Economia

L’etichetta premia

Un vino diverso. Il colore è rosso vivo, brillante, il profumo gioca su una gran varietà di note floreali e fruttate. Un vino così si merita il nome Jazz, anche per il mondo musicale che evoca. Un mondo antico di fatica che ricorreva al canto o alla recitazione per addolcire lo sforzo

Nicola Dal Falco

L’etichetta premia

Vittoria – Ci sono, in fondo, due categorie di etichette: quelle descrittive e quelle simboliche. Forse, la stessa differenza che passa tra un’elegia e un aforisma.
Per Jazz, pensato da Paolo Calì e realizzato insieme all’enologo Emiliano Falsini, la scelta è caduta su di un’etichetta, capace di raccontare il luogo non attraverso una facile cartolina, ma elencando le note, gli aromi che sono passati direttamente dalla zolla alla bottiglia.
E, qui, in contrada Salmè, la zolla non esiste; al suo posto si estendono alcuni ettari di dune fossili. Un ambiente estremo che ha messo alla prova l’immaginazione e la volontà di Calì.
I suoi sono vini di confine, nel senso che osano nascere dove un tempo batteva l’onda del mare primigenio.

«Jazz è un vino zeppo di note» e per elencarle tutte, Fabrizio Foti ha disegnato una vite a spalliera che spunta dalla sabbia, sostenendo i frutti e i fiori che danno emozione al vino: violetta, acacia, fragola, lampone, mora, rosa canina, ciliegia, agrumi, pepe nero, mentre ai piedi della vigna, che si dispiega come un pentagramma, compaiono anche l’ananas, il tabacco e il grillo testone, ospite felice di questa spiaggia antidiluviana.

Premio nazionale Etichetta d’oro

Il 27 settembre, a Cupramontana (Ancona) in occasione del XXIII Premio nazionale Etichetta d’oro, Jazz riceverà il primo premio per quanto riguarda la sezione vini rossi e rosati con la seguente menzione: per l’immagine ricca di colori e profumi caratteristici della terra d’origine e per l’insolita e gradevole scelta del colore della capsula in armonia con l’etichetta.
Premiare un’etichetta è riconoscere lo stile di un’impresa, non solo la direzione, ma anche il passo. Poco prima della notizia del premio, Jazz si era distinto per aver fatto gli onori di casa, durante la presentazione di Air Fundamental, nel corso della XIV Biennale di Architettura di Venezia.

L’iniziativa, realizzata dalla Scuola di Architettura di Siracusa, ha come scopo di sperimentare sul campo l’uso delle architetture pneumatiche, mettendole in relazione con gli edifici veri e propri. Luoghi effimeri e luoghi consolidati nello spazio e nel tempo. Progettare strutture gonfiabili può offrire soluzioni temporanee in tantissimi casi, dalle aree archeologiche alle strutture di accoglienza, alle attività commerciali, al riutilizzo di aree industriali abbandonate e di opere pubbliche incompiute.

Un vino diverso

«Cercavo un vino giovane, un vino con note fruttate – racconta Paolo Calì – che rappresentasse un viaggio. Un viaggio concretissimo che, partendo dal campo, si spingesse verso altri orizzonti, tutti da immaginare.

«Lo volevo anche diverso dal cerasuolo di Vittoria, chiamata un tempo la città del vino, e perciò abbiamo pensato di lavorare su un prodotto in cui la proporzione tra i due vitigni che formano tradizionalmente il cerasuolo fosse invertita: 55 per cento di frappato e il 45 per cento di nero d’Avola. L’altra fondamentale accortezza è stata quella di effettuare, prima della fermentazione, una macerazione a freddo». La nuova annata di Jazz avrà una gradazione inferiore alla prima, passando da tredici a 12,50 gradi.

Il colore è rosso vivo, brillante, il profumo gioca su una gran varietà di note floreali e fruttate. In bocca, il gusto risulta equilibrato, non eccessivamente tannico, con buon acidità, rotondo, fresco e sapido. Jazz si abbina perfettamente a carni rosse, pesce, formaggio e salumi.

L’origine del nome

Un vino così si merita il nome Jazz anche per il mondo musicale che evoca. Un mondo antico di fatica che ricorreva al canto o alla recitazione per addolcire lo sforzo. In particolare, nel momento in cui, quasi a sera, si effettuava “il conto” e il pistaturi capu tenendo in mano la quartara, travasava il vino dalle vasche nelle botti. Ad ogni quartara riempita e versata, salmodiava, dicendo: in nome di Dio, e da’ Madonna, al posto di 1 e 2 e via cabalando.
Il 17, per ovvi motivi, è il nun si cunta; il 19, San Giuseppe, il 23 culu di surdato; il 24 Natali; il 33 l’anni di Cristu… fino ad arrivare a 40, numero sacro posto al culmine di ogni trasformazione come i quaranta giorni di Gesù nel deserto.

Terminata la serie, si ricominciava daccapo, mentre il proprietario del mosto aggiornava il conto, bucando di volta in volta una pala di fico d’India.
Resta, infine, la curiosità sull’origine della parola. C’è chi pensa che derivi dall’inglese jar che significa vaso, ricordando così che i suonatori d’origine africana, usavano dei vasi come strumenti di percussione.

Un’altra ipotesi è che jazz abbia a che fare con jass, dal verbo di origine francese jaser, utilizzato nella lingua parlata in Louisiana, che racchiude in sé il concetto di gracchiare, far rumore e per estensione di significato l’atto di amarsi, andando al sodo e senza troppi complimenti.

Azienda agricola Paolo Calì, via del Frappato, 100, contrada Salmè, strada provinciale Vittoria-Pedalino km 2 – Vittoria (RG)tel. e fax: 0932.510082; info@vinicali.it

Nella foto di gruppo abbiamo, da destra, Paolo Calì, Elisa Interlandi, responsabile amministrativo e commerciale, Rossella Giaquinta, responsabile linee di lavorazione, e Giovanni Li Calzi, cantina.

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