Economia

Italia dell’olio sotto attacco

E’ un gioco al massacro senza precedenti. Un’azione sinergica che agisce su più fronti, anche a livello internazionale. Molti si basano su dati storici, vecchi di oltre trent’anni. Li riattualizzano confondendo le carte. Poi subentra il gioco autolesionista caslingo, con la regia di organizzazioni di produttori non meglio specificate

Massimo Occhinegro

Italia dell’olio sotto attacco

La strategia d’attacco è servita. Da Tom Mueller a John Spink e Douglas Moyer, passando per l’Italia di Coldiretti. Il tutto con la complicità dei media, con giornalisti e inchiestatari vari (da L’Espresso a il Fatto Quotidiano, fino a giornali minori come Viaggi di Gusto, senza trascurare libri come Cibo Criminale ed Extravirginity) e adesso, anche con Esther De Lange, europarlamentare dei Paesi Bassi. Le bufale dilagano e il tempismo è molto sospetto.

Ecco che l’attacco americano all’olio di oliva europeo diventa sempre più serrato. In Italia non tutti comprendono che si tratta di un attacco senza precedenti, una lotta americana versus l’egemonia di mercato, soprattutto italiana, nel Paese a stelle e strisce.

Al contrario, alcuni piccoli produttori, direttamente o per il tramite delle associazioni a cui aderiscono, plaudono gaudenti come se fossero arrivati tanti messia dell’olio, capeggiati dall’americano in Italia, Tom Mueller, capaci di risollevare le loro sorti portate al declino dalle stesse associazioni a cui avevano affidato, e continuano ad affidare, il compito di traghettarle verso il successo (sic!).

Dopo la questione del clorpirifos, pesticida accettato dagli stessi statunitensi su altri prodotti agricoli, ma posto come “dazio” per scoraggiare le vendite di oli di oliva dall’Europa – ma soprattutto dall’Italia, leader di mercato negli States – ecco che intervengono addirittura due professori americani, dell’università del Michigan, i quali ci spiegano (con uno studio datato 2011) cosa si intenda per “frode” e pongono al primo posto di una speciale classifica, proprio gli oli di oliva tra quelli più a rischio, basando – sembrerebbe – i loro studi su notizie prese dai giornali, e quindi da un fantomatico database costruito con riferimento all’arco temporale che va dal 1980 al 2010.

La sopra citata Esther De Lange dichiara espressamente che altre fonti di informazioni, della sua Bozza di Rapporto, sarebbero le organizzazioni di produttori (branch organisations). Draft Report ripreso da media nazionali e internazionali, che contribuisce pesantemente al discredito di tutto il comparto europeo, senza distinzioni di sorta.

L’Unione Europea quindi, nonostante lo “schiaffo” dell’introduzione della barriera all’entrata negli USA del clorpirifos, prende per oro colato le informazioni dei due professori americani, basate su dati storici in molti casi vecchi di oltre trent’anni, attualizzandoli, facendosi aiutare in questo sforzo denigratorio autolesionista, anche da organizzazioni di produttori non meglio specificate, che probabilmente hanno interessi non coincidenti con quelli degli olivicoltori.

Non solo, anche l’attacco al Consiglio Oleicolo Internazionale, con l’ausilio dei cugini di lingua australiani, fa da cornice a questo quadro a tinte fosche. E pensare che fino al 2010, proprio gli americani, con una legge del 1948, (sotto il Presidente Harry Truman) consentivano, in pratica la commercializzazione di “oli di oliva” sulla base di classificazioni merceologiche molto diverse dalle nostre, legalizzando di fatto, vere truffe. Gli americani stessi ne erano molto spesso gli artefici, importando oli di oliva e creando fantomatici blend con olio di canola, bluffando in moltissimi casi, sulle percentuali dichiarate.

In Italia, trasmissioni televisive, società non certo super partes, come si è dimostrata Eurispes, confezionano ad arte sondaggi inauditi, subito ripresi da riviste on line e media vari. La pressione mediatica è servita.

Tutto questo è solo un caso, o, piuttosto, è il frutto di un disegno ben organizzato, come quanto descritto, che l’Italia degli ingenui, o degli stolti, nonché l’Europa degli incompetenti, stanno via via contribuendo a completare, così da decretare la definitiva marginalizzazione delle nostre produzioni italiane e l’export relativo?

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