Economia

Il prezzo giusto dell’olio

Non ha senso risparmiare sull'olio. Quando lo si acquista, è bene soffermarsi non tanto sul prezzo apparentemente più conveniente, ma sul miglior rapporto qualità-prezzo-rendimento. C'è solo un problema: pur vantando una grande e radicata tradizione nei consumi, non esiste ancora una capacità di discernere tra ciò che è buono e ciò che non lo è

Luigi Caricato

Il prezzo giusto dell’olio

Il prezzo. Tutto ruota intorno al prezzo. Quando si è davanti a uno scaffale, la tentazione è sempre la solita: risparmiare. E questo accade indistintamente con tutte le merci. Figuriamoci con l’olio, ormai svilito nel suo valore originario e identitario.

L’invito, pertanto, è a non restare attratti da un prezzo basso: meglio evitare di scegliere in funzione del prezzo apparentemente più conveniente. La diffidenza però va estesa non solo ai primi prezzi. Anche gli oli dal prezzo eccessivamente alto, sproporzionato, non sono da preferire a priori.

Il consumatore non è in grado di riconoscere la qualità e nemmeno si cura di farlo. Si accontenta di scegliere proprio così come avviene per qualsiasi altra merce in promozione: a occhi chiusi. E invece la scelta può sempre orientarsi al risparmio – anche perché si tratta comunque di una scelta in ogni caso legittima e comprensibile – ma che sia il più consapevole possibile. Il problema, tuttora irrisolto, è che il consumatore non conosce l’olio, anche se rispetto al passato ne sa molto di più. Lo consuma, talvolta anche in abbondanza, ma non conosce di fatto i criteri per individuare la qualità di un olio. E soprattutto non ne conosce la segmentazione dei profili qualitativi rispetto all’impiego che deve farne.

I tentativi di indirizzare il consumatore verso scelte consapevoli sono state finora fallaci, perché non hanno saputo finora coinvolgerlo sul piano intellettuale, ma hanno agito solo facendo leva sulla paura, sostenendo, per esempio, che un olio da primo prezzo intrinsecamente faccia male e sia frutto di alterazioni, ma non è così. Può esserci in commercio un olio dal prezzo conveniente migliore di un olio dal prezzo elevato.

Restituire valore all’olio significa riuscire a far capire all’interlocutore che la scelta di acquisto si fonda tutta sulla conoscenza. L’errore commesso da tanti operatori del settore, è consistito invece nell’imporre consigli inadeguati e incomprensibili ai non esperti.

Alcuni sostengono che l’olio debba costare una determinata cifra, ma non è corretto, perché i prezzi di un olio variano in funzione di tanti fattori.

Non è possibile per esempio stabilire un prezzo minimo di un olio, che sia orientativo per le scelte, anche perché il mercato è complesso e risente di molti condizionamenti. C’è inoltre da osservare che i prezzi degli extra vergini sono di volta in volta cangianti, in funzione della provenienza, o degli eventi stagionali e climatici, o della effettiva disponibilità di prodotto sul mercato.

Ma se non esiste un prezzo valido per tutti i contesti e tutti i luoghi, va sicuramente fatto comprendere un concetto fondamentale, ovvero che non ha alcun senso, nell’atto dell’acquisto, risparmiare sul prezzo. La scelta va fatta sempre in relazione a ciò che piace, in base al nostro gradimento, e possibilmente scegliendo tra diverse opzioni, provando tutti gli oli presenti sugli scaffali (non sono poi tanti) e in particolare la scelta di un olio va effettuata in relazione al rapporto qualità-prezzo-rendimento. È questo un modo di rapportarsi che non viene invece compreso, né tanto meno viene fatto comprendere al consumatore.

La qualità la si riconosce quando la si acquisisce come dato culturale. La qualità viene prima di tutto, sempre, e il risparmio, legittimo, deve essere però una scelta che non deve mai deprimere la qualità. Non ha senso d’altra parte scegliere oli mediocri, visto che dobbiamo soddisfare le esigenze e la corretta funzionalità del nostro corpo.

Un buon olio deve anche soddisfarci dal punto di vista edonistico: dobbiamo pertanto provare piacere e non fastidio, al momento dell’impiego. E poi, la vera sfida è tutta nel creare le giuste motivazioni. Per questo al consumatore non occorre proporre solo una merce, ma qualcosa che va oltre la mera merce, altrimenti nessuna scelta potrà mai essere una buona scelta. Vincerebbe sempre il prezzo più ruffiano.

Occorre fare cultura di prodotto, ma farla bene, senza imporre mai nulla, ma provocando intellettualmente l’interlocutore. Contro ogni pregiudizio ormai consolidato, molti ignorano che con un extra vergine di qualità si risparmia in misura maggiore rispetto a un extra vergine di scarso pregio. C’è un motivo che non viene mai messo nel giusto rilievo: il fatto che un olio di alta qualità abbia quale diretta conseguenza un più alto rendimento: se ne versa poco, quel tanto necessario per condire.

Ebbene, quel “poco”, se buono, ha un più alto potere condente. E’ sufficiente versare un solo cucchiaio, l’equivalente di circa 13 ml. Meno olio, ma più buono, e sicuramente più funzionale. Si assumerà di conseguenza una minore quantità di grasso, soltanto quella necessaria per insaporire e rendere appetibili e digeribili i cibi. Si guadagnerà con certezza in salute e gusto. Sono queste le elementari nozioni che andrebbero trasmesse, non le notizie urticanti che si sono lette e ascoltate negli ultimi anni, tendenti perlopiù a spaventare il consumatore, anziché a portarlo verso la conoscenza. La strada maestra è sempre l’educazione, ma oggi non sappiamo più educare, perché costa fatica e non garantisce mai risultati certi.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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