Economia

L’olio al centro del mondo

Cosa emerge dalle rilevazioni IRI relative al mercato europeo degli oli da olive? Cresce l’interesse per tale grasso alimentare. A Yale, nel Connecticut, ci sarà intanto il primo simposio sull’olio di oliva e la salute. In Tunisia si evidenzia il ruolo centrale delle donne, ma solo perché la mano d’opera femminile è a basso costo. Questo e altro si legge nella rassegna stampa internazionale di questa settimana

Mariangela Molinari

L’olio al centro del mondo

Questa settimana iniziamo la lettura delle principali testate specializzate partendo da Oleo Revista, dove viene riportata la radiografia tracciata da IRI del mercato europeo dell’olio di oliva (QUI), che ha raggiunto un valore totale di 3 miliardi di euro. Secondo le ultime analisi di vendita a volume e a valore condotte dall’istituto di ricerca in Uk, Francia, Germania, Grecia, Italia, Spagna e Olanda, le cattive condizioni della raccolta delle olive continuano a influenzare negativamente lo scenario generale. Mentre sei dei sette Paesi analizzati hanno registrato una crescita delle vendite a valore vicino al 6% rispetto all’anno precedente, tutti i mercati hanno mostrato una diminuzione delle vendite a volume, con un calo particolarmente significativo in Spagna (-6,8%), Germania (-6,7%) e Grecia (-6%), mentre in Italia e in Olanda le riduzioni sono state più contenute e rispettivamente del -0,6% e del -0,4%. L’olio di oliva extra vergine, invece, aiutato da una minore inflazione rispetto alla categoria nel suo complesso, ha evitato diminuzioni, assestandosi su 1,2 miliardi di euro, contro i 750 milioni di euro dell’olio standard. Un discorso a sé va fatto per le vendite di olio di oliva biologico (comunque ancora una nicchia), che solo nel Regno Unito sono cresciute del 37,4% a valore e del 17,5% a volume. Sempre stando alle rilevazioni di IRI, il mercato delle olive mostra un andamento del tutto analogo. Nell’ultimo anno, infatti, sei dei sette Paesi considerati hanno registrato una crescita a valore vicina al 6%, mentre tutti hanno patito un decremento dei volumi.

Cambiamo argomento passando alle pagine di Mercacei, in cui leggiamo che la celebre Università americana di Yale, nel Connecticut, accoglierà i prossimi 3 e 4 ottobre il primo simposio sull’olio di oliva e la salute (QUI): un incontro il cui obiettivo è quello di pianificare all’interno dell’ateneo l’avvio di un centro specializzato, dedicato all’olio di oliva. In collaborazione con ricercatori, centri accademici e altre organizzazioni di Grecia, Italia. Spagna, Cipro e Usa, e con il titolo di “Nuove frontiere e associazioni per la ricerca e l’educazione”, l’incontro intende fornire agli interessati una visione completa sull’olio di oliva e il suo futuro, fino ad arrivare alle premesse per l’istituzione di un futuro centro, che si avvarrà della collaborazione di altre istituzioni accademiche oltre che di quella dell’industria e delle associazioni del settore. Sua missione sarà la promozione e il coordinamento di studi scientifici sull’olio di oliva, per contribuire alla ricerca e alla diffusione dei suoi benefici per la salute. Le aree di studio includeranno l’agronomia e le migliori pratiche in campo e le ultime innovazioni in fatto di olivicoltura, la composizione dell’olio di oliva e i suoi effetti salutari, fino all’ottimizzazione di prodotti nutraceutici. Il centro intende anche progredire nell’analisi chimica del prodotto e rappresentare un punto di riferimento affidabile in questo senso per il settore.

Torniamo in Europa con Olive Oil Times, e in particolare in Grecia, un Paese che, proprio prima del raccolto sta affrontando un’ampia infezione di mosca dell’olivo, complice il tempo instabile della scorsa estate e la mancanza di risorse con cui contrastarne l’insorgenza e la diffusione. Se nel 2017, dunque, il raccolto aveva superato ogni attesa, con circa 350mila tonnellate di olio, quest’anno in diverse regioni, come la Lakonia, dove tradizionalmente l’olio è di altissima qualità, ci si attende di raggiungere solo il 40% della scorsa produzione. Anche a Creta, dove finora l’infezione è presente solo in alcuni focolai, la mosca minaccia una maggiore espansione, mentre l’isola di Lesbo è vicina a perdere gran parte della sua produzione. Anche in Etolia nel centro della Grecia, molti uliveti sono infetti, dove quasi l’intero raccolto potrebbe essere compromesso, i produttori accusano le autorità di non aver saputo intervenire adeguatamente e tempestivamente.

Restiamo sulle pagine di Olive Oil Times per spostarci, però, in Tunisia, dove a farsi avanti e a dare un contributo decisivo in un settore oliandolo che sta conoscendo una crescita rapida e veloce sono soprattutto, e a sorpresa, le donne. Oggi il Paese è coperto per un terzo da uliveti e circa 300mila persone lavorano nella produzione di olio di oliva, un comparto che vale circa 723,7 milioni di dollari solo di export. Il maggiore contributo femminile è, purtroppo, il fatto di fornire mano d’opera a basso costo, se si pensa che il 90% dei raccoglitori è rappresentato da lavoratrici stagionali, pagate in genere con un compenso giornaliero molto più basso di quello accordato agli uomini. Ma se da una parte troviamo queste raccoglitrici manuali, dall’altra un numero crescente di donne è coinvolto nella gestione delle aziende produttrici, tanto che lo scorso aprile alla cerimonia di premiazione dedicata all’olio tunisino, organizzato dal Ministero dell’industria, diverse donne hanno calcato il podio. Le donne rappresentano tra il 30 e il 50% dei produttori agricoli, ma solo poche, non più del 6%, possiedono la terra che lavorano: in genere affiancano i padri o i mariti. Il loro punto di vista, però, al di là delle capacità espresse, è molto importante: hanno infatti compreso che per essere notato l’olio tunisino ha ancora parecchia strada da percorrere e che sono da adottare appropriate strategie di marketing, come insegnare a cucinare con quest’olio, creare punti vendita specializzati e sviluppare progetti legati al turismo, facendo sistema tra le diverse realtà.

La foto di apertura è di Olio Officina

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