Economia

Oli da olive, i flussi di mercato

Import-export nel periodo gennaio-agosto 2014. Come è andata? Si è assistito a un netto incremento delle importazioni (+ 44,6%), ma anche le esportazioni hanno un segno più. La gran parte dell’olio viene dalla Spagna, nostro fornitore dominate, con una quota dell’89% sul totale delle importazioni. L’anno precedente la quota era solo del 40,3%

Olio Officina

Oli da olive, i flussi di mercato

Le importazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedentei hanno registrato un aumento del 44,6%. Si è passati da 306.464 a 443.055 tonnellate, per un totale di 136.591 tonnellate di olio in più acquistato all’estero. Le stesse esportazioni su base annua hanno evidenziato un incremento dell’ 11,4%. Si è passati da 247.528 a 275.826 tonnellate, per un totale di 28.298 in più di olio venduto all’estero.

L’aumento delle importazioni ha coinvolto in particolare la categoria dei vergini, ovvero il 74,2% del totale nazionale, con una crescita del 34,7% (da 243.909 a 328.562 tonnellate). In tutto ciò ha sicuramente influito la dominanza spagnola (passando da 95.202 a 291.217 tonnellate) e la contemporanea diminuzione delle importazioni dalla Grecia, con un segno -86,6% (passando da 105.768 a 14.225 tonnellate) e dalla stessa Tunisia, con un -81,7% (passandoda 37.475 a 6.863 tonnellate).

So è assistito a un incremento anche dell’olio lampante, posizionato a quota 10,5%, aumentando, di conseguenza, del 92,7% (passando da 24.235 a 46.702 tonnellate).
Gli acquisti dalla Spagna sono passati da 4.309 a 43.628 tonnellate, mentre risultano in calo i lampanti provenienti dalla Grecia (-82,4%, da 8.474 a 1.491 tonnellate) e dalla Tunisia (da 11.029 a 1.431 tonnellate).

Per ciò che invece concerne l’olio di oliva raffinato, è da evidenziare un netto segno +137,0%, passando così da 18.685 a 44.292 tonnellate, per una quota del 10%.

L’olio di sansa raffinato, infine, vanta un segno +10,1%, passando da 12.397 a 13.653 tonnellate, e attestandosi su una quota del 3,1%; mentre l’olio di sansa grezzo ha registrato anch’esso un andamento positivo (+36,0%, passando da 7.239 a 9.846 tonnellate), ma attestandosi a una quota del 2,2%.

La Spagna, dunque, com’era prevedibile, mantiene una posizione predominante, e non può essere diversamente, del resto. E’ di fatto il principale paese fornitore del mercato italiano, posizionandosi su una quota dell’89% del totale delle importazioni, mentre, nella passata olivagione si era posizionato su una quota del 40,3%.
Le vendite pertanto si sono incrementate del 218,9%, corrispondenti a complessive 270.616 tonnellate. Sono diminuite invece le importazioni dalla Grecia, la quale si ferma a quota del 4,9%, con un forte calo delle vendite, per via di una significativa riduzione dell’82,5%, corrispondenti a 101.217 tonnellate di olio in mneo venduto.
Si piazza al terzo posto la Tunisia, attestandosi a quota 2,3%, con un indebolimento del 79,3% corrispondente a 39.520 tonnellate di olio venduto in meno.

L’andamento delle esportazioni. Nel periodo in esame, c’è stato un decremento degli oli non commestibili, con l’olio lampante (-40,0%) che è passato da 10.757 a 6.457 tonnellate, mentre l’olio di sansa grezzo (-91,9%) va da 5.613 a 457 tonnellate.
Il rialzo degli oli commestibili, ha visto l’olio vergine crescere del 14,8%, passando da 171.340 a 196.711 tonnellate, con una quota del 71,3% sul totale delle esportazioni italiane.

Nel quadro generale, gli Stati Uniti segnano un +6,9% (da 52.129 a 55.743 tonnellate), così pure la Germania, con un +2,1% (da 27.482 a 28.047 tonnellate), la Francia, con un +22,9% (da 16.501 a 20.276 tonnellate), e in positivo le esportazioni verso il Giappone, con un +13,2% (da 10.489 a 11.876 tonnellate) e verso il Canada, con +47,7% (da 10.015 a 14.790 tonnellate.

Sono invece in calo le esportazioni verso il Regno Unito (-7,4%), da 7.602 a 7.042 tonnellate; e anche quelle verso la Cina (-8,9%), da 4.366 a 3.976 tonnellate).

Si rafforza l’olio di sansa, con un 25,2% (da 17.331 a 21.707 tonnellate) raggiungendo una quota del 7,9%. Un risultato dovuto all’incremento delle vendite verso gli Stati Uniti (+30,4%), da 3.126 a 4.077 tonnellate, ma anche verso la Germania (+62,2%), da 707 a 1.147 tonnellate, verso la Francia (+61,8%), da 170 a 274 tonnellate, così pure verso Canada (+33,8%, da 452 a 605 t.), Regno Unito (+55,3%, da 188 a 293 t.) e Cina (+28,9%, da 309 a 398 t.). In calosolo il Giappone (-54,6%, da 1.106 a 502 tonnellate).

Un aumento lo fa registrare anche l’olio di oliva: il 18,8%, da 42.487 a 50.495 tonnellate, raggiungendo quota 18,3% sul totale delle esportazioni italiane, soprattutto registrando una crescita verso Stati Uniti (+20,4%, da 18.220 a 21.933 t.), Francia (+443,0% da 195 a 1.060 t.), Giappone (+4,1%, da 4.093 a 4.261 t.), Canada (+45,5%, da 2.217 a 3.227 t.).
In calo Germania (-12,1% , da 458 a 402 t.), Regno Unito (-18,8%, da 2.646 a 2.148 t.) e Cina (-37,3% da 662 a 415 t.).

Nell’export il nostro successo è tutto sul mercato statunitense, principale cliente del mercato italiano con una quota del 29,7% del totale nazionale, pari a quello dell’anno passato, con un incremento degli acquisti dell’11,2% (+ 8.268 tonnellate).

Le quote dell’export italiano si attestano con dati generalmente positivi, dalla Germania (10,9%), a seguire: Francia (7,9%), Giappone (6,1%), Canada (6,8%), Regno Unito (3,4%) e Cina (1,7%).

La foto di apertura è di Olio Officina

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