Economia

La sansa fa bene

Sì, avete letto bene: questo sottoprodotto, definito anche impropriamente "scarto", fa proprio bene, all'economia e all'ambiente. Una nota di Assitol ci aiuta a capire il perché. E' un problema culturale, perlopiù. Purtroppo da decenni si ascolta la solita accusa, del tutto ingiusta e inappropriata, di essere dannoso per la salute. Occorre superare ancora molti pregiudizi. La sansa in realtà è quel che resta della lavorazione delle olive in frantoio, quindi una materia prima preziosa, valorizzata dalle aziende che estraggono, dalla sansa, un olio alimentare e un combustibile vegetale

Olio Officina

La sansa fa bene

Non tutti i lettori sono pronti ad accettare su un piano strettamente culturale una materia prima come la sansa. Molti la ritengono qualcosa da schifare. Non è così, eppure già immagino la reazione e una certa naturale resistenza ad accogliere di buon grado l’olio di sansa di oliva. Si scorge sempre un’aria infastidita, alla sola idea di prendere in considerazione l’ipotesi di considerarlo un grasso alimentare cui accordare una dignità di prodotto. Ora, è evidente che con l’olio di sansa di oliva non si condiscono a crudo i vari alimenti, però trova una giusta collocazione nei prodotti da forno o in altri impieghi, come per esempio nei piatti pronti del supermercato, nei sottoli, ma soprattutto nele fritture industriali, o in altre preparazioni. La sansa ha un suo valore nutrizionale che non può essere sottovalutato, e nemmeno le altre potenzialità, anche per l’alimentazione animale, le cui carni è dimostrato sia migliori se l’alimentazione è a base di una materia prima come la sansa. C’è dunque da riflettere sulle opportunità, superando molti luoghi comuni che non trovano alcuna logica che si possa condividere. E’ un bene sapere che una materia prima come le olive possa fornirci tanta ricchezza. La sansa va solo valorizzata, rendendola vantaggiosa sul piano economico per le aziende. Convinto sostenitore della sansa, ricevendo una nota stampa di Silvia Cerioli, per conto di Assitol, l’associazione che rappresenta l’industria olearia italiana, la pubblico non soltanto volentieri, ma invitando tutti a crederci (luigi caricato).

La sansa fa bene all’ambiente e all’economia. Quello che, tecnicamente, si potrebbe considerare uno “scarto” della lavorazione delle olive in frantoio, al contrario, è valorizzato dal lavoro delle aziende che estraggono dalla sansa un olio alimentare e un combustibile di origine vegetale. Lo sottolinea Assitol, l’associazione che rappresenta l’industria olearia italiana. “Purtroppo, ancora oggi la sansa è guardata ingiustamente con sospetto – afferma Michele Martucci, presidente del Gruppo olio di sansa – in alcuni casi, è accusata di danneggiare la salute dell’uomo oppure è erroneamente scambiata per un rifiuto”. Una diffidenza ingiustificata, come dimostrano le regole europee, in vigore ormai da decenni: la produzione di olio di sansa per il consumo alimentare è prevista dalla stessa normativa comunitaria sulla classificazione degli oli d’oliva, di cui lo stesso sansa fa parte. In comune con l’extravergine, questo suo fratello minore ha l’identica composizione a base di grassi monoinsaturi, essenziali per la salute dell cuore.

Secondo i dati Istat-Assitol, oltre 40mila tonnellate di olio di sansa sono state vendute all’estero nel 2015. Ciò conferma come questo prodotto sia diventato la porta d’accesso a quei Paesi che non conoscono l’extravergine, avvicinando così nuovi consumatori alla dieta mediterranea. Inoltre, questo segmento dell’export incide positivamente sulla nostra bilancia dei pagamenti.

Dal punto di vista ambientale, il sansificio deve osservare norme assai rigide sulla sua attività, sia per le autorizzazioni sia per i limiti delle emissioni. “Il legislatore italiano – avverte il presidente del Gruppo sansa di Assitol – ha costruito un sistema di controlli efficace, evitando così ripercussioni sull’ambiente e sulla salute”. Inoltre, grazie alla sua origine vegetale, dalla sansa, si ricavano ammendanti e mangimi, come previsto dalle norme Ue.

Non è corretto ciò che talvolta affermano i media, cioè che la sansa sia tossica. Al contrario, la sua doppia anima, alimentare ed energetica, fa ben sperare per i suoi utilizzi “green”. La sansa, infatti, è anche una biomassa, utilizzata per la produzione di energia rinnovabile, come riconosciuto già nel Dlgs 152/2006 e, di recente, anche dal DM Rinnovabili.

In particolare, l’elettricità ricavata dalla sansa è usata negli impianti di cogenerazione degli stessi sansifici, a vantaggio dell’ambiente. Secondo le stime di Assitol, lo scorso anno sono stati prodotti 483 GHW di energia elettrica da sansa: un quantitativo sufficiente a rifornire 140mila famiglie. La sansa viene pure utilizzata negli impianti agroalimentari di estrazione per generare energia termica in sostituzione dei combustibili fossili, contribuendo così alla riduzione di CO2 emessa in atmosfera.

Il recente DM Rinnovabili ha facilitato il conferimento di questi sottoprodotti alle aziende del territorio circostante, favorendo così un rapporto più stretto tra la produzione agricola e quella industriale. “Siamo rinnovabili al 100% – conclude il presidente Martucci – perché lavoriamo una materia di origine agricola, quindi che deriva dalla terra, destinandola ad impieghi diversi, ma per poi ritornare sempre all’ambiente”.

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