paragonandolo ad altri prodotti. È importante considerare la composizione complessiva del prodotto ed il suo ruolo in una dieta bilanciata, promuovendo il consumo di altri cibi altamente nutrienti. È altresì importante far circolare le prove scientifiche che dimostrano le proprietà nutrizionali dei prodotti a base di olive ed evitare di generalizzare e creare confusione prendendo in considerazione soltanto il contenuto di grassi/acidi grassi saturi, zucchero e sale.

– Perché in alcuni distretti come il Nord Africa il consumo pro-capite è ancora così basso? È solo una questione di accessibilità economica, perché solo le classi sociali più ricche possono permettersi il prodotto, oppure è una questione culturale?

Allo stesso tempo, il consumo pro-capite è in calo nei tradizionali paesi consumatori, come l’Italia, la Spagna e la Grecia. Questa diminuzione è dovuta al fatto che i consumi non domestici stanno gradualmente aumentando, e per questo le famiglie consumano meno a casa, o pensa ci siano altri motivi?

Fattori economici, sociali e demografici sono fondamentali per comprendere il consumo dell’olio d’oliva. Alcuni paesi, come l’Algeria, l’Egitto e l’Iran, tradizionalmente producono olive da tavola, perciò il consumo pro-capite dell’olio d’oliva è relativamente basso. Questo risulta ancora più basso quando paragonato al consumo di olive da tavola. Nell’annata del 2016/2017, l’Egitto ha consumato 22.000 tonnellate di olio d’oliva, paragonate a 400.500tonnellate di olive da tavola. In Algeria, questi dati erano rispettivamente di 67.000 e 297.000 tonnellate; in Iran, 8.000 e 71.000 tonnellate.

Il consumo mondiale è quasi raddoppiato negli ultimi trent’anni, soprattutto nei paesi non membri del COI, che adesso rappresentano il 29% del consumo totale rispetto al 14% di qualche decennio fa.

Il consumo è diminuito complessivamente nell’Unione Europea negli ultimi anni. Nell’annata del 2004/2005, l’UE ha consumato il 71% del totale globale. Oggi ne consuma il 52%. Ciò contrasta la tendenza generale al rialzo osservata a livello globale, che nello stesso periodo ha visto i consumi passare dal 29% al 48%.

È chiaro che i cambiamenti sociali e demografici influiscano sul consumo nei paesi in cui esiste una cultura dell’olio d’oliva. Tuttavia, sembra che la politica di garanzia dei prezzi e di promozione del consumo di olio d’oliva non stia funzionando come previsto. Pertanto, dobbiamo fare di più per incrementare, o almeno mantenere, il consumo nell’UE.

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