Economia

Non ci sono altre strade

Dare respiro al settore , è questo l’obiettivo di Giovanni Zucchi, neo presidente di Assitol. La crisi? Non deve essere un deterrente a investire. L’attività più urgente? Avviare un percorso di ascolto. E’ necessaria una collaborazione costruttiva tra tutti i player, dice. Anche perché divisi non si arriva da nessuna parte

Luigi Caricato

Non ci sono altre strade

E’ l’amministratore delegato di Oleificio Zucchi SpA dal 2012. E’ nato nel 1972, da una famiglia storicamente impegnata nel settore degli oli. Dopo un corso in Management della produzione industriale in Sda Bocconi e l’executive MBA presso l’Alma Mater di Bologna, Giovanni Zucchi ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia, passando attraverso diversi incarichi, dapprima in produzione, in seguito nell’area commerciale. Ora, è fresco di elezione alla presidenza di Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia.

Poi dicono che i giovani non hanno spazio. Non è così, per fortuna. La sua elezione alla presidenza di Assitol, oltre a essere un bel traguardo personale, è anche di buon auspicio per il Paese. Qualcosa sta davvero cambiando in Italia?
Sono onorato di essere stato scelto per questo ruolo: la mia nomina è espressione della volontà di Assitol di proseguire il percorso di rinnovamento, iniziato dal dottor Colavita, che ho voluto al mio fianco per assicurare continuità istituzionale e per gestire i rapporti con Federalimentare. Quello che credo stia cambiando è la consapevolezza che divisi non si arriva da nessuna parte.

Ora che è presidente Assitol, e ha una responsabilità notevole in questi tempi di crisi economica e di scarsa fiducia, che intenzioni ha? Quali obiettivi intende raggiungere tra quelli di massima urgenza?
Ritengo che una delle necessità più impellenti per il settore oleario consista nel favorire il dialogo tra le istituzioni e gli attori della filiera, a tutti i livelli: riusciremo a dare respiro al settore, solo tramite una collaborazione costruttiva tra tutti i player. L’attività più urgente è un percorso di ascolto delle nostre imprese per poter raccoglierne le necessità e le problematiche, al fine di poter discutere insieme le soluzioni e le strategie da proporre agli altri attori nel breve e nel lungo periodo. L’altro tema molto urgente è trasmettere l’importanza e il peso di un settore che su un valore di 1,2 miliardi di euro in esportazioni genera un valore aggiunto totale pari a 433 milioni di euro e un surplus di bilancia commerciale di 114 milioni di euro.

Cosa manca al settore dei grassi? C’è più carenza di danaro da investire o di idee per dare una svolta incisiva al settore?
Sono convinto che anche in periodi di congiuntura economica negativa le aziende debbano saper rispondere e interpretare le sfide in modo proattivo: la crisi non deve essere un deterrente a investire, soprattutto nella ricerca e sviluppo, poiché è proprio nei momenti difficili che occorre reagire e trovare idee che possano fare la differenza. Il settore dell’olio è un comparto ormai maturo a livello di offerta, ma molto può essere fatto in termini di marketing e di nuove idee, soprattutto finalizzate a segmentare il mercato. Certo, sarebbe fantastico poter descrivere in etichetta il gusto di oli di qualità elevata!

In una nostra conversazione di qualche tempo fa mi ha parlato di un elemento di debolezza delle nostre imprese, consistente nella loro scarsa attitudine e predisposizione manageriale. Effettivamente molte delle imprese olearie italiane sono poco managerializzate. Come si può risolvere tale limite? E’ possibile riuscire nell’intento solo svecchiando le aziende o è qualcosa di più radicato, che rimanda a una mentalità che coinvolge anche le nuove generazioni?
Rispetto a questo tema desidero ringraziare mio padre che ha saputo rimettersi in gioco e ha lasciato spazio nella nostra impresa a me e a mia sorella Alessia. La complessità del mercato va affrontata con nuove figure professionali e la consapevolezza che il consumatore è sempre più attento e ha voglia di essere appassionato e coinvolto.

Può esistere un punto di incontro tra agricoltura e cosiddetta industria olearia? Al momento attuale il dialogo sembra pura utopia. Che misure possono essere adottate per giungere a un equilibrio tra i vari soggetti della filiera? Il dialogo alla luce attuale sembra inverosimile: ci sono altre strade?
No, non ci sono altre strade. Né per noi, né per la controparte. È come se per aggiustare il tetto togliessimo i pilastri delle fondamenta o viceversa. È più che mai necessario che industria e agricoltura trovino punti di incontro per poter creare valore a tutti i livelli della filiera: credo che il dialogo sia l’optimum per gettare le basi dell’evoluzione e della crescita del settore e trovare punti concreti per cui combattere insieme a Bruxelles.

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